DNA ricombinante
Porzione di genoma prelevato da un organismo e trasferito in altri microrganismi così da essere espresso in condizioni controllate ottendo in questo modo le proteine codificate da questa regione di DNA. Un punto chiave è l’inserzione del gene sul vettore (plasmide), che avviene grazie all’opera di enzimi altamente specifici, quali le ligasi. Il primo esempio di applicazione della tecnica del DNA ricombinante nel campo dei vaccini è rappresentato dal vaccino contro il virus dell’epatite B (HBV), disponibile oramai da più di 20 anni. Questo vaccino è costituito dall’antigene di superficie del virus (HBsAg) prodotto da un lievito (Saccharomyces cerevisiae) e purificato. I vaccini anti HBV ottenuti con la tecnica del DNA ricombinante hanno il vantaggio di essere molto più purificati di quelli plasma-derivati che esistevano fino ad allora, con la favorevole conseguenza di eliminare molti effetti collaterali dovuti a sostanze che non avevano niente a che fare con l’antigene immunizzante. Questa tecnologia produttiva ha inoltre permesso di avere quantità praticamente infinite di antigene, in modo da poter effettuare una vaccinazione di massa in molti Paesi. Tali vaccini anti HBV sono oggi universalmente utilizzati e vent’anni di esperienza hanno provato che sono un mezzo sicuro ed estremamente efficace per prevenire non solo milioni di epatiti, ma anche le neoplasie del fegato che possono conseguirne.
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