DOLICHENO (Dolichenus)
Nome con il quale i Romani designavano il dio locale di Dolichè nella Commagene il cui culto, sviluppatosi in epoca relativamente tarda, fu importato in Occidente alla fine del I sec. d. C. dai mercanti e soldati originarî di quella regione e identificato con quello di Giove (Iuppiter Optimus Maximus Dolichenus).
Come altre divinità orientali, D. ebbe molto favore a Roma e nell'Impero, specie nel II e nel III sec.; nel IV sec. se ne perde ogni traccia. Oltre che a Roma, ove ebbe almeno due santuarî, il culto di D. era diffuso specialmente in Pannonia, Dacia, Germania, Britannia e in Africa a Lambesi: particolarmente devoti a D. erano i soldati.
Il tipo del dio, armato di bipenne e di fulmine in piedi sul toro, risale all'iconografia del hurrita Teshup (v.) e del semitico Hadad (v.). In età romana il tipo, che troviamo diffuso con poche varianti in tutto l'Impero, deve derivare dalla statua di culto del santuario di Dolichè. Lo dimostra una statua marmorea trovata nei pressi di Aleppo rappresentante il dio barbato, in piedi sul toro, in abito militare (corazza, paludamentum, calzari), con la testa coperta di un berretto frigio; nella mano destra teneva la bipenne (perduta) e nella simstra la folgore. L'abito militare è una prova della devozione che ispirava in Oriente la divinità dei Cesari; infatti per esprimere la potenza di un dio si dava a questo l'uniforme dell'imperator (Cumont).
Importato in Europa, il tipo subì - ma solo eccezionalmente - qualche trasformazione. Una statua di Carnuntum (Petronell, Coll. Traun) rappresenta D. in costume orientale con tunica cinta alla vita, mantello affibbiato sulla spalla, anassiridi, alto berretto frigio. Entrambe le braccia sono abbassate e reggono la bipenne e il fulmine. Anziché in piedi sul toro, il dio è rappresentato col toro accosciato accanto mentre appoggia un piede sulla sua groppa con un motivo statico caro agli artisti del IV secolo (Posidone del Laterano). Il costume persiano è documentato anche in un rilievo di MaraŞ; (Germanicia) giudicato del I sec. a. C.
In un rilievo nell'Antiquarium di Berlino, proveniente da Roma, D. ha invece un'alta tiara da cui sfuggono i capelli, che discendono con una lunga treccia sulle spalle. Indossa una corazza, riccamente adorna, su chitone a lunghe maniche e ha in mano i soliti attributi. Accanto a lui è la Giunone Dolichena. Una placchetta argentea da Heddernheim, nel British Museum, lo rappresenta in piedi senza il toro, seminudo, con clamide gettata sulla spalla sinistra, col braccio sinistro sollevato e appoggiato ad uno scettro con il fulmine nella d. e un'aquila ai piedi, come una comune immagine di Giove.
Nelle figurazioni a rilievo o a tutto tondo, il dio è spesso accompagnato dalla Giunone Dolichena sul cervide, e da altre divinità (Dioscuri, Sole, Luna, Iside, Serapide, Minerva, Ercole, Esculapio, Igea, ecc.). Appare talvolta incoronato dalla Vittoria ed ha spesso accanto l'aquila, simbolo di Giove.
D. è riprodotto in varie statue a tutto tondo (Roma, Museo Capitolino, dove è pervenuto dal Dolocenum dell'Aventino; Vienna, museo; Stoccarda, museo - proveniente da Marsiglia - ecc.), in rilievi (Museo Capitolino, sempre dal Dolocenum, cit.), in piccoli bronzi e in alcune caratteristiche placchette triangolari pure di bronzo (da Kömlöd nel museo di Budapest; da Heddernheim nel museo di Wiesbaden; da Jassen presso Bononia nella Mesia, ora nel museo di Widin; da Trigisamum ora a Vienna; da Maur an der Url, pure a Vienna).
Tra i più ricchi ritrovamenti di monumenti relativi al culto di D. sono quelli del Dolocenum di Roma (1935) e di Maur an der Url, in Austria (1937).
Bibl.: Sul culto e le immagini di D.: S. Reinach, in Dict. Ant., s. v. Dolichenus (1892); F. Cumont, in Pauly-Wissowa, V, 1905, cc. 1276-81, s. v.; id., in Études Syriennes, 1917, p. 173; H. Dermicioglu, Der Gott auf dem Stier, Berlino 1939; A. H. Kan, Juppiter Dolichenus, Leida 1943; E. Will, in Annales Arch. de Syrie, I, 1951, p. 153 ss.; R. J. Tournay-S. Saonaf, in Annales Arch. de Syrie, II, 1952, p. 169 ss. Sul ritrovamento del Dolcenum di Roma: A. M. Colini, in Bull. Com., LXIII, 1935, p. 145 ss.; Epigraphica, I, 1939, p. 119-141. Sul ritrovamento di Maur an der Url: R. Noll, Der grosse Dolichenusfund von Maur a. d. Url e Neue Denkm. aus dem Kulte des J. D., in Neue Jahrbb. für Antike und Deutsche Bildung, 1939.