CANEVARO, Domenico
Nacque a Genova il 5 ag. 1683 da nobile famiglia e venne battezzato in S. Siro; il 4 apr. 1698 venne ascritto al libro d'oro della nobiltà. Del padre, Nicolò, non si hanno notizie e neppure intorno al C. stesso, benché destinato ad essere doge (l'unico della sua casa), si hanno informazioni di rilievo: modesto uomo di Stato, estremamente religioso, fu tutto dedito al benessere della sua famiglia, cui era affezionatissimo. Il C. sposò la nobile Maddalena de Franchi ed ebbe sei figli: i tre maschi Nicolò Maria, Francesco Maria e Pier Maria, furono anch'essi iscritti al libro d'oro nel 1730. Cominciò tardi la tradizionale carriera politica: solo a quarantaquattro anni, infatti, il suo nome comincia a comparire nei Manuali del Senato per qualche pubblico impiego. Nel 1727 venne eletto tra i Trenta cui era affidata la nomina del Maggiore e Minore Consiglio, carica alla quale fu chiamato anche nel 1729 e nel 1742. Nel 1728 fu sindicatore della Ruota Criminale; nel 1733 inquisitore di Stato, nel 1735 magistrato dell'Abbondanza e nel 1741 protettore del Banco di S. Giorgio; infine venne estratto senatore nel 1730 e nel 1739 con la carica di uno dei governatori della Repubblica. Venne eletto doge il 20 febbr. 1742 con una notevole maggioranza di voti.
La sua incoronazione avvenne il 7 luglio successivo in S. Lorenzo, e la cerimonia fu officiata dal vescovo di Mariana, monsignor A. Saluzzo. Pochi giorni dopo la sua incoronazione, si celebrò a palazzo il matrimonio di una sua figlia, Maria, con il nobile Stefano Ferretti, con splendidezza non inferiore a quella del banchetto dell'incoronazione. Mentre era doge, nonostante avvenimenti politici di notevole rilievo, quale la cessione del Finale al duca di Savoia da parte di Maria Teresa, costretta a cercarsi alleati, e una violenta ribellione in Corsica fomentata dai Francesi, il C. si segnalò solo per un suo vistoso atto di devozione religiosa: durante le feste di beatificazione che i padri barnabiti celebravano in onore del loro confratello, Alessandro Sauli, il C., il 7 apr. 1743, si recò nella chiesa di S. Paolo in Campetto e lì si gettò in ginocchio sotto gli occhi della folla. Durante il suo dogato, il C. ebbe inoltre occasione di ospitare il cardinale de Tencin, che passava per Genova recandosi da Roma a Parigi per assumere la carica di primo ministro in sostituzione del cardinale Fleury. Favorì anche l'istituzione di una nuova Compagnia di Nostra Signora del Soccorso contro i corsari turchi.
Il suo dogato ebbe termine il 20 febbr. 1744; morì il 15 febbr. 1745, quando da alcuni giorni era stato eletto deputato alle cose marittime. Fu sepolto in S. Maria di Castello nella tomba di famiglia.
Dei tre figli maschi, Pier Maria sarebbe divenuto l'eroe della resistenza agli Austriaci sulla Scoffera, e nell'azione gloriosa avrebbe trovato la morte il 1º maggio 1747; Francesco Maria divenne cavaliere gerosolimitano; infine, il maggiore, Nicolò, continuò la famiglia.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Genova, Manuali del Senato, nn. 964-972; Genova, Civica Bibl. Berio, ms. 13: L. Della Cella, Famiglie di Genova, 1782, I, c. 503; R. A. Vigna, Illustrazioni di S. Maria di Castello, Genova 1864, pp. 426 s.; A. M. Stokvis, Manuel d'histoire, III, Leide 1893, p. 756; L. Levati, I dogi di Genova, II, Genova 1913, pp. 41-44.