dolce (dolze)
Il termine torna frequentemente: in Inferno 19 volte, in Purgatorio 44, in Paradiso 43, in Vita Nuova 16, in Rime 27, in Convivio 27, in Rime dubbie 3, in Fiore 8 e in Detto 3. Con valore proprio l'aggettivo d. è riferito al senso del gusto, in locuzione figurata, in Rime CIV 94 e Pg XXVII 115 dolce pome (al plurale, in If XVI 61); Cv IV VIII 1 dolci frutti, Pg XXXII 44 legno dolce al gusto, XXXIII 138 Lo dolce ber, Pd VII 12 dolci stille, XXIII 57 latte... dolcissimo; in Pg XXIII 86 l'aggettivo dà valore antifrastico alla parola assenzo, nell'espressione in cui d. è definito l'assenzio di per sé amaro, con metafora riferita alle pene purificatrici del Purgatorio (con espressione analoga il Petrarca: Rime CCXV 14 " Po far chiara la notte, oscuro il giorno, / E 'l mèl amaro et adolcir l'assenzio "). Con una sineddoche è detto di pianta che produce un frutto di dolce sapore, in If XV 66 si disconvien fruttare al dolce fico. Si contrappone ad amaro, in contesto metaforico, in Cv IV II 4, Pd VIII 93, Fiore XVI 3.
Con significato estensivo è riferito a quanto è dilettevole, gradito alla vista, in If X 69 dolce lume, come in Pg XIII 16, con espressione mutuata da Eccl. 11, 7; If X 130 dolce raggio, Pg I 13 dolce color d'orïental zaffiro, Pd III 3 dolce aspetto, e Cv IV XXV 12. È detto di suoni dilettevoli a udirsi, armoniosi, con riferimento al canto, alla musica, al ritmo dei versi, a una lingua, in Vn XII 12 15 dolze sono (ripreso al § 16), e XIII 4 nome... dolce a udire; Rime XC 21 dolce favella; CXIII 2; Cv II VI 4 dolci parole; XIII 23; Pd VI 126 e XVII 44 dolce armonia; If XIII 55 dolce dir, XXXI 69 dolci salmi, Pg VI 80, XXVIII 59 e XXIX 36 dolce suon; VIII 14, IX 141, XXI 88, XXIX 22, XXX 94, XXXII 90, XXXIII 2; Pd VI 124, X 66 e 143, XII 8, XIV 119, XV 4, XVI 32, XXI 59, XXV 131, XXVII 3, e al superlativo, in XXVI 67.
La ‛ dolcezza ' per D. è un carattere essenziale della poesia del dolce stil novo (Pg XXIV 57), e ne riassume gli aspetti formali, linguistici, sintattici e metrici. Costanti sono in lui, riferiti a rime di amore, gli attributi ' dolce ', ‛ lene ' e ' soave ', contrapposti ad ‛ aspro ' (v.) e ‛ sottile ', riferiti alla poesia di argomento dottrinale e in generale non amoroso. Per il Bosco, D. non adopera " la parola ‛ dolce ' e i suoi sinonimi in senso generico: si tratta invece della designazione d'una precisa, specifica qualità linguistico-stilistica d'una determinata tonalità, strettamente connessa a una determinata materia ": così in Cv IV Le dolci rime d'amor 1 (ripreso in I 9 e II 3), nell'episodio del Guinizzelli (Pg XXVI 99 e 112), e in Rime LXXXV 1 e CXIV 14 (vedi DOLCEZZA).
Ancora con significato estensivo è detto del clima " mite " o di fenomeni con esso collegati: Rime CI 10 il dolce tempo che riscalda i colli, e C 67; If I 43 la dolce stagione; VII 122 aere dolce; Pg XXVIII 7 aura dolce; Pd XII 47 zefiro dolce.
L'aggettivo torna con valore figurato per " amato ", " caro ", in espressioni affettive che indicano Virgilio, unito agli appellativi poeta, duca, padre, segnor, maestro, pedagogo: in If VIII 110, XVIII 44, XXVII 3, Pg IV 44 e 109, VI 71, X 47, XII 3, XV 25 e 124, XVII 82, XVIII 13, XXIII 13, XXV 17, XXVII 52, XXX 50 (al superlativo). Con lo stesso valore è riferito a Beatrice, in Pd III 23 e XXIII 34 dolce guida, e XXII 100 dolce donna; a Stazio, in Cv IV XXV 6 dolce poeta; a D. stesso, in Pg III 66 e nell'espressione familiare pronunciata da Forese in Pg XXIII 97 O dolce frate; a Maria, in Pg XX 19; ad Amore, in Rime LXXX 9 dolze figura, Vn IX 3 dolcissimo segnore, Rime LXXXVI 7 e Rime dubbie XIV 6 e XVI 4 (riferito all'amore di carità che lega a Dio, in Pd XIII 36 e XX 13); ancora in Rime LXXII 14, XCI 85, Pg VIII 3, IX 3, XIX 19, Fiore CXCII 10 e Detto 143.
Il termine d. per " amabile ", " piacevole ", è legato a ciò che ha relazione con la persona cara: in espressioni riferite a Beatrice, in Vn XXXIX 10 13 e Rime LXVIII 15 dolce nome, LXVII 11 [occhi] soavi e dolci, LXVIII 27, Pd XXX 26 (in espressione analoga, riferita genericamente a Madonna: Rime CXVI 58, Cv III Amor che ne la mente 57 dolce riso, ripreso in VIII 8), e ogni suo atto è detto dolcissimo (Vn III 2, X 2, XXI 8); così in Rime L 27, CII 43, Cv I X 13, IV I 8, Pd XI 77, XXVII 84, e Rime dubbie III 5 11, XXVII 10, Fiore LXVII 9, CXLIX 11, Detto 183 e 198; in Fiore XCI 4, in endiadi con umano, è riferito a uomo. Riferito agli aspetti della filosofia, il termine acquista una connotazione morale: Cv III XIV 12 sembianti onesti, dolci; II XV 4 dolcissimi... sembianti; IV XXX 6 lo sguardo suo dolcissimo. L'aggettivo esprime il sentimento di dolcezza che alberga nel cuore del poeta e assume la connotazione di " accorata ", " affettuosa ", in Rime dubbie II 14 eo ti fo dolce preghiera. In altri casi definisce manifestazioni dell'animo che nascono da amore: Vn XXXI 10 24 dolce desire; Rime XLIX 8 dolce speranza; C 37 dolzi pensier; Cv II VII 5, If V 113 e 118.
Si trova anche riferito a nomi di luoghi che suscitano piacevoli ricordi e che talvolta sono rievocati con una sfumatura di nostalgia e di rimpianto: Rime L 5 dolce paese; LVII 15; Cv I III 4 dolce seno (di Firenze); If VI 88 e X 82 dolce mondo; XXVII 26 dolce terra, XXVIII 74 dolce piano, Pd III 107 dolce chiostra, XV 132 dolce ostello; in Pd XXXII 101 dolce loco è l'alto seggio ove s. Bernardo gode della sua condizione di beato. Ripete un'espressione virgiliana (Aen. V 214 " dulces... nidi ") in If V 83, riferito al nido in cui posano i dolci nati (Pd XXIII 2). La stessa connotazione affettiva si avverte in If XXIV 21, riferito al piglio con cui Virgilio si volge al discepolo, e in Pg XV 89 ad atto... di madre. Dolcissima in Vn XXIII 9 è definita la Morte, attesa ansiosamente come soave e dolce... riposo (XXXIII 6 11).
Nell'accezione di " piacevole ", " gradito ": Rime LX 6, LXII 5 e 8, C 64; Vn VII 4 9 e XXXIII 6 11, in dittologia con soave; XIII 4, XXIII 27 73, Cv II I 1, I VII 2 (in opposizione ad amara, detto della vera obedienza), 4 (3 volte, sempre in antitesi con ‛ amaro ') e 5, IV IV 10, V 8; Pg XXII 130, Pd VIII 39, XX 136, Fiore CIII 7, CXXIII 6, CXXXIX 3; in locuzione verbale per " addolcire ", in Pg XX 96 la vendetta che, nascosa, / fa dolce l'ira tua nel tuo secreto.
La beatitudine è definita con efficace accostamento di termini dolce gioco (Pg XXVIII 96) e dolce frui (Pd XIX 2); l'aggettivo è riferito allo Spirito Santo, dolce vapore, in Pg XI 6, e sempre nel Paradiso torna connesso con l'idea della condizione delle anime: dolce vita, in IV 35, XV 66, XX 48, XXV 93; dolci vinci, in XIV 129; dolce stella, in XVIII 115. Vedi anche DOLZE-RIGUARDO.
L'aggettivo è sostantivato: in senso proprio, contrapposto ad acerbo, in Pd XVIII 3 temprando col dolce l'acerbo, e ad amaro, in Rime XCI 19 Entrano i raggi di questi occhi belli /... e portan dolce ovunque io sento amaro; per " dolcezza ", " piacere ", in Pd XXXIII 63 ancor mi distilla / nel core il dolce che nacque da essa, Rime C 65 la morte de' passare ogni altro dolce.
Con uso avverbiale, in Vn XIX 5 6 Amar sì dolce mi si fa sentire; Pd XXIII 97 Qualunque melodia più dolce sona, e XXIII 128 cantando si dolce. Secondo un uso abbastanza frequente nell'italiano antico, in Cv IV XXV 1 la... grazia s'acquista per soavi reggimenti, che sono dolce e cortesemente parlare, dolce e cortesemente servire e operare, il suffisso -mente di cortesemente vale anche per dolce.
Bibl. - U. Bosco, Il nuovo stile della poesia dugentesca secondo D., in Medioevo e Rinascimento. Miscellanea B. Nardi, I, Firenze 1955, 79-101 (rist. in D. vicino, Caltanissetta-Roma 1966, 29-54); C. Musumarra, Il C. XIII del Purg., in Lect. Scaligera II 447 n. 1; U. Bosco, Il c. XXIII del Purg., in D. vicino, cit., 150-171.