BONSI, Domenico
Primogenito di Pietro e di Lucrezia Manelli, nacque a Firenze nel 1591 e giovanissimo fu mandato in Francia per abbracciare la carriera ecclesiastica.
Nel settembre del 1602 Enrico IV gli concesse lettere di naturalizzazione che furono registrate nel Parlamento di Parigi l'8 marzo 1604 e nel Grand Conseil il 16 ott. 1619 (Parigi, Arch. Nat., X 1ª 8645, ff. 136v-138v, e V5 1229, ff. 67r-68v). Nel 1612 fu provvisto del priorato conventuale di Solesmes. Lo zio, il cardinale Giovanni Bonsi, vescovo di Béziers e grande elemosiniere di Maria de' Medici, gli ottenne la carica di primo elemosiniere della regina e, inviato nel 1615 alla corte pontificia, lo fece nominare vescovo in partibus di Cesarea di Cappadocia e coadiutore di Béziers. Preconizzato nel concistoro del 31 ag. 1615, fu consacrato a Roma nella chiesa di S. Luigi dei Francesi il 31 genn. 1616 dal cardinale Bonsi, assistito da Orazio Capponi, antico vescovo di Carpentras, e da Francesco Cennini, vescovo di Amelia. La domenica seguente, 7 febbraio, intervenne egli stesso nella chiesa di S. Lorenzo in Lucina, in qualità di coconsacratore a fianco del cardinale Ottavio Bandini e di Orazio Mattei, vescovo di Gerace, alla consacrazione di Cosmo Bardi, vescovo di Carpentras. Fu nel corso di questo soggiorno a Roma che ebbe occasione di fare la conoscenza di Galilei con il quale restò in seguito in rapporto. Il 13 giugno 1616 lo zio lo nominò suo vicario generale per il vescovato di Béziers e le abbazie di Aniane e di Saint-Guilhem-du-Désert (Parigi, Arch. Nat., VI, 1229, ff. 68v-69r). Rientrò in Francia per mare, sbarcò a Marsiglia e passò per Béziers, prima di raggiungere la corte per esercitare la sua carica di primo elemosiniere della regina madre. Paolo V lo nominò vescovo assistente al soglio pontificio.
In un primo tempo la sua carriera sembrò procedere sotto gli auspici più favorevoli: la regina madre lo teneva in grande considerazione e ricorreva di frequente al suo consiglio. Ma la fortuna del giovane prelato non resistette agli sconvolgimenti politici che seguirono l'assassinio del Concini, avvenuto il 24 apr. 1617. Costretta all'esilio, Maria de' Medici partì per Blois il 3 maggio 1617 con alcuni servitori fedeli, fra i quali era il suo primo elemosiniere. Il vescovo di Lugon, Richelieu, che, segretario di Stato a partire dal 25 nov. 1616, era stato coinvolto nella disgrazia della regina, pensò in un primo tempo di recuperare la sua posizione offrendo da Blois a Déageant (il confidente di Luynes, nuovo capo del Consiglio) di sorvegliare in segreto Maria, con il pretesto di riconciliarla con il re suo figlio, e fu il coadiutore di Béziers il messaggero della corrispondenza scambiata in questa occasione. Ma la manovra di Richelieu, invece di giovargli, rafforzò la diffidenza di Luigi XIII. Accusato di fare il doppio gioco, l'intrigante prelato dovette abbandonare Blois.
Maria de' Medici utilizzò allora per corrispondere con la corte i servizi del B. che negoziò con Parigi in vista di ottenere il richiamo del vescovo di Luçon. A dispetto dei suoi sforzi, Luigi XIII assegnò Richelieu alla residenza nella sua diocesi. Le proteste della regina restarono senza efficacia, come pure i passi del suo primo elemosiniere che fu ritenuto responsabile del fallimento dei negoziati e cadde ben presto in disgrazia, nel luglio dell'anno 1617, nonostante fosse intervenuto lo zio, il cardinale Giovanni. Il B. perse nello stesso tempo anche la speranza di poter ottenere il vescovato di Nantes, per il quale era stato proposto dalla regina.
Dopo la riconciliazione di Luigi XIII con la madre, sancita dal trattato di Angoulême del 30 apr. 1619 - riconciliazione che comportò il richiamo di Richelieu, allora esiliato in Avignone -, il B. si sforzò, con l'appoggio dello zio, che fece da parte sua intervenire in suo favore il cardinale de La Rochefaucauld, di rientrare nelle grazie della corte, ma invano: ricevette l'ordine di ritornare nella sua diocesi e, malgrado gli ulteriori passi presso Richelieu e la regina madre, dovette prendere la via della Linguadoca dove arrivò alla fine del 1619 o forse all'inizio del 1620.
A Béziers una breve malattia lo portò alla tomba il 30 apr. 1621. Fu seppellito nella cappella di S. Stefano della cattedrale di Saint-Nazaire.
Fonti e Bibl.: Lettres... du cardinal de Richelieu, a cura di D. L. M. Avenel, VII, Paris 1874, pp. 387 ss.; Ph. Tamizey de Larroque, Trois lettres inédites de deux évêques et d'un coadjuteur de Béziers, in Bulletin de la Société archéol. de Béziers, s. 2, VIII (1876), p. 306; Le opere di G. Galilei, XII, Firenze 1902, pp. 231, 265, 290, 295, 428; Mémoires de Richelieu, a cura di H. de Beaucaire e R. Lavollée, II, Paris 1909, p. 249; P. Andoque, Catal. des évêsques de Béziers, Béziers 1650, pp. 161 s.; J.-B. L'Hermite de Soliers, La Toscane françoise, Paris 1661, p. 202; E. Gamurrini, Istoria geneal. delle fam. nobili toscane et umbre, I, Firenze 1668, p. 494; Gallia christiana, VI, Paris 1739, coll. 373 s.; E. Sabatier, Hist. de la ville et des évêques de Béziers, Béziers 1854, pp. 359 s.; H. Fisquet, La France pontificale (Béziers,Lodève,Saint-Pons-de-Thomiéres), Paris 1870, pp. 183 s.; M. Bellaud-Dessalles, Les évêques italiens de l'ancien diocèse de Béziers (1547-1669), I, Toulouse-Paris 1901, pp. 297-359; L. Batiffol, La vie intime d'une reine de France au XVIIe siècle, Paris [1906], p. 141; P. Gauchat, Hier. cath. medii et rec. aevi, IV, Monasterii 1935, pp. 116, 126; F. Combaluzier, Sacres épiscopaux à Rome de 1565 à 1662, in Sacris erudiri, XVIII (1967-1968), p. 178; Dict. d'Hist. et de Géogr. Ecclés., IX, col. 1141; Dict. de biogr. franç., VI, col. 1062.