BOCCIARDO, Domenico
Nacque nel 1686 da antica e facoltosa famiglia di Finale Marina.
Del padre Sebastiano, scultore e architetto, si conoscono solo due opere a Finale: l'arco di trionfo eretto (1666) in onore del passaggio di Margherita di Spagna e una statua dell'Immacolata Concezione ora nella sacrestia della parrocchiale (cfr. N. Lamboglia-G. A. Silla, I monumentidel Finale, Bordighera 1951, pp. 28 e 30).
Il B. fu mandato dal padre a Roma alla scuola di Gio. M. Morandi, dove rimase fino alla morte del maestro nel 1717. In un breve periodo di permanenza a Finale dipinse il grande quadro della Vergine e santi per il duomo. Si stabilì quindi a Genova, dove ottenne credito come autore di ritratti e quadri da camera. Il Soprani ricorda di questo periodo: un ritratto del Doge Canevaro, quello di Nicoletta De Mari, e inoltre un S. Giovanni che battezza le turbe per la chiesa, ora scomparsa, di S. Paolo in Campetto; una tela con Santi domenicani per la chiesa di S. Domenico, pure distrutta, e una Flagellazione per S. Stefano. Alla permanenza genovese il B. alternò periodi non facilmente databili di operosità nelle chiese della Riviera: a Porto Maurizio dipinse il Transito di s. Giuseppe per la chiesetta di S. Leonardo e Tobia che seppellisce i morti per l'Oratorio della Buona Morte; in Oneglia compì il suo capolavoro nel grande quadro dedicato a S. Biagio nella chiesa omonima; ad Albenga un S. Filippo Neri nella chiesa dei Padri delle Scuole Pie; a Finale Marina, nella basilica di S. Giovanni Battista, ancona di S. Ermete; nella parrocchiale di Vado una tela con l'Angelo Custode e un'altra con la Presentazione di Maria al Tempio. Il Ratti riferisce che le sue opere piacquero ai forestieri e alcune furono esportate in America. Morì nel 1746 a Genova, dove fu sepolto nella chiesa di S. Donato.
Delle opere citate sono in loco i quadri delle chiese, mentre i ritratti, probabilmente dispersi nelle varie collezioni private, attendono di essere individuati da uno studio più approfondito. Ebbe fama di colorista, ed effettivamente dal Morandi assimilò un prevalente interesse, del resto ben vivo anche a Genova, per i delicati effetti colore-luce di origine correggesca. Nei grandi quadri a soggetto religioso dispiega una facile vena pittorica, cui manca, però, una autonoma consapevolezza.
Bibl.: R. Soprani-C. G. Ratti, Delle vite de' Pittori... genovesi, II, Genova 1769, pp. 276-78; L. Lanzi, Storia pittorica della Italia, Milano 1834, V, p. 293; G. Cappi, Genova e le due riviere, Milano 1892, p. 70; P. Longage, Un pittore finalese: D. B., in Bollett. della R. Deput. di storia patria per la Liguria, Sez. Ingauna e Intemelia, II (1935), 1, pp. 169-174; U. Thieme-F. Becker, Künstler-Lexikon, IV, p. 154.