DODONE
Creato vescovo di Roselle (presso Grosseto) nell'ultimo periodo del pontificato di Niccolò II, D. successe a Gerardo, vescovo sicuramente sino al gennaio del 1060, Fu consacrato prima dell'aprile dello stesso anno, quando, come vescovo della città toscana, sottoscrisse una bolla pontificia relativa al riconoscimento dei privilegi goduti dall'abbazia di S. Pietro in Angera.
Ordinato vescovo in un periodo storico particolarmente difficile per il delinearsi del conflitto tra Papato e Impero nel quadro del moto di riforma ecclesiastica iniziata da Niccolò I I e culminata con la promulgazione da parte di Gregorio VII del Dictatus Papae, D. sembra aver appoggiato lo sforzo riformatore promosso da Niccolò II. Intrattenne infatti con il pontefice rapporti di collaborazione che lo portarono nel 1061 ad essere in Benevento, insieme con Bernardo cancelliere di Niccolò II, come vicario papale al sinodo promosso dall'arcivescovo Udalrico con il patrocinio del principe Landolfo IV di Benevento. Nel corso del sinodo vennero dibattute anche tematiche legate alla riforma della Chiesa, ma in particolare la firma di D. compare in calce al documento stilato a conclusione dei lavori, in cui venivano riconosciute legittime, con l'unanime consenso degli intervenuti, le rivendicazioni sostenute dall'abate del monastero di S. Sofia contro il vescovo Leone di Dragonara, circa la giurisdizione sulle chiese di S. Maria in Nolicino e di S. Benedetto di Dragonara.
La corte imperiale in realtà non aveva mai considerato valida l'elezione di Niccolò II, un papa eletto fuori Roma, a Siena, alla presenza dei soli cardinali, il quale, con i suoi provvedimenti, aveva colpito alla radice la "Chiesa imperiale". Tuttavia non poté impedire che alla sua morte, avvenuta il 27 luglio 1061, venisse eletto con il nome di Alessandro II il vescovo di Lucca, Anselmo da Baggio, un uomo energico che continuò la politica riformatrice di Niccolò II. La rottura completa avvenne allorché a Basilea, in un concilio indetto dalla reggenza imperiale, fu eletto, con il nome di Onorio II, Cadalo vescovo di Parma, in funzione antialessandrina. Nel conflitto che ne derivò D. dovette schierarsi ancora una volta a favore del papa riformatore. Per quanto non sia attestata una sua partecipazione al conflitto armato che vide le forze di Alessandro II contrapporsi a quelle di Onorio II, una missiva del 1062 inviata da Alessandro II a Tegrino, vescovo di Massa Marittima, per invitarlo ad intercedere a favore di D., prigioniero di Ugo, figlio del conte Radulfo, probabilmente signore di Volterra, testimonia la fedeltà di D. ad Alessandro II. I motivi del conflitto non sono specificati nella lettera, che accenna invece ad una prigionia di D. protrattasi per oltre tre mesi, e conclusasi solo grazie all'intervento di Alessandro II.
Negli anni turbolenti che vedevano la riforma faticosamente affermarsi in Italia, la diocesi di Roselle, per quanto ormai in decadenza, si proponeva come una delle più estese dell'Italia centro-settentrionale, limitrofa a quelle ben più prestigiose di Siena e di Lucca. Proprio a Lucca aveva svolto il suo ministero Anselmo da Baggio prima della sua elezione a pontefice, e questa coincidenza induce a credere nell'esistenza di rapporti tra D. e Alessandro II, anche prima della sua elezione. In effetti, gli stretti rapporti tra Roselle e Lucca sono testimoniati da un documento del 1068 in cui D., come vescovo di Roselle, funge da testimone per il vescovo di Lucca, in occasione di una nuova investitura della cattedrale per alcuni terreni posti ad Asciano, nel contado di Lucca.
Alla morte, avvenuta nel 1073, di Alessandro II salì al soglio pontificio Ildebrando di Soana con il nome di Gregorio VII. Del primissimo periodo del suo pontificato è conservata una lettera del papa indirizzata a Beatrice e a Matilde sua figlia, duchessa di Toscana, per affidare loro l'irrisolta questione ancora pendente tra D. e Ugo di Volterra. Probabilmente bisogna inquadrare tale conflitto nell'ambito delle dispute che in quegli anni vedevano alcuni vescovi dell'area toscana contrapporsi alle rivendicazioni territoriali della nobiltà laica di origine feudale. In particolare la diocesi di Roselle, per dispensa speciale concessa nel 591 da Gregorio Magno, assolveva ad alcuni compiti tutori nei confronti delle diocesi di Populonia e di Volterra. Il conflitto con Ugo potrebbe ricollegarsi a questo particolare compito del vescovo di Roselle.
Ritroviamo D. nel 1075 ancora una volta a Benevento, al seguito di Gregorio VII, in occasione di un sinodo in cui vennero discusse le istanze riformatrici del pontefice. Nel 1076, negli stessi mesi in cui veniva promulgato il Dictatus Papae, D. fu a Roma, per perorare la causa del suo vescovado contro le rivendicazioni avanzate da Populonia, che chiedeva il trasferimento della sede vescovile in quella città. Chiamato a pronunciarsi sulla questione, Gregorio VII riconfermò la decisione adottata agli inizi dell'XI secolo da papa Silvestro II, designando come sede vescovile la città di Roselle. Solo nel 1138 Innocenzo II, prendendo atto dei mutamenti politico-economici che avevano portato Roselle a perdere nel giro di pochi anni gran parte della propria importanza, sposterà definitivamente la sede vescovile da Roselle a Grosseto.
Le ultime notizie relative a D. risalgono al 1079. In quell'anno D. si trovò coinvolto in una lite con Giordano, principe di Capua, rifiutandosi di convalidare le nozze avvenute per costrizione tra Giordano e la propria matrigna. Giordano si vendicò trafugando il denaro depositato da D. presso la basilica del monastero di Montecassino. attirandosi in questo modo anche il violento biasimo di Gregorio VII. Se si eccettua la partecipazione di D. alla solenne consacrazione della basilica del monastero nel 1071, è questa l'unica notizia che attesta uno stretto legame di D. con Montecassino. Perciò la sua identificazione, proposta dal Klewitz, con il destinatario della Vita di s. Domenico di Sora di Alberico da Montecassino è quantomai dubbia. È più verosimile invece che il Dodone ricordato nella Vita fosse uno dei numerosi monaci attestati con questo nome nel necrologio del monastero. A probabile che proprio nel 1079 a D. sia succeduto sulla cattedra vescovile di Roselle il Baulfo ricordato dall'Ughelli.
Vissuto nel momento culminante della crisi tra Papato ed Impero, D. fu sostenitore delle istanze riformatrici, promosse da Niccolò II e portate al pieno adempimento da Gregorio VII. Ma per quanto la sua fedeltà al Papato di Roma sia indiscutibile sulla base delle testimonianze disponibili, risulta difficile pronunciarsi circa l'effettivo impegno di D. nello sforzo riformatore. In sintonia con l'ideologia di Gregorio VII che vedeva negli Ordini monastici la base su cui costruire la riforma, nel 1072 D. concesse all'abate del monastero di S. Bartolomeo di Sestinga nella diocesi di Siena la metà delle decime spettanti alla diocesi di Roselle nei territori di Sestinga, Vallepertosa e Rapognano, limitrofi al territorio senese. I suoi legami con la diocesi di Siena, dove era avvenuta l'elezione di Niccolò II e con quella di Lucca, a lungo retta da Anselmo da Baggio, rendono quindi non improbabile una sua partecipazione al dialogo intellettuale che precedette la riforma vera e propria, anche se negli anni che videro l'imperatore scendere in Italia per rivendicare il proprio diritto al controllo dell'elezione papale, non è segnalata alcuna attiva presa di posizione del vescovo di Roselle a favore del Papato. Tuttavia, nonostante la scarsezza delle fonti, si può individuare un costante schieramento di D. dalla parte delle forze riformatrici in difesa delle prerogative ecclesiastiche contro il potere laico-feudale.
Fonti e Bibl.: I. D. Mansi, Sacra Conciliorum nova et amplissima collectio, XIX, Venetiis 1774, p. 935; I. P. Migne, Patr. Lat., CXLIII, coll. 1332 n. 16, 1337 n. 29; CXLVIII, coll. 329 n. 50, 444 n. 13, 541 n. 37; Ph. Jaffè, Regesta pontificum Romanorum, I, Lipsiae 1885, col. 569 n. 4485; A. Usini, Inventario delle pergamene conservate nel diplomatico dell'Archivio di Stato di Siena dal 736 al 1250, Siena 1908, p. 52; Gregorii VII Registrum. Das Register Gregors VII., in Mon. Germ. Hist., Epistolae selectae, II, a cura di E. Caspar, Wimariae 1920-23, pp. 76, 274 s.; Die Chronik von Montecassino, ibid., Script., XXXIV, a cura di H. Hoffmann, Hannoverae 1980, pp. 399, 424; F. Ughelli-N. Coleti, Italia sacra, III, Venetiis 1718, p. 661; H. W. Klewitz, Zum Leben und Werk Alberichs von Montecassino, in Historische Vierteljahrschrift, XXIX (1934), pp. 372 s.; A. Lentini, La dedica della Vita di s. Domenico di Sora, in Benedictina, V (1951), pp. 59, 70; Id., Alberico da Montecassino nel quadro della riforma gregoriana, in Studi gregoriani, IV (1952), p. 61; M. A. Giorgetti, Roselle nell'alto Medioevo, tesi di laurea, università di Pisa, anno acc. 1967-68, pp. 31, 34, 57, 65, 119-127; A. Castagnetti, Circoscrizioni amministrative ecclesiastiche di area canossiana, in Atti e memorie del III Convegno di studi matildici, Reggio Emilia 1977, pp. 309, 327; K. F. Kehr, Italia pontif., II, p. 259; VIII, p. 207; IX, p. 84.