ALARI, Domenico
Nato a Roma nel 1812 fu direttore d'orchestra e maestro di canto. Ebbe per moglie il soprano Serafina Albacini. Socio dal 1839 dell'Accademia Filarmonica Romana, vi diresse e concertò varie esecuzioni pubbliche e private, alle quali talvolta prese parte come cantante. Sotto la sua direzione furono presentate, rispettivamente nel maggio 1839 e nel luglio 1842, le opere di S. Mercadante I Normanni a Parigi e Il giuramento. Il suo nome figura inoltre nei saggi privati dati dall'Accademia dal 1840 al 1847; in questi furono eseguite, tra l'altro sue trascrizioni per più pianoforti della sinfonia della Semiramide di G. Rossini e di quella della Giovanna d'Arco di G. Verdi. Nel 1846 fece eseguire un suo inno in onore di Pio IX, Osanna, osanna, è l'Iride, su parole di Iacopo Ferretti. L'anno successivo sostenne la parte di Publio nella Vestale di Mercadante, diretta in saggio pubblico da Enrico Gabrielli. Nel marzo 1856 diresse a palazzo Venezia, sempre per conto della Accademia Filarmonica Romana, ricostituita in quell'anno dopo un periodo di inattività, L'assedio di Corinto di G. Rossini, che riscosse grande successo. Partecipò ancora a saggi privati nel 1856 e nel 1857. Quando nel 1860, in seguito a una dimostrazione anticlericale scoppiata durante l'esecuziotie degli Arabi nelle Gallie di G. Pacini, l'Accademia Filarmonica fu disciolta, l'A. fu uno dei soci che, con le loro dimissioni, ne accelerarono lo scioglimento. Ciò gli valse un violento attacco da parte del giornale La Nazione di Firenze, che, in una corrispondenza da Roma, lo definiva maestro di musica "per creazione pontificia, giudicato infelicissimo compositore in un esperimento dato innanzi alla Congregazione di S. Cecilia" e lo accusava di avere, con l'avvocato Felice Compagnoni, "usato ogni possa per far sciogliere l'Accademia e ricostruirla a suo modo". Nel 1874 l'A. diede vita, insieme con esponenti dell'aristocrazia clericale e con musicisti professionisti, alla Società Musicale Romana, di cui fu nominato presidente della commissione provvisoria e poi presidente della musica. Per conto di questa istituzione diresse nel maggio di quell'anno alla sala "Dante" una scelta di brani del Mosè di G. Rossini. Pochi giorni dopo, dovendo allontanarsi temporaneamente da Roma, lasciò la carica di presidente della musica, che fu assunta da Domenico Mustafà, e fu nominato presidente onorario.
Morì il 7 ott. 1879.
Bibl.: A. Cametti, L'Accademia Filarmonica Romana dal 1821 al 1860, Roma 1924, passim; A. De Angelis, Domenico Mustafà, la Cappella Sistina e la Società Musicale Romana, Bologna 1926, pp. 111-114.