FARINI, Domenico Antonio
Patriota, nato a Russi (Ravenna) il 25 febbraio 1777, morto ivi il 31 dicembre 1834. Frequentò il seminario di Faenza, ma entrati i Francesi in Romagna (1796) uscì di seminario, si pose a studiare senza maestri, quindi fu ammesso come aiutante nella commissione locale della nuova Amministrazione centrale dell'Emilia costituita dal Bonaparte, sedente a Ravenna e poi dal Guiccioli, che ne era capo, trasferita a Forlì. Caduta la Cisalpina, il F. fu arrestato e accusato di ateismo: riuscì tuttavia a liberarsi. Con la restaurazione della Cisalpina ebbe impiego nel tribunale di Forlì. Nel 1806 diede in luce il libro: Il criminalista del Rubicone, manuale di procedura penale, con acute osservazioni e proposte di riforme. Poi tradusse e pubblicò la Morale di Holbach, e alcune parti della storia naturale del Buffon; infine diede in luce l'Almanacco del dipartimento del Rubicone, che ebbe lodi da Napoleone, ricco di notizie statistiche sulla storia, sulle leggi e sulle condizioni della Romagna. Iniziata allora la pubblicazione a Forlì del Giornale del Rubicone, il F. ne scrisse il programma (8 dicembre 1809) e vi collaborò. Nel 1815 seguì Murat nel moto per l'indipendenza italiana, poi si ritirò a Russi, dove aprì una scuola privata di matematica e meccanica per artisti. Il F. si era iscritto fra i carbonari: aderì poi ai moti del 1821, e quand'essi fallirono, andò in esilio a Firenze; poi fu confinato a Ferrara, a Modigliana, e al Boncellino; scrisse opuscoli letterarî, in parte pubblicati a Forlì col titolo Prose varie (1824-26). Il F. partecipò pure alla rivoluzione del 1831, e fu nominato capo della polizia a Forlì. Condusse con sé come segretario il suo nipote e discepolo, lo studente medico Luigi Carlo F. (v.). Caduto il governo liberale, il F. tornò a Russi. Colà visse ritirato, occupandosi dell'erezione dell'ospedale e scrivendo una memoria sulle condizioni politiche e sociali della Romagna (1796-1828), rimasta inedita fino al 1899. Odiato dai reazionarî, fu ucciso con una pugnalata menatagli a tradimento alle spalle, mentre rincasava uscendo da una famiglia di amici. Il governo non volle si facessero onoranze alla vittima e non curò di ricercare i colpevoli.
Bibl.: L. Rava, Il maestro di un dittatore (D. A. F.), Roma 1899; id., in La Romagna dal 1796 al 1828, Roma 1899.