BOSELLO, Domenico
Di famiglia di pittori, nacque a Venezia nel 1755. Già nel 1765 era nella fabbrica di porcellane del Cozzi, dove F. Parolin poté notare le sue felici disposizioni al disegno e alla pittura. Nel 1782 fu a Vienna presso quella importante manifattura di porcellane che nel 1784 entrò nel fecondo periodo, detto Sorghenthall dal nome dell'attivo direttore (Konrad von Sorghenthall), durante il quale, lasciato il rococò d'imitazione, essa acquisì grande fama.
Le statuine del B., infatti, risentono, sia pure con discrezione, del rapporto con lo scultore A. Grassi che modellava gruppetti e altro in quella fabbrica. Non sempre tuttavia è presente nel B. la traccia dell'alunnato viennese, rilevabile soprattutto nelle raffigurazioni isolate di tipo arcadico, come si vede in alcuni esemplari del Museo di Bassano e di quello di Nove. Hanno moltissimi dei caratteri generalmente di moda in quel periodo e, soprattutto, la comune grazia che si accentua nel finissimo modellato delle mani e dei visi senza volontà di caratterizzazione. Sono formati nella nota pasta un po' grigiastra con vernice di apparenza umidiccia che tende a scurire nei punti in cui è più spessa" (Lane 1954, p. 46). La pasta non si distingue da quella usata dal Cozzi ed è tipica dei primi esperimenti ceramici d'Antonibon, verso il 1765. Successivamente andò schiarendosi.
Tornato in Italia, il B. fu chiamato nel 1786 a Nove da G. Baccin, agente della fabbrica Antonibon, che dal 1781 era gestita dal Parolin. Con una mercede settimanale e con il pagamento dei lavori eseguiti a casa il B. guadagnava molto. È il plasticatore di maggior talento che abbia avuto il centro ceramico di Nove tra il 1786 (periodo Parolin) e lo scadere del cosiddetto periodo Baroni (1802-1825). Morì a Nove nel 1821.
Le opere più note del suo catalogo sono: il grande gruppo di biscuit detto delle Tre virtù e il piccolo Ritratto del curato delle Nove, don Cristiano Antonio Sambugario, in porcellana su base policromata, modellato con forte accento di verità nel 1799 (ambedue conservati nei civici musei di Venezia), i busti di S. Luigi e di S. Antonio che erano nella chiesa parrocchiale di Nove, una statua dell'Addolorata e due Crocifissi della chiesa di Molvena (Vicenza). Ancora si dà al B. (Lane) il bellissimo gruppetto raffigurante la Serenissima (circa 1810), su monticello roccioso, con putti, leone e piccola palma. Un tema di questo genere viene fuori molto facilmente dalle incisioni in rame che illustravano gli atlanti e le carte geografiche del Santini, poi ristampate dal Remondini a Bassano proprio nel 1784. Le figurine allegoriche, isolate o a piccoli gruppi, hanno, poi, affinità e parentela con gli argomenti ed i modi di altre stampe e specialmente di quelle "inglesi" pervenute alla Remondiniana mediante il proficuo contatto con il Bartolozzi. Qualche relazione, quanto al gusto ed ai modi, è rintracciabile con opere di G. Bernardi detto il Torrettino e con il meno noto Felice Chiereghin.
Bibl.: L. De Mauri, L'amatore di maioliche ... [1924], Milano 1956, p. 163; C. Baroni, Le ceramiche di Nove di Bassano, Venezia 1931, p. 69; N. Barbantini, Le porcellane di Venezia e delle Nove (catal.), Venezia 1936, fig. 277; G. Lorenzetti, Maioliche venete del Settecento, Venezia 1939, p. 20; A. Minghetti, I ceramisti, Milano 1939, p. 81; A. Lane, Italian porcelain.., London 1954, pp. 46, 50; G. Barioli, Maioliche,porcellane e terraglie del Vicentino (catal.), Venezia 1955, pp. 27 s., 40 s. nota 34.