BOLLANI, Domenico
Figlio di Giacomo, appartenente al patriziato veneziano, se ne ignora la data di nascita. Entrò nell'Ordine domenicano il 12 marzo 1570, nel convento di Brescia, passando poi a quello di Venezia, del quale divenne priore. A Venezia pubblicò nel 1585, in collaborazione con D. Nicolini, la raccolta Conciliorum... volumina quinque, ristampa, corretta talvolta nella cronologia e corredata di note dottrinali, della raccolta di L. Surius, integrata dalle traduzioni del Torrès dei canoni arabi del concilio di Nicea, dagli atti del concilio di Nicea e da quelli del primo concilio di Milano.
Fu probabilmente in riconoscimento di questa sua fatica che Sisto V, il 29 genn. 1588, lo elevò alla dignità episcopale, assegnandogli la sede di Canea, nell'isola di Creta. Non si hanno notizie su un eventuale soggiorno nella sua diocesi; è più probabile che servisse per qualche tempo in Curia, come forse attesta un Raggionamento... sopra l'urgentissimo negotio diFrancia conservato manoscritto sotto il suo nome nell'Archivio Vaticano: non datato, ma evidentemente del 1594, è dedicato a Clemente VIII e si colloca nella abbondante letteratura suscitata dalla conversione di Enrico di Navarra all'ortodossia cattolica; meglio ancora esso è assegnabile alle polemiche che impegnarono la Curia - di qui l'ipotesi che il B. vivesse allora a Roma e avesse una posizione nel governo ecclesiastico - sulla possibilità canonica e utilità politica di un riconoscimento pontificio della conversione.
Alle difficoltà sollevate dalla condizione di "heretico relasso" del sovrano il B. replica affermando l'autorità del papa anche sopra "queste leggi canoniche positive", con argomenti che curiosamente riecheggiano talune conclusioni dei dibattiti sulla ragion di Stato: "il Principe massimamente il supremo, come il Sommo Pontefice, non è soggetto alle leggi positive et humane; ma superiore et moderatore, et interprete delle divine; però dispensa et interpreta in queste, et in quelle può con giusta causa, massimamente per servitio, overo per utilità pubblica". Quanto a "li pericoli che potriano succedere che ritornasse al vomito", cioè alla possibilità di un nuovo ripensamento del sovrano, con le relative, rovinose conseguenze politiche, il B. suggerisce che la Santa Sede e gli Stati cattolici si garantiscano chiedendo al re la consegna di alcune fortezze, e altre minori misure, come quelle di mettergli "a canto un paro de theologi approbati".
Non è possibile stabilire se Clemente VIII avesse conoscenza di questo testo del B., le cui proposte per tanti versi coincidono con quelle che furono le considerazioni e le decisioni della Curia sul problema; né si hanno notizie di ulteriori relazioni del B. con la Santa Sede. Lo si ritrova nel 1610 a Venezia, confidente dell'ambasciata spagnola, che gli versava la cospicua somma mensile di 300 ducati; in tale qualità fu implicato due anni dopo nel clamoroso processo per spionaggio di Angelo Badoer, ma le sue responsabilità non dovevano essere troppo gravi, ovvero non furono del tutto chiarite, poiché fu condannato soltanto al confino a Padova. Qui morì al principio del 1613.
Fonti e Bibl.: L'opuscolo del B. in Archivio Segreto Vaticano, Miscellanea, arm. I, n. 50; G. Spini, La congiura degli Spagnoli contro Venezia, in Arch. stor. ital., CVII (1949), pp. 23, 26; G. van Gulik-C. Eubel, Hierarchia catholica..., III, Monasterii 1923, p. 98.