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BOLLANI, Domenico

di Giovanni Pillinini - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 11 (1969)
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BOLLANI, Domenico

Giovanni Pillinini

Figlio di Francesco e di Elisabetta Capello, nacque a Venezia il 10 febbraio 1514 (e non 1513). Dopo la laurea in legge conseguita a Padova, entrò nella vita politica: fu senatore e savio di Terraferma. Nel marzo del 1547 fu inviato come ambasciatore straordinario in Inghilterra per presentare le congratulazioni della Repubblica a Edoardo VI, salito al trono non ancora decenne in seguito alla morte del padre, Enrico VIII. Accanto a questo incarico formale ve ne erano altri: ottenere una maggiore protezione dei mercanti veneziani in Inghilterra e un aumento delle esportazioni di lana da affidare in esclusiva agli operatori economici della Repubblica. In tale occasione il B. fu nominato dal re cavaliere dell'Ordine della Rosa e autorizzato ad aggiungerne l'insegna sullo stemma gentilizio. Rientrato in patria, riprese l'attività politica: nel 1551 fu del Consiglio dei Dieci, da cui fu poi incaricato di tenere una cronaca degli avvenimenti di quegli anni. Nel '53 e '54 fu dei Quarantuno per l'elezione dei dogi Marco Antonio Trevisan e Francesco Venier.

Nel 1556 fu inviato a Udine come luogotenente in un momento piuttosto grave a causa della pestilenza e della carestia che infierivano allora nel Friuli. L'opera del B. a Udine fu caratterizzata non solo dalle provvidenze necessarie per ovviare alle conseguenze dei due flagelli, ma anche da un'attività riformatrice intesa a snellire l'apparato burocratico degli uffici pubblici e a rendere più rapida l'amministrazione della giustizia. La sua prontezza e la sua energia ebbero inoltre occasione di manifestarsi nella repressione di una congiura. L'arco fatto erigere dal B. all'ingresso del "castello" di Udine testimonia con un'iscrizione la sua attività in favore della città friulana. Nel 1558 fu fatto podestà di Brescia.

Durante la podesteria ebbe l'incarico di comporre una vertenza sorta tra Bresciani e Cremonesi circa l'uso delle acque del fiume Oglio. La vertenza era nata in seguito al tentativo cremonese di allargare un canale che, derivato dal fiume, raggiungeva Cremona e alla conseguente reazione dei Bresciani che, temendo la diminuzione del regime dell'Oglio, tentavano di opporsi con ogni mezzo: La situazione era tesa e già alcuni incidenti si erano verificati fra i contendenti. Arbitri della contesa furono nominati il B. per la Repubblica di Venezia e il senatore milanese Giovanni Anguissola per il re Filippo. Un primo intervento degli arbitri valse a scongiurare il passaggio a vie di fatto.

Intanto però maturava qualcosa che doveva mutare completamente l'esistenza del B.: il papa, Paolo IV, e la Repubblica di Venezia si trovarono d'accordo sulla persona del B. quale nuovo vescovo di Brescia, una candidatura avanzata dalla stessa cittadinanza bresciana. Il 14 marzo 1559 venne elevato alla dignità episcopale. Mentre attendeva l'ordinazione, volle continuare, su richiesta della Signoria, le trattative assieme al senatore Anguissola per comporre la controversia sull'Oglio. Raggiunto un accordo provvisorio sulla spinosa questione, ricevette l'ordinazione e iniziò la sua attività pastorale. Ebbe modo di distinguersi subito, prodigandosi nel soccorrere la popolazione colpita dalla carestia del 1560. La diocesi di Brescia contava allora oltre seicentomila anime ed era afflitta da una grave crisi religiosa, i cui aspetti salienti erano la mancata residenza e la scarsa cultura di buona parte del clero. Prima però di accingersi ad una qualche opera di riforma, il B. si recò a Trento (vi giunse il 12 aprile 1561) per partecipare alle ultime sessioni del concilio. Tuttavia nella seconda metà del 1561 era nuovamente a Brescia per risolvere in maniera definitiva la controversia per il fiume Oglio.

Concluso finalmente con soddisfazione di ambedue le parti un accordo che regolava l'ampiezza del canale collegante l'Oglio a Cremona, il B. ritornò a Trento, dove rimase ininterrottamente per due anni (1562-63), durante i quali svolse un'attività piuttosto intensa: fece parte della commissione per l'Indice dei libri proibiti, prese la parola parecchie volte durante i dibattiti sull'Eucaristia, sui sacramenti dell'ordine e del matrimonio, sul sacrificio della messa (specialmente sul problema della concessione del calice) e intervenne in modo particolare sul problema della residenza, la cui soluzione considerò fondamentale per il riordinamento e il consolidamento della Chiesa.

Nel novembre del 1565 fu a Milano per partecipare al primo sinodo provinciale e in tale occasione si incontrò con Carlo Borromeo, col quale intrecciò rapporti personali improntati a reciproca stima e simpatia. Fra le sue attività pastorali si devono ricordare l'erezione del seminario, iniziata nel 1568, i restauri alla cattedrale, compiuti a sue spese e terminati nel 1572, l'istituzione del Monte di Pietà e la convocazione di un sinodo diocesano nel 1574. Intraprese inoltre la riforma della diocesi, conformemente al nuovo clima determinato dal concilio tridentino: combatté soprattutto contro l'assenteismo e l'indifferenza del clero, che si rivelava, oltre che nella mancata residenza, anche nell'ignoranza di molti parroci e prelati. A tale scopo istituì nel 1560 un gruppo di visitatori delle parrocchie e a partire dal 1565 iniziò egli stesso la visita sistematica della diocesi.

Nel 1576 compì un altro viaggio a Milano per partecipare al sinodo provinciale. Ritornato a Brescia, dovette affrontare l'anno successivo l'infuriare della peste: in un primo tempo si adoperò per combattere il flagello, ma successivamente, forse per una momentanea debolezza, abbandonò la città. L'atto fu variamente giudicato dai contemporanei. Comunque, spinto dalle esortazioni di san Carlo Borromeo, fece ritorno in città. Nel 1579 partecipò ancora una volta a Milano al sinodo provinciale. Morì a Brescia il 12 agosto dello stesso anno, assistito dal Borromeo che stava visitando la diocesi. Fu sepolto nella cattedrale di Brescia e sulla sua tomba fu posta una lunga iscrizione. S. Carlo ne tessé l'elogio funebre. Un'altra iscrizione, posta presso l'altare di famiglia nella chiesa di San Giorgio Maggiore a Venezia, ricorda la sua attività.

Al nome del B. sono legate alcune pubblicazioni riferentisi alla sua attività pastorale: le Constitutiones…, Brixiae 1564, le Constitutiones... in dioecesana Synodopromulgatae anno Domini1574…, ibid. 1575, il Rituale Sacramentorum, ibid. 1570 (ristampato nel 1575) e numerosi editti e disposizioni per il culto nelle chiese della diocesi. Fu molto stimato dai contemporanei e fu amico di molti uomini di cultura e di letterati. Paolo Paruta ne fa uno dei protagonisti del suo dialogo Della perfezione dellavita politica; l'Aretino gli dedicò un suo trattato, oggi perduto, intitolato Della libertà e della servitù. Dello stesso Aretino esiste una lettera indirizzata al B. (27 ott. 1537), nella quale in forma garbata e divertente lo scrittore tesse l'elogio della casa in cui abitava, di proprietà del B., dalla quale si godeva una magnifica vista sul Canal Grande. La fama del B. e probabilmente la sua munificenza sono testimoniate dalle dediche di opere contemporanee e dalle citazioni del suo nome in esse contenute (se ne veda l'elenco in E. A. Cicogna, Delle inscrizioniveneziane, IV, Venezia 1834, pp. 454-55).

Fonti e Bibl.: I documenti riguardanti la controversia per il fiume Oglio sono contenuti nel cod. misc. Ital., n. LXVIII (6926), cl. XI (già appartenuto ad Apostolo Zeno) della Biblioteca Marciana di Venezia, pp. 36-98. Il diario del viaggio in Inghilterra, steso da Girolamo Paulino, maestro di casa del B., è conservato a Venezia, Bibl. del Civico Museo Correr, cod. misc. n. 1184, Regno della Gran Bretagna (Viaggio Bollani, n. 2266): va dal 6 giugno al 6 ag. 1547. Le dichiarazioni di voto sul problema della residenza dei vescovi rilasciate al concilio di Trento sono in: Concilium Tridentinum, VIII, Friburgi Br. 1919, pp. 448 s., 854; IX, ibid. 1924, pp. 312 s. Le relazioni delle sue ispezioni nel territorio della diocesi sono contenute nei due volumi degli Atti della visita pastoraledel vescovo D. B. alladiocesi di Brescia (1565-67), a cura di P. Guerrini, Brescia 1915. Si veda inoltre: Arch. di Stato di Venezia, M. Barbaro, Arbori de' patritii veneti, II, p. 40; Ibid., Segretario alle voci, I, p. 28v; Ibid., Deliberazioni Senato Secreta, reg. LXV, pp. 105v, 114-116; Ibid., Parti Comuni Consiglio dei Dieci, reg. XVIII, p. 19v; Ibid., Sez. notarile, Atti C. Ziliol, b. 1257, n. 264; Ibid., Lettere dei Rettori ed altre cariche ai capi del Consiglio dei Dieci, a. 155s, nn. 184-196; a. 1556, nn. 197-199; Venezia, Biblioteca del Civico Museo Correr, cod. Cicogna 3781: G. Priuli, Pretiosi frutti delMaggior Consiglio, I, p. 107; Ibid., ms. Correr 1349, p. 173 (lettera autografa del B. allo stampatore Marco Mantova, 21 sett. 1554); Venezia, Biblioteca Nazionale Marciana, cod. Ital., cl. VII, 8304 (XV): G. A. Capellari Vivaro, Il Campidoglio veneto, I, e. 166; M. Sanuto, Diarii, LV e LVI, Venezia 1900-01, adIndices; P. Paruta, Historia vinitiana, I. XI, in Degl'istorici dellecose veneziane, t. IV, Venezia 1718, p. 195; A. Morosini, Historiae venetae, I. VI, ibid., t. V, Venezia 1719, p. 626; l. VIII, ibid., t. VI, pp. 134, 140, 150, 170; I libri commemoriali..., a cura di R. Predelli, VI, Venezia 1904, p. 330; Calendar of State Papers and Manuscriptsexisting in the Archives and Collectionsof Venice, a cura di R. Brown, V, London 1873, ad Ind.; L. F.-Fl. d'Ostiani, Il vescovo D. B., Brescia 1875; P. Guerrini, La visitaapostolica di San Carlo alla diocesi di Brescia, in Brixia sacra, I (1910), pp. 261-296, 314-322; R. Maiocchi, Mons. D. B. e la facoltà teologica di Pavia,ibid., V (1914), pp. 44-52; G. van Gulik-C. Eubel, Hierarchia Catholica..., III, Monasterii 1923, p. 155; F. Murachelli, Il vescovo D. B…, Brescia 1959; Nunziature di Venezia, VIII, a cura di A. Stella, Roma 1963, ad Ind.; C. S. Cairns, D. B., A distinguished Correspondentof Pietro Aretino - Some Identifications, in Renaissance News, XIX (1966), n. 3, pp. 193-205; Id., D. B. in Inghilterra, in Comment. dell'Ateneo diBrescia, CLXV (1966), pp. 207-220; A. Marani, Il vescovo B. ela sacra congregazione dei vescovi regolari(1577-78), in Brixia sacra, n. s., III (1968), n. 3, pp. 128-33.

Vedi anche
Bèlli, Valerio Bèlli, Valerio (detto anche Valerio Vicentino). - Incisore di gemme e di cristalli, e medaglista (Vicenza 1468 - ivi 1546), massimo rappresentante della glittica italiana del Rinascimento. Lavorò specialmente per i Medici e i Farnese. Dopo un lungo soggiorno a Venezia, si recò a Roma (1520-30), dove ... Querini Angelo Maria Querini (o Quirini) Angelo Maria (al secolo Gerolamo). - Ecclesiastico ed erudito (Venezia 1680 - Brescia 1755). Benedettino dal 1697, fu arcivescovo di Corfù (1723), cardinale e arcivescovo di Brescia (1727). Grande erudito, nominato (1730) da Clemente XII bibliotecario della Vaticana. Negli ultimi ... Vittòria, Alessandro Vittòria, Alessandro. - Scultore e medaglista (Trento 1525 - Venezia 1608). A Venezia (1543) si mise alla bottega del Sansovino, con il quale collaborò alla decorazione della tomba del doge Francesco Venier in S. Salvatore, alla decorazione della Libreria, ecc.; studiò indirettamente anche Michelangelo ... Ferramòla, Floriano Ferramòla, Floriano. - Pittore (Brescia 1480 circa - ivi 1528). Nel 1512 dipinse gli affreschi per casa Della Corte, ora divisi fra il Victoria and Albert Museum di Londra e la pinacoteca Tosio Martinengo di Brescia. Questi affreschi rivelano l'educazione lombarda del Ferramola, Floriano, che vi si manifesta ...
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