CARAFA, Domenico
Nacque a Napoli, nella tenuta di Bellavista (Portici), il 12 luglio 1805 da Francesco duca di Traetto e da Paola dei principi Orsini. Fu educato a Napoli, nel collegio dei cinesi, e a Roma nel collegio Nazareno. Quindi entrò nell'Accademia ecclesiastica di Roma, ove compì gli studi di teologia, addottorandosi in utroque iure alla Sapienza il 22 luglio 1826. Non reputandosi degno del sacerdozio preferì fermarsi al diaconato. Intraprese, quindi, la carriera nella amministrazione dello Stato pontificio. Negli anni successivi egli figura tra i prelati domestici, i protonotari apostolici soprannumerari e i referendari di Segnatura. Le sue particolari capacità amministrative 0 meritarono la carica di vicelegato a Ravenna e successivamente di delegato apostolico a Rieti, Spoleto, e, nel 1834, a Macerata. Richiamato a Roma, venne nominato chierico di Camera e giudice di consulta nei Supremi Tribunali. Il 30 maggio 1841 divenne sacerdote.
Rimasta vacante la sede metropolitana di Benevento, per la morte del card. Bussi, su indicazione del cardinale decano Bartolomeo Pacca, il C. venne indicato a papa Gregorio XVI come possibile successore del Bussi alla guida dell'importante archidiocesi beneventana. Dopo molte incertezze, il C. accettò, anche per le insistenze di un suo amico ed estimatore, il card. Giovanni Maria Mastai Ferretti, futuro Pio IX.
Il C. fu preconizzato arcivescovo e ottenne la porpora nel concistoro del 22 luglio 1844, con il titolo di cardinale prete di S. Maria degli Angeli. Consacrato arcivescovo di Benevento l'11 agosto dello stesso anno dal card. Vincenzo Macchi, vi fece il suo solenne ingresso il 28 ott. 1844.
Nel 1848 si ebbe a Benevento un tentativo insurrezionale. Lo stesso C. fu fatto oggetto a manifestazioni ostili, tanto che fu costretto a fuggire (12 apr. 1848) e a riparare a Napoli, presso il fratello Luigi, fino al 2 luglio, per trasferirsi poi a Roma. Il 9 genn. 1849 fece ritorno a Benevento, ove, dal 30 ottobre al 2 novembre dello stesso anno accolse Pio IX, ancora esule a Gaeta.
Nella sua sede beneventana, il C. si adoperò per riappacificare gli animi, intercedendo anche presso Ferdinando II a Napoli per ottenere la grazia per alcuni condannati politici suoi diocesani, colpiti dalla dura repressione borbonica. Proibì, comunque, al clero di prendere parte a manifestazioni politiche (18 apr. 1850).
Con il governo napoletano ebbe anche contrasti, a seguito di conflitti di competenza, che affrontò con particolare fermezza, come quando, con circolare del 10 genn. 1853, si oppose al sovrano rescritto che sottraeva ai tribunali ecclesiastici la competenza per ogni controversia sulle decime. Non mancarono scontri con la stessa legazione apostolica e con il Consiglio comunale della città, allorché, il 2 nov. 1855, per l'imposizione di nuove e gravose imposte comunali, i Beneventani diedero vita a un moto popolare, appellandosi all'arcivescovo per ottenere protezione e giustizia. L'azione del C. fu, in questa circostanza, particolarmente energica: ottenne da Roma la liberazione dei prigionieri accusati di aver fomentato la rivolta, lo scioglimento del Consiglio comunale, la, nomina di una commissione d'inchiesta che giudicò fondate le rimostranze popolari ed il trasferimento di mons. Crispino Gasparoli, delegato apostolico.
In campo più strettamente religioso, si deve al C. il restauro della chiesa metropolitana, inaugurata nel 1855, con la celebrazione, dal 24 al 26 agosto, dell'unico sinodo diocesano da lui convocato.
Nel 1860, in coincidenza con l'avanzata garibaldina nel Regno delle Due Sicilie e con il conseguente crollo della monarchia borbonica, si ebbe in Benevento una nuova sollevazione popolare di ispirazione liberale, che segnò la definitiva perdita di Benevento da pane dello Stato pontificio. Già il 3 settembre del 1860 una insurrezione capeggiata da Salvatore Rampone, commissario politico della provincia, nominato dal Comitato nazionale unitario, costrinse il delegato apostolico mons. Agnelli ad abbandonare la città. Il 28 settembre Giovanni Pantaleo di Castelvetrano e il col. Bentivenga e un gruppo di garibaldini arrestarono e condussero a Napoli il Carafa. Dopo tre giorni di prigionia questi fu consegnato al comandante di una nave diretta a Genova e lasciato libero nel porto di Civitavecchia, donde, accompagnato dal suo segretario Beniamino Feuli, raggiunse il 3 ottobre Roma, ove fu ospite della famiglia Orsini.
A Benevento, particolarmente dure furono le disposizioni adottate nei confronti delle istituzioni ecclesiastiche: vennero confiscati i beni della mensa arcivescovile, l'archiepiscopio e il seminario furono trasformati in caserme, manomessi i Monti di pegno e i Monti frumentari, sfrattato il vicario generale mons. Giovine, ridotto il capitolo e soppresse le collegiate, arrestato il provicario generale mons. Bartolomeo dei conti Capasso. Solo dopo circa sette anni di assenza, il 16 aprile del 1867, fu possibile al C. far ritorno a Benevento.
L'età avanzata e le malferme condizioni di salute gli impedirono di esplicare regolarmente le sue funzioni di arcivescovo. Egli non poté completare personalmente la visita pastorale che era stata da lui indetta, e spesso gli fu difficile anche attendere alla normale amministrazione dei sacramenti. Riuscì comunque ad andare a Roma per prendere parte a due importanti avvenimenti nella storia della Chiesa: il Concilio vaticano I e il conclave del 1878 da cui uscì eletto Leone XIII.
Fu proprio il nuovo papa che, nel febbraio 1879 volle chiamarlo a Roma per nominarlo segretario dei brevi apostolici e gran cancelliere degli Ordini equestri pontifici, traslandolo, il 12 maggio 1879, al titolo di S. Lorenzo in Lucina.
Al fine di raggiungere la nuova sede, il C. partì da Benevento il 3 maggio. Non resse però allo sforzo del viaggio e dovette fermarsi a Napoli, ove morì il 17 giugno 1879.
Fonti e Bibl.: Necrol., in L'Osserv. romano, 19 giugno 1879; A. De Rienzo, L'arcivescovo card. C. e il settembre 1860 in Benevento, Benevento 1923 (vi è pubblicato, tra l'altro, il diario del C. sui fatti del settembre 1860); G. Palmieri, La pubblic. del diario del card. C., Benevento 1923; A. De Rienzo, La Chiesa beneventana nell'ingresso pastorale di mons. L. Lavitrano, Benevento 1925, p. 17; A. Zazo, Il Sannio nella rivoluz. del 1860, Benevento 1927, passim; E. Soderini, Il pontificato di Leone XIII, I, Milano 1932, pp. 73, 207, 230; A. Zazo, La rivoluz. di Benevento e la missione Bentivenga, in Samnium, XXXIX (1961), pp. 20-39; F. Grassi, I pastori della cattedra beneventana, Benevento 1969, ad vocem; G. Moroni, Dizion. di erudiz. storico-ecclesiastica, XXXII, p. 326; XLI, p. 71; XLVII, p. 179; LI, p. 64; LIII, p. 217; LXV, p. 318; LXXIII, p. 93; R. Ritzler-P. Sefrin, Hierarchia catholita..., VII, Patavii 1968, pp. 34, 110.