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Do the Right Thing

di Roy Menarini - Enciclopedia del Cinema (2004)
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Do the Right Thing

Roy Menarini

(USA 1989, Fa' la cosa giusta, colore, 120m); regia: Spike Lee; produzione: Spike Lee per 40 Acres & a Mule Filmworks; sceneggiatura: Spike Lee; fotografia: Ernest Dickerson; montaggio: Barry Alexander Brown; scenografia: Wynn Thomas; costumi: Ruth Carter; coreografie: Rosie Perez, Otis Sallid; musica: Bill Lee.

New York, un'estate rovente, un quartiere 'nero' di Brooklyn. Il nucleo del piccolo universo è la pizzeria di Sal, gestita da bianchi e perciò invisa alla maggior parte della comunità nera. Sal, per di più, è irrimediabilmente razzista, cosa che scatena frequenti discussioni con gli avventori e con il dipendente afroamericano Mookie, compagno di una portoricana e padre di una bambina. Anche Mookie, pur vantando ragioni sacrosante di secolare segregazione, è razzista: rappresenta il polo uguale e contrario a Sal. Intorno, una varia umanità, composta da alcuni vecchi che discutono e commentano gli avvenimenti stando fermi contro un muro, da Radio Raheem, giovane grande e grosso che porta con sé uno stereo da cui esce incessantemente musica hip hop, da Love Daddy, che racconta al microfono gli eventi del quartiere di Bedford-Stuyvesant come se si trattasse di un match sportivo, e da decine di abitanti della zona che scambiano due parole, accendono discussioni, vivono sbarcando il lunario come possono. Un giorno come un altro, le tensioni esplodono. Pino, il figlio di Sal, esasperato dalla musica nera diffusa a tutto volume da Raheem, gli sfascia la radio. La polizia, appena interviene, seda i bollenti spiriti prendendosela soprattutto con i neri: Radio Raheem viene strangolato dal manganello di un poliziotto. Mookie, furioso, attacca allora la pizzeria di Sal che, nel corso di una rivolta spontanea, viene distrutta. Il giorno dopo il caldo incombe, una nuova pigra giornata di Bedford-Stuyvesant comincia. La pizzeria è devastata, la convivenza civile morta e sepolta. Tutto continua come prima.

Do the Right Thing, presentato al Festival di Cannes 1989, ha imposto definitivamente il nome di Spike Lee all'attenzione del pubblico internazionale, dopo il promettente esordio di She's Gotta Have It (Lola Darling, 1986) e l'interlocutorio School Daze (Aule turbolente, 1988). Grazie a un linguaggio aggressivo e certamente innovativo, Lee è riuscito a intercettare un momento storico della cultura nera ‒ l'esplosione dell'hip hop, le nuove tensioni razziali, le rivendicazioni storiografiche della società afroamericana ‒ e a condensarlo in un vigoroso congegno narrativo che racconta le vicende di un quartiere interetnico di Brooklyn.

Pensato come messa in scena di una serie di conflitti prima verbali e poi fisici, il film poggia gran parte della sua efficacia sul dialogo, modulato sull'asprezza e autenticità tipiche della musica rap che nello stesso periodo stava impazzando nelle classifiche. Inoltre, il lavoro sull'immagine sembra fondere con intuizione epocale la lezione delle avanguardie americane (pittori, fotografi e scultori) con l'iconismo sfrenato della pubblicità e del videoclip. Non è un caso che Lee sia successivamente diventato uno dei registi più richiesti da società internazionali in cerca di spot d'autore.

La street scene del film viene interpretata come grido identitario di un intellettuale che, sebbene interessato al cinema anche nelle sue possibilità linguistiche, accoglie con soddisfazione il ruolo destinatogli. Privo di un punto di vista unico, Do the Right Thing possiede una vena rabbiosa, che punta l'indice tanto sul profondo razzismo che ancora alberga nella società americana quanto sull'autoindulgenza e le colpe della comunità afroamericana. Le tesi, esposte con energia esasperata da ognuno dei protagonisti, riescono effettivamente a ir-ritare un buon numero di spettatori, critici e rappresentanti delle istituzioni. Ritmo, montaggio, tagli di inquadratura suggeriscono tutti uno stato d'ansia febbrile, una tensione pronta a sfociare nella violenza, una insoddisfazione gravida di conseguenze pericolose. Per questo motivo, la storia si svolge in una sorta di 'bolla temporale', creata ad arte grazie all'adozione di uno stile sì frenetico, ma in fondo memore (più di quanto non si creda) del genere musical, del cinema blaxploitation e del film d'autore europeo.

Il successo del film è senza dubbio da attribuire anche alla presenza delle canzoni dei Public Enemy, controcanto politico alle posizioni del regista, e a un gruppo di attori profondamente coinvolti, tra cui svettano John Turturro e Danny Aiello. Non bisogna, infine, dimenticare l'enorme influenza avuta da Do the Right Thing sul cinema 'nero' in generale: negli anni Novanta hanno fatto il loro esordio molti registi afroamericani, si sono fatti strada svariati imitatori non tutti all'altezza, è emersa una piccola 'New Wave of Black Cinema'.

Interpreti e personaggi: Danny Aiello (Sal), Ossie Davis (Da Mayor), Ruby Dee (Mother Sister), John Turturro (Pino), Richard Edson (Vito), Giancarlo Esposito (Buggin' Out), Spike Lee (Mookie), Bill Nunn (Radio Raheem), Paul Benjamin (ML), Frankie Faison (Coconut Sid), Robin Harris (Sweet Dick Willie), Joie Lee (Jade), John Savage (Clifton), Samuel L. Jackson (Love Daddy), Roger Guenveur Smith (Smiley), Rosie Perez (Tina), Martin Lawrence (Cee), Miguel Sandoval (agente Ponte), Rick Aiello (agente Long).

Bibliografia

T. Milne, Do the Right Thing, in "Monthly Film Bulletin", n. 666, July 1989.

M. Cieutat, Afin que l'été soit chaude, in "Positif", n. 341-342, juillet-août 1989.

A. Crespi, Fa' la cosa giusta, in "Cineforum", n. 290, dicembre 1989.

What is the Right Thing?: A Critical Symposium on Spike Lee's 'Do the Right Thing', in "Cineaste", n. 4, 1990.

M. Wallace, La chose à faire, in "CinémAction", n. 67, mars 1993; .

V.E. Johnson, Polyphony and cultural expression. Interpreting musical traditions in 'Do the Right Thing', in "Film Quarterly", n. 2, winter 1993/94.

Spike Lee's 'Do the Right Thing', a cura di M.A. Reid, Cambridge 1997.

Sceneggiatura: 'Do the Right Thing': A Spike Lee Joint, New York-Toronto-London 1989.

Vedi anche
Afroamericani Americani di origine africana, che condividono l’eredità storica della deportazione in schiavitù, iniziata nel 16° sec. e conclusa tre secoli dopo. 1. America Settentrionale Nel Nordamerica i primi Africani giunsero nelle colonie inglesi intorno al 1620 e giuridicamente ebbero all’inizio un trattamento ... Brooklyn Il maggiore per popolazione dei boroughs di New York (➔). Il suo nome deriva da quello della città olandese di Breucklen.  ● Il primo insediamento di Olandesi ebbe luogo nel 1619, ma solo dopo un secolo Brooklyn cominciò ad avere un’esistenza organizzata. Il suo sviluppo iniziò attorno alla metà del ... hip hop Movimento culturale nato nelle comunità afroamericane e latine dei sobborghi di New York sul finire degli anni 1970 e diffusosi successivamente anche nel resto degli USA e in Europa. Espressioni peculiari dell'hip hop sono la musica rap (➔), la break dance, una danza acrobatica, e l’aerosol art, tecnica ... musica Arte che consiste nell’ideare e nel produrre successioni strutturate di suoni. In quanto attività sociale, la musica appartiene a tutte le epoche e a tutte le culture, mutando il proprio significato e la propria funzione e manifestandosi in una grande varietà di forme e tecniche a seconda dei periodi ...
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Vocabolario
all right
all right ‹òol ràit› locuz. ingl. (propr. «tutto diritto, tutto in regola»), usata in ital. come avv. – Benissimo.
do
do 〈dò〉 s. m. [prob. dalla prima sillaba del cognome del musicologo fiorentino G. B. Doni (1594-1647), cui è attribuita l’introduzione di questo nome in sostituzione di ut]. – Nome dato in Italia (e in certi casi anche in Francia) alla...
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