DOLFIN, Giorgio (Zorzi), detto Bagion
Nacque nel 1396 da Francesco di Giovanni e da donna Orsa a Venezia, e probabilmente nella residenza che gli fu poi consueta, il palazzo di S. Canciano (Arch. di Stato di Venezia, Avogaria di Comun, Balla d'oro, reg. I, c. 48).
Il D. era terzogenito: i suoi fratelli si chiamavano rispettivamente Giovanni, Nicolò, Giacomo, Vittore, Orso (Ibid., Misc. codd., I, St. veneta 19: M. Barbaro - A. M. Tasca, Arbori de' patritii veneti, III, cc. 290 ss.). La data di nascita si desume dall'atto di approvazione al Maggior Consiglio avvenuto il 4 dic. 1414 al compimento del diciottesimo anno, dopo la presentazione agli avogadori di Comun in data 26 nov. 1414 ad opera del fratello Giovanni e di Benedetto di Giovanni Dolfin, suoi tutori. Dei fratelli sappiamo che Giovanni, poi canonico di Treviso, fu sacerdote e che Giacomo si dedicò ai commerci del Levante. Il D. nel 1421 sposò una figlia di Giovanni Gradenigo (Ibid., Avogaria di Comun, 36, c. 13 a) da cui ebbe Maddalena, morta nubile nel 1506. Il soprannome Bagion, che nel Barbaro compare come "Baron da S. Felise" (Barbaro-Tasca, ibid., c. 293; M. Foscarini, Della letteratura veneziana, Venezia 1854, p. 116, n. 117), passò anche ai figli, Pietro e Vittore (M. Sanuto, in Venezia, Bibl. naz Marciana, Mss. It., cl. XI, 328, c. 297; Arch. di Stato di Venezia, Cronache dei matrimoni, c. 115a). Nel 1424 egli sposava in seconde nozze Barbarella Contarini fu ser Ruggero (Ibid., ibid., c. 113 b). Dal matrimonio nacquero Pietro, Francesco, Giacomo, Leonardo, Vittore, Domenico e due figlie, Lucrezia e Pellegrina, quest'ultima monaca al monastero degli Angeli di Murano (testamenti del D. e di Barbarella, Ibid., Atti Tomei, 1238, n. 86, e Atti Rizzo, 1227, n. 174). Il figlio Francesco nel 1445, all'atto dell'approvazione al Maggior Consiglio, si trovava a Corone (Ibid., Balla d'oro, reg. II, c. 197 a). La famiglia disponeva di beni a Venezia e a Treviso, dove aveva una propria cappella nella chiesa di S. Margherita (testamento del D.: Ibid., Atti Rizzo, 1227, n. 174). Ereditò dal canonico suo fratello una biblioteca (Giovanni morì nel 1436 e fu sepolto nella cattedrale di Treviso in una tomba fatta costruire dal D.; tomba ed iscrizione sono scomparse, ma ne resta memoria in un codice dell'archivio di Ca' Dolfin a Rosà). Nel 1433 morì a Salonicco il fratello Giacomo che lasciò al D. metà della sua sostanza e metà ai figli del fratello Nicolò, in caso di morte del suo erede, il figlio Delfino (Arch. di Stato di Venezia, Atti De Stefani, 1232, n. 291).
Dotato di beni, legato da parentela a Giacomo figlio del doge Francesco Foscari, il D. ebbe modo di partecipare alla vita politica veneziana nei suoi aspetti festivi e mondani: l'orazione in latino recitata per l'arrivo di Francesco Sforza è inserita, tradotta, nella sua cronaca. Ebbe a frequentare le prediche di Bernardino da Siena e ricordare di essersi recato il 30 maggio 1449 a S. Nicolò di Lido per venerarvi assieme ai figli le reliquie dei ss. Nicolò e Teodoro; assistette nel 1451 all'ingresso e nel 1456 alle esequie delle spoglie di Lorenzo Giustinian. Assai vicino alla politica del Foscari, nel 1446 assieme al podestà Francesco Da Lezze si recò a ricevere a Treviso Giacomo Foscari al suo rientro dall'esilio in Napoli di Romania e assistette anche al commiato di Giacomo dal padre prima della sua partenza per la Canea, donde non ebbe a rientrare (S. Romanin, Storia documentata di Venezia, IV, Venezia 1855, pp. 285 s.).
Abbiamo varie notizie circa suoi compiti pubblici: nel 1422 compare come garante di ser Marino Michiel, capo del sestiere di S. Marco (Arch. di Stato di Venezia, Segretario alle Voci, reg. IX, c. 134, 14 giugno 1422). Dal 30 marzo 1422 al 30 marzo 1423 fu "pagatore agli armamenti" (Ibid., ibid., c. 169). Il 28 ott. 1447 venne eletto bailo e capitano di Durazzo, dietro garanzia di Fantino Dolfin fu Nicolò (Ibid., ibid., reg. IV, c. 73). Ma il D. rinunciò al gravoso e impegnativo compito dopo soli otto giorni dalla nomina e fu sostituito da ser Francesco Piermarino Paolo Zane (Ibid., ibid., c. 73). Il 3 luglio 1449 come provveditore di Comun, assieme ad Andrea Mocenigo, intervenne nella delibera circa gli interessi delle navi che facevano il viaggio di Levante (Ibid., Senato. Mar, III, c. 128rv). Si trattava di otto navigli da iscriversi alla Cancelleria di Comun per navigare verso la Siria e verso Acco, liberi da concorrenza. La delibera venne respinta mentre passò la facoltà di navigare per il Levante a tutte le navi che volessero. Il D. nel 1453-1455 fu fra gli ufficiali sopra gli Uffici con compiti di revisione di magistrature veneziane nel loro funzionamento. Fece in quel periodo anche parte del Consiglio dei pregadi, posizione che gli consentì di partecipare alla elaborazione di provvedimenti legislativi importanti per la Repubblica.
Il 22 giugno 1455 il D. cessò dalla carica di ufficiale agli Uffici; nel 1458, all'atto del matrimonio del figlio Pietro, risulta ormai deceduto.
Il suo testamento risulta redatto il 12 marzo 1448 ma rimase fra le carte del figlio e fu pubblicato solo dopo la morte di questo il 16 dic. 1507.
Come senatore il D. ebbe diretta conoscenza della vita politica anche se non ebbe modo di mettersi in luce particolarmente e questo gli consentì nella sua attività di cronista l'accesso a fonti di prim'ordine. La cronaca del D. (Cronica de la nobel cita de Venetia et de la sua provintia et de destretto) assai voluminosa è poco utile per la storia anteriore al sec. XV, ma è assai documentata per gli anni 1420-1470. Di essa sono stati editi estratti da G. M. Thomas relativamente alle prese di Costantinopoli del 1204 (Sitzungsberichte der K. Bayerischen Akademie der Wissenschaften, IV [1864], 2, pp. 67-80) e del 1453 (ibid., VIII [1868], 2, pp. 1-41). Per quel che riguarda il sec. XV l'opera del D. assume l'andamento di un giornale o diario come la cronaca di Antonio Morosini ed usa buone fonti ufficiali anche se fa uso della cronaca marciana Mss. It., cl. VII, 2034 e del Morosini. La cronaca ci è giunta nei codici Marc. It. VII, 794 (8503) - con le integrazioni del figlio Pietro - e Marc. It., VII, 795 (8755).
Fonti e Bibl.: Venezia, Bibl. naz. Marciana, Mss. It., XI, 328 (7330): G. Banetta, Codici italiani latini illustrati, ff. 289-296, 297-300; M. Zannoni, G. D. cronista veneziano del sec. XV, in Memorie della R. Accademia di scienze lettere ed arti in Padova, LVIII (1941), pp. 5-23; Id., Le fonti della cronaca veneziana di G. D., in Atti dell'Istituto veneto di scienze, lettere ed arti, CI (1941-42), pp. 538-546; Id., Il dramma dei Foscari nella Cronaca di G. D., in Nuova Riv. storica, XXVI (1941), pp. 201-15; F. Thiriet, Les chroniques vénitiennes de la Marcienne, in Mélanges d'archeologie et d'histoire. Ecole Franfçaise de Rome, LXVI (1954), pp. 286-go; H. Baron, From Petrarch to Leonardo Bruni, Chicago 1968, pp. 180-88; A. Carile, La cronachistica veneziana (secc. XIII-XVI) di fronte alla spartizione della Romania nel 1204, Firenze 1969, pp. 116 s.; Rep. fontium historiae Medii Aevi, IV, p. 230.