DOLOMITE
. Minerale dedicato a Dolomieu (v.), che per primo lo distinse dalla calcite. È carbonato doppio di calcio e di magnesio CaMg (CO3)2 avente la composizione centesimale: CO2 = 47,80%; CaO = 30,50%; MgO = 21,70%. Cristallizza nella classe romboedrica del sistema trigonale. La costante del romboedro fondamentale è α = 102°58′. I cristalli sono formati di solito dal romboedro {100}, solo o combinato con la base {111}, oppure dal romboedro {3−1−1}. Non è raro il prisma {2−1−1}. Striature orizzontali ricorrono spesso sulle facce di {100}, le quali possono essere talmente incurvate da dare al cristallo l'abito selliforme. I geminati, semplici o polisintetici, seguono leggi diverse che furono riconosciute e descritte da Q. Sella (Studî sulla mineralogia sarda, Torino 1856). Di esse le più frequenti sono quelle secondo (111) e successivamente secondo (1−0−1) e (110). Analogamente alla calcite, la dolomite si presenta anche in masse considerevoli di aggregati compatti, granulari o distintamente saccaroidi, talora fossiliferi (v. dolomia).
La cella fondamentale della dolomite, con i lati paralleli agli assi coordinaii, comporta quattro molecole del composto ed ha il lato a0 = 6,18 Å. Il tipo strutturale è analogo a quello della calcite, infatti la differenza consiste nell'alternarsi degli atomi di calcio e degli atomi di magnesio nella serie dei piani normali all'asse A3.
Il minerale ha sfaldatura perfetta secondo (100), frattura concoide, durezza da 3,5 a 4, peso specifico da 2,8 a 2,9; splendore da vitreo a madreperlaceo. Il minerale puro è trasparente; otticamente uniassico e negativo: i valori degl'indici di rifrazione per la luce del sodio sono: ω = 1,68174, ε = 1,50256.
Molte dolomiti contengono in miscela isomorfa carbonato di manganese e carbonato di ferro il quale può anche raggiungere una notevole percentuale. Se essa supera il 5% il minerale è classificato come ankerite (v.).
La dolomite si scioglie con discreta facilità negli acidi forti; negli acidi freddi e diluiti invece non dà sensibile effervescenza. La distinzione fra calcite e dolomite, nei casi in cui non possono soccorrere i metodi ottici e chimici, si fa abbastanza bene per mezzo di uno dei diversi metodi di reazioni colorate proposti. Il metodo di Y. Lemberg è tra quelli più controllati; esso consiste nel fare agire per qualche secondo una soluzione di cloruro di ferro e successivamente di solfuro d'ammonio: la calcite si copre di una patina nera di solfuro di ferro, mentre la dolomite resta incolora o tutt'al più acquista una leggiera tinta brunastra. Il minerale a 832° si dissocia secondo alcuni direttamente:
secondo altri invece la decomposizione avverrebbe in due tempi:
La dolomite può avere origine sedimentaria o metasomatica (v. calcite). Cristalli perfetti e limpidi si trovano nel calcare saccaroide della Valle di Binn; cristalli selliformi in quasi tutte le dolomie di Lombardia, del Trentino, del Cadore, e anche nel marmo di Carrara insieme a calcite e quarzo. I cristalli più belli e anche di dimensioni notevoli si rinvengono a Traversella, insieme a pirite e magnetite. In aggruppamenti di cristalli la dolomite è comune nelle miniere di Banská Štiavnica (Cecoslovacchia) e Freiberg (Sassonia). La dolomite si usa nella metallurgia per rivestire i forni Martin. Si usa anche nell'industria chimica per la preparazione di anidride carbonica e dei sali di magnesio.