PARRINO, Domenico Antonio
PARRINO, Domenico Antonio. – Nacque a Napoli nel 1642 da Onofrio, libraio, e da Angela Gragnano.
Rimasta vedova, la madre sposò il commesso di bottega, Francesco Massari, e con lui continuò l’attività della libreria in largo Castello. Dopo la morte della madre, approfittando della presenza a Napoli della compagnia teatrale del duca di Modena, Parrino si fece scritturare e vestì i panni di Florindo, il «secondo innamorato». Nel 1675 era a Modena, da dove si spostò presso la corte di Mantova, rimanendovi fino alla primavera del 1677; tornato a Modena, vi soggiornò fino al 1681. Rientrato a Napoli, Parrino si giovò della raccomandazione del duca di Modena Francesco II prima al suo agente, poi allo stesso viceré. Con il duca rimase a lungo in contatto epistolare, porgendogli in più occasioni i suoi auguri per le festività natalizie (Archivio di Stato di Modena, Archivio Segreto Estense, Cancelleria, Carteggi e documenti di particolari, b. 1043, lettere di Parrino, 20 dicembre 1687, 1° dicembre 1699), per eventi lieti quali le sue nozze con la cugina Maria Margherita Farnese (ibid., 7 settembre 1692) e tenendolo al corrente della sua attività: «intanto essendo usciti alla luce, fatiga di quattr’anni della mia debolissima penna, due tomi del Teatro eroico… ho stimato obligo del mio prof.mo ossequio farne pervenire una copia ingionta nelle mani di V.A.S» (ibid., 7 settembre 1692).
A Napoli, abbandonata la recitazione (ibid., 18 febbraio 1684, 28 dicembre 1686, cit. in Prota-Giurleo, 1962, p. 263), Parrino liquidò la sua parte nella bottega del patrigno (Archivio di Stato di Napoli, Notai del XVII secolo, 531, Giuseppe Cerbino, 19, cc. 539v-542r, 12 agosto 1680; 20, cc. 340v-341r, 29 maggio 1681) e ne aprì una per suo conto a Santa Maria la Nova (che avrebbe successivamente trasferito in via Toledo, nei pressi dell’Ospedaletto), intraprendendo la carriera di editore e libraio. Ottenne dalla Regia Camera della Sommaria l’autorizzazione a condividere con lo stampatore Camillo Cavallo lo «ius prohibendi delle stampe d’avvisi e relazioni», una privativa di grande valore, che concedeva il monopolio in tutto il Mezzogiorno della stampa degli avvisi e delle gazzette del Regno e della vendita di quelli stranieri. La stampa delle gazzette consentì a Parrino e Cavallo anche di farsi pubblicità, dando notizia delle novità presenti nelle loro librerie e invitando i lettori a sottoscrivere le loro stesse iniziative editoriali.
Lo ius aveva tuttavia costi molto alti: alle spese di appalto, che andavano versate in tre quote annue, si aggiungeva la distribuzione settimanale dei materiali presso il Palazzo reale, le segreterie e i ministri, a completo carico dell’appaltatore. Poteva anche comportare dei rischi: nella notte del 24 gennaio 1689, mentre rincasava, Parrino «fu molto bastonato» e riuscì a mettersi in salvo solo grazie al suo «leggier piede». «Si dice che ciò sia per rubarlo: ma Dio e lui ne sa la cagione» (Cortese, 1922, p. 93). L’ipotesi più probabile sembrò quella di una vendetta per la pubblicazione di qualcosa di sgradito. Qualche anno dopo, il 15 febbraio 1693, Parrino rischiò una nuova aggressione perché, dalle colonne della sua gazzetta, espresse soddisfazione per la condanna di due eretici da parte dell’arcivescovo di Napoli. Per questo fu minacciato di essere frustato «per la città con l’avvisi in canna», tanto da indurlo a ritrattare e scrivere nel numero successivo della gazzetta che «queste parole… sono state imboccate al sud. Parrino da qualcheduno de’ detti Deputati savii, mentre un idiota di professione libraro come lui era ignorante di legge e di costituzioni» (Cortese, 1922, p. 93).
Nell’ottobre 1693, lo ius prohibendi venne riassegnato per nove anni ai soci Parrino e Cavallo, che dichiararono di gestirlo secondo una precisa divisione dei compiti, e cioè «che l’avvisi e relationi si dovesser stampare per detto mag.co Cavallo e si dovessero vendere per detto mag.co Parrino» (Archivio di Stato di Napoli, Notai del XVII secolo, 531, Giuseppe Cerbino, 41, cc. 42v-45r, 21 febbraio 1703). Alla società si unì anche Michele Luigi Muzio, altro stampatore napoletano, già amico del patrigno di Parrino.
Quello delle gazzette e avvisi era un appalto strettamente legato alla congiuntura politica. Così, nel giugno 1702, a seguito dell’ascesa al trono di Filippo V di Borbone sul trono di Spagna, Parrino, filoaustriaco, perse la privativa che venne assegnata allo stampatore di origini francesi Nicola Bulifon, figlio di Antonio, suo «acerrimo nemico», che beneficiò anche di una significativa riduzione del prezzo. Con l’entrata degli austriaci nel Regno di Napoli, nel luglio 1707, Parrino riottenne l’appalto degli avvisi e gazzette. Allora Bulifon non solo perse il privilegio, ma dovette anche subire l’assalto della folla che distrusse la sua tipografia; circolò voce che Parrino non fosse estraneo al saccheggio ai danni del rivale. Parrino mantenne il privilegio fino al 1713, quando lo cedette definitivamente, lasciando una grave situazione debitoria verso la Regia Corte, ma riuscendo a restare sostanzialmente impunito grazie alla protezione di cui godeva presso la Segreteria di guerra. Il monopolio passò allora a individui esterni al mondo della editoria.
Oltre agli avvisi e gazzette, Parrino pubblicò numerose opere di pregio, prevalentemente con il suo socio Muzio. Fra queste, la più nota fu il Regno di Napoli in prospettiva diviso in dodici provincie dell’abate Giovan Battista Pacichelli.
L’opera, data alle stampe nel 1703, presentava, oltre che il testo di Pacichelli e le immagini di Francesco Cassiano de Silva, alcune parti allegate, progettate e compilate da Parrino e Muzio: la lista delle dinastie che si erano succedute nel Mezzogiorno dopo la caduta dell’impero romano, gli elenchi dei re e viceré di Napoli, dei capitani generali, una nota dei Sette Uffici, una rubrica dei papi e cardinali meridionali, un catalogo della nobiltà napoletana e regnicola, i dati demografici delle numerazioni dei fuochi più recenti. Parrino da solo curò anche un compendio di leggi, prammatiche, statuti e consuetudini in vigore nella capitale e nell’intero Regno.
Parallelamente alla carriera di editore, Parrino coltivò quella di scrittore. Compose e pubblicò nel 1675 la commedia Amare e fingere, nel 1683 Li tre fratelli rivali per la sorella e, l’anno seguente, L’astronomia felice a’ i tre magi adoratori, per la sollennità dell’Epifania. Ma la sua prima opera importante e impegnativa fu il Teatro eroico, e politico de’ governi de’ viceré del Regno di Napoli dal tempo del re Ferdinando il Cattolico fin’all’anno 1683, pubblicato con Muzio (che per questo divenne famoso come editore) in tre tomi nel 1692-94 (riedito a Napoli 1730, 1770, 1875). Secondo Francesco Antonio Soria, l’opera era «di qualche valore» (II, 1781, p. 472), ma proprio per questo egli ipotizzò che Parrino fosse stato aiutato, nella stesura, da alcuni suoi amici eruditi. Secondo Benedetto Croce, invece, era mediocre e dal tono «bassamente adulatorio» (Croce, 1916, p. 101).
La pubblicazione del Teatro segnò irrimediabilmente i rapporti fra Parrino e Antonio Bulifon. Quest’ultimo, infatti, aveva progettato di scrivere un’opera dal titolo Cronicamerone, ovvero Annali e giornali historici di tutte le cose natobili accadute nella città e regno di Napoli dalla Natività del nostro Salvatore Gesù Cristo fino al presente anno 1690. E proprio nel 1690 pubblicò il primo volume, che giungeva all’anno 1284. Si trattava di un’opera di scarsissimo pregio storiografico e priva di originalità. Tuttavia Parrino, che stava preparando il suo Teatro eroico, riuscì a ottenere dalle autorità, fra le quali poteva contare su appoggi influenti, che la pubblicazione di Bulifon si arrestasse all’inizio del viceregno spagnolo, per non sovrapporsi alla sua narrazione, che da quell’epoca prendeva le mosse. Bulifon ne fu così colpito che, non solo decise di bloccare la pubblicazione del suo Cronicamerone, ma abbandonò definitivamente Napoli, lasciandovi il figlio Nicola che proseguì nella sua attività di editore e stampatore, nonché nella sua rivalità con Parrino.
Fra le altre opere di Parrino va ricordata Napoli nobilissima, antica, e fedelissima esposta a gli occhi, et alla mente de’ curiosi (1700), non tanto per la sua originalità (riuniva notizie eterogenee, di seconda mano e talora inesatte) né per le sue qualità letterarie, quanto perché l’opera, pubblicata in un agile formato in dodicesimo, inaugurò il genere delle guide partenopee. Meritevole di menzione è pure la Relazione de’ meravigliosi effetti cagionati dalla portentosa eruzione del monte Vesuvio, detto di Somma... seguita dal dì 26. del caduto Luglio, per tutti li due del corrente agosto 1707, stampata con Muzio.
Parrino morì a Napoli probabilmente nel 1716, anche se sulla data della sua morte vi sono notizie vaghe e discordanti.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Modena, Archivio Segreto Estense, Cancelleria, Carteggi e documenti di Particolari, b. 1043, f. «Parini Parino Parrino» (minuta di una lettera inviata a Parrino, 18 febbraio 1684; lettere di Parrino al duca, 20 dicembre 1687, 8 giugno 1688, 3 maggio 1689, 7 settembre 1792, 1° dicembre 1699); Archivio di Stato di Napoli, Notai del XVII secolo, 531, Giuseppe Cerbino, 19, cc. 539v-542r: Societas inter Franc.um Massari, et Dom.um Ant.um Parrino, 12 agosto 1680; 20, cc. 340v-341r: Cassatio, et quietatio pro Fran.co Massari, et Dom. Ant. Parrino, 29 maggio 1681; 32, cc. 399r-403r: Aggreg.o, et societas inter Dom.um Ant.um Parrinum, et Camillum Cavallo, 14 ottobre 1693; 41, cc. 42v-45r: Quietatio ad invicem cum Camillo Cavallo, 21 febbraio 1703; F.A. Soria, Memorie storico-critiche degli storici napolitani, II, Napoli 1781, pp. 470-472; L. Giustiniani, Saggio storico-critico sulla tipografia del Regno di Napoli, Napoli 1793, p. 183; L. Rasi, I comici italiani, Firenze 1905, I, p. 200, III, pp. 219-224; B. Croce, I teatri di Napoli: dal Rinascimento alla fine del secolo decimottavo, Bari 1916, pp. 101 s.; N. Cortese, Gazzette napoletane del Sei e Settecento, in Napoli nobilissima. Rivista d’arte e di topografia napoletana, III (1922), pp. 91-98; B. Croce, Aneddoti di varia letteratura, II, Bari 1954, pp. 299-302; U. Prota-Giurleo, I teatri di Napoli nel ’600. La commedia e le maschere, Napoli 1962, pp. 259-277; N. Cortese, Cultura e politica a Napoli dal Cinque al Settecento, Napoli 1965, pp. 164-168; P. Pironti, D.A. P. (1642-1716), in Id., Bulifon - Raillard - Gravier editori francesi in Napoli, Napoli 1982, pp. 182 s.; G. Lombardi, L’attività carto-libraria a Napoli tra fine ’600 e primo ’700, in Editoria e cultura a Napoli nel XVIII secolo, a cura di A.M. Rao, Napoli 1988, pp. 75-96; A.M. Rao, Mercato e privilegi: la stampa periodica, ibid., pp. 173-179.