BARONIO, Domenico
Nacque a Firenze, in data imprecisabile. Dopo un'esperienza di predicatore cattolico, sulla quale non si hanno notizie, si convertì al protestantesimo. Verso la metà del sec. XVI lo troviamo nelle vaw,valdesi, parroco di Valgrana nel marchesato di Saluzzo. In questo periodo scrisse alcuni trattati italiani e latini di polemica anticattolica. Di uno di essi, intitolato Costituzioni umane, ci è stato tramandato un passo, in cui il B. si scaglia contro la messa cattolica, giudicandola empia, idolatra, sacrilega, superstiziosa, e contrapponendola alle cerimonie del tempo dei Padri. Degli altri trattati controversistici non sappiamo nulla: gli antichi storici valdesi affermano che in essi il B., pur condannando in complesso la dottrina cattolica, ne, accettava tuttavia "quelques particularitez, desquelles il souloit parler avec telle ambiguité, quà grand peine pouvoit on cognoistre ce qll'il en croyoit" (Gilles, p. 62). Oltre a queste opere di carattere controversistico, il B. ne compose altre, alcune sotto il proprio nome, altre sotto quello del suo protettore, Massimiliano della famiglia dei marchesi di Saluzzo, signore di Valgrana e di Cervignasco, in cui incitava i fedeli a non esporsi inutilmente al pericolo in periodo di persecuzioni e pertanto a sottomettersi esteriormente, partecipando alle cerimonie del culto cattolico, compresa la messa, pur custodendo la verità nel proprio intimo.
Queste esortazioni ad un atteggiamento di tipo "nicodemitico", diffuse soprattutto mediante lettere ai ministri delle varie comunità, alla intransigenza dei quali il B. rimproverava particolarmente la distruzione della comunità di Caraglio, gli guadagnarono numerosi seguaci, ma anche molte polemiche. Per combattere l'influenza del B. tra le comunità valdesi scrissero infatti Celso Martinengo, pastore della Chiesa italiana di Ginevra, l'exlegato apostolico Pietro Gelido, ministro di Acceglio, Francesco Trucchi, ministro di Dronero: non ci sono pervenuti però né i loro scritti né le risposte del B. o dei suoi seguaci, pur essendosi la polemica trascinata a lungo. Possiamo in qualche misura avere un'idea delle obiezioni degli avversari del B. grazie a un trattatello di Scipione Lentulo, dal titolo Sofismi mondani (pubbl. da T. Gay, Torre Pellice 1907). Coerentemente alle sue posizioni nicodemitiche (che i primi storici valdesi chiamarono "antinicodemitiche", essendosi evidentemente perdute, il senso del termine usato da Calvino), il B. avrebbe cercato di riformare la messa "afin qu'à son dire, on y peust aller en bonne conscience" (Gilles, p. 64), scontentando in, tal modo sia i cattolici sia i riformati.
La fonte principale per la vita e l'attività del B. è P. Gilles, che inserisce nella sua narrazione anche la traduzione di un passo delle Costituzioni umane. Tanto il Gilles quanto gli storici valdesi successivi, come il Léger e lo Jalla, considerarono il B. un personaggio ambiguo e un convertito a metà. Recentemente il Cantimori si è chiesto se si debba vedere nel B. un pastore riformato, su posizioni esplicitamente nicodemitiche, o, un prete cattolico che cercava di ottenere dai riformati una serie di adattamenti esteriori. Ipotesi, quest'ultima, che, data la scarsezza di documentazione sulla biografia e l'attività del B., non sembra sufficientemente fondata.
Bibl.: P. Giules, Histoire ecclesiastique des Eglises Reformees, recueillies en auelques valees de Piedmont, et circonvoisines, autrefois appelees Vaudoises...,Genève 1644, pp. 62-64, 245 s.; J. Léger, Histoire générale des Eglises Evangeliquesdes vallées de Piemont ou Vaudoises,Leyde 1669, II, p. 52; P. Bayle, Dict. historique et critique...,s éd., 1, 1740,1). 461; L. Moreri, Le grand Dictionnaire historique, ou le mélange curieux de l'histoire sacrée et profane..., 11, 1740, p. 82; G. M. Mazzuchehi, Gli Scrittori d'Italia, II, 1, Brescia 1758, p. 402;A. Muston, Histoire complite des Vaudoís du Piémont et de leurs colonies..., I, Paris s.d., pp. 268-70; [F. Scifoni], Diz. biogr. univ., I, Firenze 1840, p. 306; Biogr. univ. ou dict. híst., I, Paris 1841, p. 259;F. Inghirami, Storia della Toscana compilata ed in sette epoche distribuita, XIV, [Fiesolel 1844, p. 503; C.V. Savio, Saluzzo e i suoi vescovi (1475-1601), Sallizzo 1911, p. 241; G. Jafla, Storia della Riforma in Piemonte fino alla morte di Emanuele Filiberto,IS17-1580, Firenze s.d. [ma 1914], p. 271; A. Pascal, Una breve polemica tra il riformatore Celso Martinengo efra, Angelo Castiglioni da Genova (sec.XVI), in Bulletin de la Société d'histoire vaudoise, XXXV (1915), p. 1 dell'estr.; D. Cantimori, Eretici italiani del Cinquecento. Ricerche storiche, Firenze 1939, p. 203; Id., Studi di storia, Torino 1959, pp. 524 s., 527; A. Pascal, Il marchesato di Saluzzo e la Riforma protestante durante il Periodo della dominazione francese,1548-1588, Firenze 1960, pp. 148-150, 153.