DOLICHENO (Dolichēnus)
Nome col quale i Romani designavano una divinità, siro-hittita affine al dio della tempesta Teshup, della città di Doliche nella Commagene, dove ebbe nel sec. III d. C. un grandioso tempio. Il suo culto penetrò nell'Impero dopo la conquista della Commagene per opera di Vespasiano; e si diffuse specialmente nell'esercito, come attestano le numerosissime epigrafi, nelle quali il dio è designato col nome di Iuppiter Optimus Maximus Dolichenus assumendo carattere universalistico. In Roma il dio ebbe, sin dalla fine del sec. II, un sacrario privato sull'Esquilino e, poco dopo, anche un santuario pubblico sull'Aventino. È rappresentato di frequente in figura di un uomo barbato, ritto sul dorso di un toro, rivestito di corazza e schinieri, col fulmine nella mano sinistra e la doppia ascia nella destra: la formula ubi ferrum nascitur, che nelle iscrizioni segue spesso al suo nome, ne mostra il rapporto coi popoli metallurgici dell'Asia Minore, i quali probabilmente ne portarono il culto in Commagene.
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