AIROLDI, Domenico
Nato a Lecco verso la metà del sec. XV, entrò nella Congregazione benedettina di Monte Oliveto nel 1464. Nel capitolo convocato in Siena il 4 maggio 1484 venne eletto generale dell'Ordine.
In questo suo primo generalato ottenne da Innocenzo VIII la conferma di tutti i privilegi, anteriormente concessi alla sua Congregazione, e la cessione dei monasteri di S. Croce di Sassovivo (Foligno), di S. Maria di Castione (Parma) e di S. Pietro in Bovara (Trevi). Per suo ordine vennero stampate, per la prima volta, quattrocento copie del breviario per uso della Congregazione. Nel 1485 ordinò al benedettino Antonio da Lecco di comporre il Liber Privilegiorum, nel quale fossero raccolti i privilegi e i documenti storici dell'Ordine. L'impulso da lui dato alla raccolta dei materiali per la storia degli olivetani, dovette sfociare, secondo lo Scarpini, nella compilazione della Cronaca della Cancelleria, la cui data di composizione sembra possa riferirsi appunto agli anni del primo generalato dell'Airoldi.
Riconfermato nella carica per il biennio seguente, lasciò il generalato nel 1488, per riprenderlo nuovamente il 16 apr. 1497. Questa volta abrogò la costituzione relativa alla conferma dell'abate generale per il biennio seguente quello della prima elezione, imponendo per la rielezione un intervallo di almeno quattro anni. La riforma, tuttavia, non ebbe valore per il proponente, che venne rieletto nel capitolo generale del 1499, restando confermato sino al maggio del 1501. In questo periodo procedette ad importanti restauri della sede di Monte Oliveto, costruendo una nuova biblioteca e il dormitorio, che fece affrescare da Luca Signorelli (1498) con la storia di s. Benedetto. Eletto nuovamente abate il 13 apr. 1505, ottenne da Giulio Il importanti privilegi e il monastero di S. Bartolomeo in Strada di Pavia. Nell'agosto del 1505 chiamò ad affrescare il chiostro dell'archicenobio di Monte Oliveto il Sodoma, che vi lavorò sino al 1508. Ancora abate generale l'11 maggio i 511, rinunziò alla carica al termine del biennio, ritirandosi nel 1514 al priorato di S. Angelo Villanova Sillaro, dove si spense nel 1516.
L'A., secondo il Luchini, sarebbe da identificare con l'antenato abate del Don Rodrigo manzoniano. Ma il Bruni osservava, che, dovendosi scartare "la vecchia tesi accreditata da certe indicazioni che sarebbero state fornite oralmente dallo stesso Manzoni, secondo la quale Don Rodrigo apparteneva alla famiglia Airoldi di Lecco, tale identificazione resta esclusivamente basata sul fatto che in tutto quel territorio non esiste memoria di nessun altro abate di qualche importanza storica, all'infuori dell'Airoldi": il che non basta certo per una sicura identificazione del personaggio descritto dal Manzoni.
Bibl.: L. Luchini, Commentario dei Promessi Sposi, Lecco 1904, p. 66;B. Bruni, Don Rodrigo e l'abate "terrore dei suoi monaci", in La Lettura, 1927, pp. 312-314; M. Scarpirii, I monaci bened. in Monte Oliveto, Alessandria 1952, pp. 107 ss., 119 ss., 128 ss., 135 ss.