BENVENUTI, Domenico
Nato a Colle Val d'Elsa (Siena) da Benvenuto verso la seconda metà del sec. XVI, fu uno dei primi organari toscani stabilitisi a Roma. Nel 1576 abitava a S. Martino ai Monti, dove aveva la sua officina; secondo il Lunelli, doveva forse avere già costruito, nel 1577, l'organo per il collegio del seminario, mentre si accingeva a fornire di uno strumento dei tutto simile anche il monastero dei SS. Domenico e Sisto a Monte Magnanapoli (nei pressi del Quirinale). Nel 1579 rifece quasi a nuovo l'organo del duomo di Orvieto, a nove registri, collocato nella "parete dell'arco del portale della cappella del SS. Sacramento fino alla volta" (Fumi), il cui bell'omamento ligneo fu eseguito tre anni dopo su disegno e sotto la direzione dell'architetto-scultore Ippolito Scalza.
Altro organo importante costruito a Roma dal B., nel 1580, fu quello della chiesa di S. Luigi de' Francesi, con otto registri e la tastiera di cinquanta tasti, che gli venne pagato 500 scudi. Il 10 dic. 1585 egli firmava il contratto per un organo alla chiesa di S. Maria in Aracoeli (la chiesa del Senato e del Popolo romano), a nove registri di metallo con tastiera di cinquanta tasti, che doveva essere terminato entro un anno dal contratto, ma in grado di funzionare dopo dieci mesi (ottobre 1586), e il cui prezzo era stato stabilito di i.000 scudi. Al B. spettava, inoltre, per un biennio il compito di mantenere lo strumento "in ordine a tutte sue spese".
Questo grandioso e importante organo - collocato nella cantoria di fronte alla porta conducente al Campidoglio -rappresentava un modello di arte organaria toscana in Roma verso la fine del XVI sec., tipico anche perché formato in realtà da due strumenti ravvicinati e collegati in un unico complesso suonato da un solo organista. Nella facciata del parapetto della cantoria, infatti, era posto un altro organo più piccolo (positivo, privo di mantici e quindi necessariamente collegato con quelli dell'organo grande del B.), che l'organaro toscano Francesco Palmieri aveva costruito nello stesso tempo di quello del Benvenuti. Fra i registri dell'organo del B. erano anche "Pugelli et tremolanti con sue trombette", e il Lunelli ritiene che il tremolante da lui introdotto "abbia funzionato col registro degli uccelli", mentre "sicuramente, in ogni caso, le trombette servivano per il congegno che imitava il canto degli uccelli" (p. 14). Quantunque il registro (di piombo) dei tromboni fosse risultato non troppo perfetto, come pure quello del tremolo, e i pedali presentassero alcuni difetti, il grande organo del B. (s'ignora l'altezza della canna maggiore, che, però, doveva essere considerevole) era assai stimato e insieme con il positivo del Palmieri doveva veramente formare un complesso di valore e di ricche possibilità sonore. Secondo il Lunelli, inottre, il positivo del Palmieri sembra "possa essere indicato come il primo esempio italiano documentato di positivo tergale. Nulla si può dire... sulla sistemazione delle tastiere di questi due organi" (p. 15). La manutenzione dell'organo del B. fu poi affidata nell'ottobre 1587 ad un lavorante del B. stesso, Bernardino da Lucca, e dopo varie vicende (nel Aoi tutto il complesso fu riformato e restaurato dall'organaro perugino Luca Blasi) lo strumento venne distrutto nel periodo repubblicano, nel 1798.
Durante la costruzione di questo organo, ai primi mesi del 1-587 (in data 26 febbraio è l'ultimo mandato di pagamento), il B. morì e il lavoro fu terminato dal figlio Benvenuto, suo allievo. Questi, nato (come sembra da una convenzione del 14 agosto 1595) a Lucca, presumibilmente dopo la seconda metà del sec. XVI, ereditò l'officina patema, senza peraltro continuarne l'importante attività. Tuttavia ebbe incarichi notevoli a Roma: nel 1590 collaudò, insieme con l'organaro Giovanni Guglielmi, l'organo della cappella Gregoriana in S. Pietro in Vaticano e il 14 agosto 1595 s'impegnò ad "accordare et mantenere accordati tutti doi li organi di S. Pietro, et anco spolverarli et mantenerli spolverati, et fare in detti organi ogni altra cosa che bisognasse et tutte queste cose farle per scudi sedici di moneta all'anno" (Memorie...), oltre ai compensi straordinari relativi alla sua mansione di conservatore degli organi. Ma, trascorso non molto tempo, Benvenuto fu sospeso dallo stipendio e privato dei compensi per le trame dell'organista di S. Pietro, il cieco G. B. Zucchelli, che voleva fosse dato l'incarico al suo amico Luca Blasi. Indignato, Benvenuto disertò il suo ufficio e nell'anno seguente (1596), avendo invano sperato di costruire il nuovo grande organo nella chiesa di S. Gio.vanni in Laterano (ne fu artefice proprio il rivale Blasi), cominciò ad assentarsi da Roma per periodi sempre più lunghi. Infine, ceduta la sua casa in S. Maria Maggiore alla sorella e lasciata l'officina forse ai suoi lavoranti, si allontanò definitivamente da Roma con la famigha. Nel processo, che il capitolo Vaticano istituì nel luglio del 1597 per la devastazione dell'organo della cappella Gregoriana, venne coinvolto anche Benvenuto, che scampò alla prigione appunto perché assente da Roma e in luogo sconosciuto.
Contro di lui era specialmente lo Zucchelli - sospettato autore della devastazione per favorire l'amico Blasi -, le cui maligne insinuazioni di una precedente (presunta) prigionia del B. a Viterbo potevano avvalorarsi sia per il giudizio, altrettanto maligno, dell'organaro Paolo Ghirlanzio che Benvenuto fosse "uno che guasta di qui, acconcia di là", sia per la deposizione del cerimoniere monsignor T. Caputo, secondo il quale un certo organista, di cui ignorava il nome, "più volte fece istanza in Capitolo d'essere pagato per haver fatto un registro di Tromboni; et se lamentava di non esser pagato" (Lunelli, p. 69). Quanto ai tromboni, non si sa se realmente Benvenuto li avesse rifatti o riparati, mentre veri e non ignorati erano il suo sdegno nei confronti del capitolo che non lo aveva più pagato e il suo rancore contro lo Zucchelli, che aveva ingiustamente provocato tale provvedimento. Anche se non di pari valore, forse, e non attivo come suo padre, Benvenuto s'era dimostrato, comunque, un bravo organaro, immeritevole di biasimo.
Dopo questa, non si hanno più notizie di Benvenuto e sconosciuti rimangono il luogo e la data della sua morte.
Bibl.: L. Fumi, Il Duomo di Orvieto e i suoi restauri, Roma 1891, pp. 281, 457; Memorie sugli organi della insigne basilica di S. Pietro in Varicano..., Perugia 1893, pp. 5 s.; A. Cametti, G. Frescobaldi in Roma (1604-1643)..., Torino 1908, p. 41; Id., Organi, organisti ed organari del Senato e Popolo Romano in S. Maria in Aracoeli (1583-1848), Torino 1919, pp. 11-15, 41 s.; R. Lunelli, L'arte organaria del Rinascimento in Roma e gli organi di S. Pietro in Vaticano…, Firenze 1958, passim (v. Indice, p. 102).