BELTRAMELLI, Domenico
Appartenne ad una famiglia di stuccatori luganesi oriundi di Torricella, stabilitasi in Savigliano almeno fin dal 1679. Di qui i Beltramelli si irradiarono in una vasta zona circostante: tra essi è notevole la figura di Domenico, la prima operosità del quale si svolge a Savigliano, in collaborazione con altri membri della stessa famiglia. Negli anni 1699-1700 l'artista risulta attivo nella chiesa della SS. Trinità a Bra; ivi esegue una fitta decorazione che incornicia gli affreschi di S. Taricco e anima vivacemente tutto l'interno. In questa prima opera di vaste proporzioni egli rivela una vena originale e prorompente, ricca di effetti plastici, eccitante contrappunto alla sobria ed elementare architettura della chiesa risalente alla prima metà del sec. XVII. Nel 1703 è a Cherasco per la decorazione della chiesa di S. Maria del Popolo, progettata dallo stesso pittore Taricco, che è pure architetto. Il B. semplifica l'impianto del nuovo ciclo decorativo e, sotto la guida del Taricco, raffrena l'impeto iniziale, coordinando la sua opera più coerentemente all'architettura: mantiene però sempre il tipico, vigoroso plasticismo che si esplica anche fruttuosamente in figure a tutto tondo. La sua attività documentata trova felice conclusione nell'elegante ornamentazione della chiesa di S. Croce a Cuneo, costruita poco prima in base al progetto di A. Bertola. Gli stucchi vengono eseguiti, di pari passo con le pitture di G. F. Gagini, a cominciare dal 1713, in parte su disegno dell'architetto F. Gallo, in parte su disegno dello stesso Beltramelli. Le connessioni tra architettura e stucchi si sviluppano organicamente, essendo questi ultimi anche tonificati da nuovi spunti architettonici. Il marcato vigore che sempre distingue l'artista, ancorato a saldi ascendenti secenteschi, si tempera ora con forme più capricciose e lievi, che arieggiano a divulgati modi berainiani. Oltre a questi complessi decorativi, il B. eseguì statue per archi trionfali provvisori, in occasione di solenni ricorrenze. La buona tradizione della sua bottega venne continuata tra il 1725 ed il 1761 da Cipriano Beltramelli, del quale non conosciamo i rapporti di parentela con Domenico, la cui costante applicazione a lavori strettamente complementari all'architettura (soprattutto a servizio del Gallo) denota un esperto mestiere che non si eleva a formulazioni di singolare impegno come avvenne per Domenico, trovatosi d'altro canto ad operare in un momento del gusto particolarmente propizio. Il Turletti ricorda ancora un Beltramelli nel 1780 per lavori nel presbiterio di S. Maria Assunta a Savigliano.
Bibl.: C. Turletti, Storia di Savigliano, II, Savigliano 1883, pp. 821 s.; L. Simona, Artisti della Svizzera italiana in Torino e Piemonte, Zurigo 1933, pp. 20, 49, 83; N. Carboneri, L'architetto F. Gallo, Torino 1954, v. Indice; Id., Stuccatori luganesi in Piemonte tra Sei e Settecento, in Arte e artisti dei laghi lombardi, II, Como 1964, v. Indice.