BASSI, Domenico
Nacque a Chiavenna (Sondrio) nel 1834 da una famiglia di comici. Il padre, Valentino, che aveva sposato l'attrice Adelaide Pasquali, si era conquistato una buona fama di attore brillante e, in seguito, di caratterista; ma il suo tentativo di organizzare una compagnia in proprio era fallito dopo qualche anno. Il B., che si era dato in un primo tempo a studi di pittura, seguendo i corsi dell'Accademia Albertina di Torino, finì, dopo qualche sfortunato tentativo teatrale, per seguire le orme della famiglia, lavorando nella compagnia del padre, dal 1856 al 1859, nei ruoli più disparati, da quello brillante (celebri restarono le sue interpretazioni nelle farse In maniche di camicia, La figlia del primo letto, Il campanello dello speziale, e altre) a quello tragico, di vecchio, ecc. Nel suo repertorio erano Il diplomatico senza sapere di esserlo di A.-E. Scribe, Il vecchio caporale di Ph. Dumanoir e A. Dennery, in cui sosteneva il ruolo di protagonista, La signora dalle camelie di A. Dumas figlio, l'Otello e l'Amleto.
Scioltasi la compagnia del padre, il B. si scritturò nella compagnia di Francesco Sterni (1860), poi, fra il 1861 e il 1866, in quella del Teatro dei Fiorentini, a Napoli, diretta da A. Alberti, avendo a compagni i migliori esponenti del teatro italiano del tempo da T. Salvini a F. Sadovsky ad A. Majeroni. Passò indi con A. Morelli dal 1867 al 1872, con L. Bellotti-Bon fino al 1876, dal 1877 al 1882 con G. Pietriboni e dal 1883 al 1885 con A. Maggi, sempre con il ruolo di brillante nel quale conquistò una grande fama nel teatro italiano del tempo. Noto per l'avversione a ogni testo drammatico in versi, il B. affidò la sua forza di attore di sicura comicità alla sua arguzia e alla sua capacità d'improvvisazione, che, non gli impediva d'imparare le parti a memoria, al punto di poter recitare molte volte senza suggeritore. Egli possedeva, inoltre, una 1 particolare disposizione per i dialetti e per la lingua francese, la perfetta conoscenza della quale gli permise di tradurre o ridurre per il suo pubblico non poche farse e commedie. Egli stesso fu autore di farse, come Don Giovanni (1882) e Scarpa grossa e cervello sottile (1889).
Ritiratosi nel 1885 dalle scene, ebbe la gestione del Teatro Carignano di Torino, ma dopo un anno, preso dalla nostalgia per il teatro, aprì una scuola di recitazione che in otto anni di attività dette alle scene italiane numerosissimi attori, alcuni dei quali eccellenti. Lasciò uno scritto, Raccolta di pensieri sull'arte teatrale con aggiunta di aneddoti, papere e profili, pubblicato a Torino nel 1900.
Il B. mori a Torino nel dicembre 1913.
Bibl.: Necrologio, in L'Illustrazione italiana, 11 genn. 1914, p. 32; L. Rasi, I comici italiani, I, Firenze 1897, pp. 296-299; Encicl. dello Spettacolo, II, coll. 26 s.