ASPARI (Aspar), Domenico
Nacque a Milano il 4 ag. 1745- Per le misere condizioni della famiglia non poté seguire studi regolari, ma, essendo portato al disegno, studiò per interessamento di benefattori all'Accademia di Parma sotto G. Baldrighi e B. Martini, tornando ventenne a Milano donde non si mosse più. La povertà, la mancanza di una adeguata cultura e di commissioni, l'invìncibile timidezza lo costrinsero a ripiegare sull'arte dell'inci'sione trascurando la pittura. Nel 1776, all'atto della fondazione del'.'Accademia di Brera, ottenne tuttavia, per merito del Firmian, la cattedra degli elementi di figura (disegno), cattedra che tenne con massima dedizione sino al 1826.
Morì a Milano l'8 apr. 1831.
Quanto alla sua attività pittorica, si ha notizia, ancora a Parma, di decorazioni nel palazzo ducale e, subito dopo il ritorno a Milano, di decorazioni da altare in un crocicchio, che furono assai ammirate da F. Londonio, di una Madonna col Bambino e due santi nella parrocchiale di Osnago, di una Sacra Famiglia in Santa Maria Segreta a Milano, di un ritratto della baronessa Harrach. Ma ricerche sistematiche sono tutte da fare. Lo possiamo giudicare da un Autoritratto (Milano, Brera), degno del migliore Appiani, e dalla eccellente Veduta del Naviglio,già nella collezione Campori di Modena, uno dei pochi felici e ariosi paesaggi del periodo neoclassico.
Come incisore e vignettista illustrò La Corneide (1773)di G. De Gamerra, gran parte della prima edizione italiana della Storia delle arti del disegno del Winckelmann (Milano 1779), Le vicende di Milano durante la guerra con Federigo I (Milano 1778)e Delle antichità longobardiche milanesi (Milano 1792-93, 4voll.) di A. Fumagalli, ma si rivelò con le sedici Vedute di Milano,incise in rame, finite di bulino e puntasecca dal 1786 al 1792, piùvolte ristampate (ultimo, e in parte, il Vallardi nel 1808),e divenute assai rare e meritatamente molto ricercate come le uniche degne di stare a fianco dei grandi esemplari veneti e romani.
Le vedute, di grande formato uniforme (630 × 410 mm.), sono: Cortile di Brera (1786), Colonne di San Lorenzo (1786), Mercato a Porta Ticinese (1786), San Celso (1786), Palazzo Belgioioso (1788), Palazzo Marino (1788), Piazza Fontana (1788), San Paolo delle Monache (1788), Porta Romana (1788), Teatro alla Scala (1790), Ospedale Maggiore (1790), Castello Sforzesco (1790), Duomo (1791), San Lorenzo (1791), Collegio Elvetico (1792), Castello e parte della città (1792).
Si vuole che dopo il 1815,con la Restaurazione, si dedicasse alla edilizia privata (eseguì nella giovinezza un progetto per la facciata dei duomo) e a lui si attribuisce l'ottimo rifacimento neoclassico della casa degli Atellani (1823).La casa, affine ai modi di Simone Cantoni, è di nobile armonia.
Ebbe un figlio, Carlo Antonio (morto nel 1834), che insegnò disegno nelle scuole di Milano ed esercitò l'architettura (pare eseguisse nel 1810 i disegni per l'Arena del Sole a Bologna), ma nulla è documentato di lui.
Bibl.: Necrologio, in Atti dell'L R. Accad. delle Belle Arti in Milano,Milano 1831, pp. 34-36; I. Fumagalli, Elogio del professore emerito di disegno di figura D. A., ibid., 1840, pp. 5-17 ; A. Caimi, Delle Arti del disegno nelle provincie di Lombardia dal 1777 al 1862,Milano 1862, pp. 64, 65, 140; Id., L'Accademia di Belle Arti in Milano, Milano 1873, pp. 8, 26; P. Martini, La R. Accademia Parmense,Parma 1873, p. 11; G. Fumagalli, Un incisore milanese della fine del Settecento: D. A., Milano 1904; L. Beltrami, Le ultime vedute di Milano di D. A., Milano 1912; Id., La veduta generale dell'Abbazia di Chiaravalle milanese in una incisione sconosciuta di D. A.,in Bollett. d'arte, XII (1918), pp. 67-69; P. Arrigoni-A. Bertarelli, Le stampe storiche...,Milano 1932, nn. 1785, 2087, 2091; U. Thieme-F. Becker, Allgem. Lexikon der bildenden Künstler,II, p. 185; Enciclopedia Ital.,IV, pp. 964 s.; L. Servolini, Dizionario illustrato degli incisori italiani, Milano 1955, pp. 28 s.