CARELLA, Domenico Antonio
Figlio di Giuseppe e di Laura Agrusta, nacque a Francavilla Fontana (Brindisi) tra il 1716 e il 1723, in una famiglia colà residente da circa un secolo (cfr. Primaldo Coco). La prima notizia biografica riguarda il suo matrinionio con Vincenza Maria L'Abate, contratto nella città natia l'8 maggio 1746.
Il C. è il capostipite d'una famiglia di pittori che, preso poi il nome di Carelli, attraverso cinque successive generazioni percorsero quasi per intero l'arco degli svolgimenti della cultura figurativa napoletana dell'ultimo Settecento e dell'Ottocento, nella accezione accademizzante prima e poi principalmente (e con ruolo di protagonisti almeno per quanto riguarda Raffaele e Gonsalvo Carelli) nell'accezione del naturalismo romantico.
Assai scarne le notizie sulla prima attività del C.: si ricordano una copia del Belisario di J. Ribera e quadretti devozionali su rame, datati 1750, in raccolte private di Martina Franca e Francavilla (Foscarini), mentre le opere di più antica data pervenuteci sono, di fatto, le tele con S. Francesco d'Assisi (1757) e S. Antonio da Padova col Bambin Gesù (1759) nella chiesa dei conventuali a Mesagne. Pure firmata e datata 1759 è la pala con la Madonna del Rosario, già sull'altar maggiore della chiesa madre di Francavilla Fontana ed ora nell'antisagrestia, alla quale seguirono, pur esse legate alla ristrutturazione dell'edificio, le tele all'altare del transetto destro, raffiguranti la Madonna coi ss. Giovanni Battista e Lorenzo (dat. 1761) e la Consegna delle chiavi a s. Pietro e la Conversione di Saulo nel presbiterio.
Nel 1762 il C. era a Martina Franca, ove firmò e datò la Madonna del Rosario nella chiesa di S. Domenico ed eseguì probabilmente l'altra pala che è nella stessa chiesa, raffigurante la Madonna della Salute tra due santi.Il1764 è l'anno d'una serie di tele (Presentazione di Gesù al tempio, Battesimo di Gesù, Le nozze di Cana e Deposizione dalla croce)che sono nel convento di S. Benedetto a Massafra.
Non abbiamo più notizie del prolifico pittore fino al 1769, quando lo ritroviamo attivo a Monopoli (pala col Martirio dei cinque santi francescani, nella tribuna della chiesa di S. Francesco) e a Francavilla Fontana (tela dell'Addolorata, nella chiesa madre). Ancora un lungo vuoto di notizie, fino al 1775 quando il C. a Conversano dipinse l'Incoronazione della Vergine per la cattedrale (l'opera fu distrutta nel 1910). Nell'anno seguente, 1776, l'artista firmò (due volte) le complesse decorazioni a fresco (dipinte con l'aiuto del figlio Francesco, tra gli altri) con scene bibliche, storiche e di genere nel palazzo ducale dei Caracciolo a Martina Franca; del 1777, o subito dopo, sono gli affreschi delle gallerie nei palazzi Fighera e Semeraro Montemurro (ora Marinosci) sempre a Martina Franca (Marturano, 1973).
Se nelle opere precedenti egli era apparso come un epigono della maniera solimenesca, da lui rimanipolata però con una certa semplificazione di impianto decorativo, d'ora in poi tendono ad affiorare alcune declinazioni accademizzanti, che comunque ancora non alterano la matrice del barocchetto settecentesco. A questo stesso momento - che comprende pure le cinque tele nella chiesa madre di Francavilla Fontana, tra cui il Rinvenimento dell'immagine della Madonna della Fontana (1777) e il Miracolodegli ulivi (1779; cfr. F. Argentina, La chiesa collegiata di Francavilla Fontana, s.l.né d., pp. 4 s.), nonché le tre tele (Conversione di Saulo, Consegna delle chiavi a s. Pietro e Invenzione della croce, dat. 1778) della chiesa di S. Nicola a Rutigliano - si ha ben ragione di attribuire il S. Domenicogià della confraternita di S. Domenico a Bari e ora nella Pinacoteca provinciale di quella città, opera che anzi meglio palesa la sovrapposizione degli influssi dei modi del De Mura sulla base solimenesca.
L'ultima attività del C., dal 1785 circa alla morte, è segnata dal facile, e piuttosto ovvio, aggiornamento al dettato formale neoclassico in voga a Napoli sugli esempi del Fischetti, dello Starace e del vecchio G. Diana.
è ancora un momento di intensa operosità, comprendente affreschi come i pennacchi con gli Evangelisti, assai deteriorati, del cupolino della cappella del Sacramento nella chiesa di S. Martino a Martina Franca, firmati e datati appunto 1785 (G. Grassi, La chiesa di S. Martino…, Taranto 1929, pp. 166 ss.), gli altri della collegiata dell'Assunta a Ceglie Messapica (1790) e quelli - eseguiti con il figlio Francesco, distrutti nel sec. XIX - nella villa di mons. Capecelatro a Taranto (1796), ma soprattutto serie di pale d'altare, tra le quali di principale impegno furono quelle della cappella del Sacramento nel duomo di Castellaneta (Ultima Cena, 1796; Comunione di s. Pietro, 1797; Nozze di Cana, 1801; David che danza dinanzi all'Arca e I Filistei restituiscono l'Arca agli Ebrei, 1802). Nel 1804il C. era di nuovo attivo nella collegiata di S. Martino a Martina Franca: datò in quell'anno la tela con l'Ultima Cena, e sono probabilmente coevi gli altri dipinti raffiguranti l'Entrata di Cristo in Gerusalemme, la Madonna della Luce e S. Michele arcangelo.
In questo contesto di opere certe e di sostanzialmente univoca configurazione stilistica sembra assai improbabile poter includere la tela ovale con la Nascita del Battista nella chiesa dell'Assunta di Ostuni, la cui attribuzione è stata proposta da M. D'Elia (Mostra dell'arte in Puglia…[catal.], Bari-Roma 1964, p. 197) e che palesa invece il richiamo - esplicito fino alla parafrasi - allo stile di Corrado Giaquinto.
Non conosciamo opere del C. posteriori al 1804. L'artista morì a Martina Franca il 12 (o il 23) sett. 1813 (Primaldo Coco). Dei suoi figli furono pittori Francesco e Gabriele Settimio.
Francesco nacque a Francavilla Fontana l'8 ag. 1750. Secondo il Foscarini, dipinse a fresco e su tela, con "tecnica inferiore a quella del padre", del quale d'altra parte fu uno dei più importanti collaboratori (Marturano, 30 marzo 1971, p. 17); lo stesso elenca alcune opere firmate e datate a Martina Franca; ultima data che di lui conosciamo è il 1805, che appose alle quattro tele dipinte per la chiesa del convento di S. Pasquale a Taranto, tutte siglate. Nel 1773 Francesco aveva sposato Anna Caramia e, dei loro figli, Domenico Antonio e Angelo Raffaele furono pittori.
Di Domenico Antonio (n. a Martina Franca nel 1776) sono ricordati (N. Pignatelli, Biografie sugli scrittori grottagliesi, Napoli 1869, p. 107) gli affreschi eseguiti nel 1838 nella chiesa di S. Francesco de Geronimo a Grottaglie, raffiguranti gli Evangelisti e l'Apoteosi del santo eponimo della chiesa. Non abbiamo altre notizie di questo artista che forse visse in Puglia fino al 1850. Angelo Raffaele (n. a Martina Franca nel 1787) si sarebbe recato invece a Napoli e qui, secondo il Foscarini, avrebbe aderito al gruppo della scuola di Posillipo; nel 1833 (l'anno stesso della sua morte) avrebbe partecipato con due Paesaggi di Napoli alla mostra borbonica, guadagnando il premio d'una medaglia d'oro. Le fonti napoletane sulla pittura ottocentesca non danno però conferma di questi avvenimenti.
Gabriele Settimio, altro figlio del C., nato a Francavilla Fontana, vi fu battezzato il 16 luglio 1757 (Primaldo Coco, p. 259). Si ignorano altri dati biografici e si sa, solo che nel 1780 eseguì per la chiesa di S. Maria degli Amalfitani a Monopoli tre tele, una delle quali, raffigurante Tobiolo, è firmata e riprende, con accenti quasi vernacolari, un modello iconografico diffuso nella pittura napoletana fin dal Seicento.
I suoi figli, tra cui il pittore Raffaele, cambiarono il cognome originale in Carelli.
Bibl.: Lecce, Bibl. prov., ms. 329 (sec. XX): A. Foscarini, Artisti salentini, pp.68-72; A. Foscarini, D. A. C., in Giornale del popolo, 23 settembre 1928; G. Grassi, I pittori Carella, in Taras, IV(1929), 1-2, pp. 97 ss.; M. D'Orsi, Mostra retrospettiva degli artisti salentini (catalogo), Lecce 1939, pp. 22, 33 s.; F. A. Primaldo Coco, D. C. e la sua patria, in Rinascenza salentina, VIII(1940), pp. 253-59; G. Conte-G. Doria, Retrospettiva dei Carelli, in VIMostra naz. di pittura contemp. "Maggio di Bari" (catal.), Bari 1956, pp. 57-61, 70; A. Gambacorta, Artisti salentini dei secc. XIV-XVIII…, in Studi di storia dell'arte in onore di N. Vacca, Galatina 1971, pp. 235-40; P. Belli D'Elia, La Pinacot. prov. di Bari, Bologna 1972, p. 53; N. Marturano, Gli affreschi del C. nel palazzo ducale di Martina, in Giorno per giorno, 30 nov. 1972, pp. 13-15; 30 marzo 1973, pp. 15-18; 15 nov. 1973, pp. 5-8; Id., L'opera di D. C. a Martina, in Gente delle Murge e dei Trulli, 1973.