DJEBEL OUST
Sul fianco NE del massiccio di D. O., che domina la pianura dell'oued Miliane, a 35 km da Tunisi, si stendono i resti di un piccolo agglomerato romano ancora anonimo, il cui impianto è legato alla presenza di una sorgente termale calda.
Le rovine, parzialmente scoperte, si stendono su circa sette ettari e rivelano un'occupazione quasi ininterrotta della località a partire dal II sec. d. C. L'impoverimento progressivo della sorgente portò all'abbandono del luogo fin dai primi tempi della conquista araba.
I due centri vitali di questa stazione termale furono chiaramente, e fino all'abbandono definitivo dei luoghi, lo stabilimento balneare intorno al quale si concentrarono le attività della città, e il settore cultuale. Quest'ultimo, situato sulle prime pendici della collina, dominava la città e vi si accedeva attraverso una successione di terrazze collegate da monumentali scalinate.
L'importanza delle pratiche religiose legate al carattere sacro che gli antichi attribuivano alle acque termali, è attestata a D. O. dalla presenza di un santuario a tre celle mantenuto sempre in efficienza nel corso dei secoli.
Nel suo impianto primitivo questo tempio comprendeva un solo ambiente ad abside edificato a piombo sulla sorgente. In seguito fu ingrandito con l'aggiunta di due ali laterali e preceduto da una corte a peristilio. Era dapprima dedicato ad Asklepios e ad Igea e il santuario servì in seguito ai cristiani che trasformarono l'ambiente centrale in battistero. Le ali laterali inutilizzabili per il nuovo rito cultuale furono abbandonate, mentre si costruì ad O della piazza una basilica a tre navate con abside sopraelevata inquadrata da due sacrestie.
Numerose tombe cristiane sono state ritrovate all'interno e intorno alla chiesa.
In origine si accedeva alle terme attraverso una vasta piazza lastricata, circondata sui tre lati da un peristilio, che era completato sul lato libero da una scalinata monumentale.
Una larga via colonnata da un solo lato faceva capo al portico centrale. Due santuarî di epoca antica sono stati identificati fra le costruzioni che circondano la piazza, di cui la maggior parte fu impiantata molto tardi, poco prima dell'abbandono della città.
L'edificio termale si divide in due settori ben distinti; quello destinato ai bagni e quello riservato al riposo, allo svago o al soggiorno.
L'edificio fu dapprima limitato al settore termale, ridotto ad un grande bacino scoperto rettangolare a peristilio (m 18 × 8), comunicante con una sala rotonda, che ospitava una piscina circolare circondata da un colonnato. Un terzo bacino rettangolare coperto, di minori dimensioni, fu costruito quando, per rimediare alla diminuzione del flusso di acqua, si cominciò a modificare tutto il sistema di canalizzazioni. Un vasca trilobata, alimentata da acqua dolce proveniente da una cisterna, completa questo complesso.
Si noterà infine la molteplicità delle piccole vasche da bagno installate un po' dappertutto: intorno alla grande piscina, in fondo ai corridoi, all'interno delle camerette individuali. È una disposizione propria delle terme curative, frequentate da malati, dei quali alcuni non potevano affrontare i bagni collettivi.
La sistemazione dei locali destinati ad accogliere i malati in cura di passaggio, o ad alloggiare i malati sottoposti ad un trattamento di più lunga durata, doveva conferire allo stabilimento la sua fisionomia definitiva: quella cioè di una stazione termale dove una clientela ricca e numerosa veniva certamente a curarsi, ma anche a svagarsi in un ambiente armonioso. Le sale così aggiunte compongono una serie di appartamenti indipendenti comprendenti due o tre stanze, disposte in fila o ripartite intorno ad un vestibolo centrale. I locali di uso collettivo si distingnono per il lusso della loro decorazione: pavimenti di opus sectile ricoprivano il suolo, incrostazioni di lastre di marmi preziosi, completate da rivestimenti di stucco dipinto ad affresco, dissimulavano la mediocrità dei materiali utilizzati per la costruzione dei muri.
L'insieme più notevole è costituito da un grande ambiente che forma un triclinium, contiguo ad un piccolo locale absidato, sistemato a ninfeo nel corso del IV sec. d. C.
Al di sotto della piscina circolare una grande sala a emiciclo (m 15 × 13), divisa in tre navate con un doppio colonnato, dà accesso alla passeggiata che fiancheggia tutta la facciata orientale delle terme. Nel V sec. al centro di questa sala fu posta una tavola da gioco in mosaico.
Lo scavo del settore non balneare delle terme ha portato alla scoperta di un importante insieme di mosaici i quali costituivano il pavimento di camere e di corridoi e che furono continuamente restaurati fino al definitivo abbandono del luogo. Così le sovrapposizioni sono eccezionali, e si trovano fianco a fianco mosaici eseguiti a più secoli di distanza.
Un solo pavimento attribuibile alla metà del IV sec. d. C., aveva una decorazione figurata con le Quattro Stagioni. Tutti gli altri mosaici sono ornati esclusivamente di motivi floreali o geometrici di una policromia molto viva e di una grande varietà di ispirazione.
L'acqua termale non era potabile e i Romani dovettero risolvere il problema vitale dell'approvvigionamento dell'acqua potabile per uso domestico. Lo risolsero con la messa in opera d'istallazioni idrauliche considerevoli. Cisterne a vanî compartimenti di grande capacità assicuravano l'approvvigionamento dello stabilimento termale e del settore cultuale.
All'esterno della città un bacino di sbarramento, di una capacità di 3.500 m3, raccoglieva le acque di scolo che erano condotte per mezzo di un acquedotto verso un secondo bacino-cisterna, di 10.000 m3 di capacità, e che sembra sia stato in uso fino all'epoca islamica.
Le date estreme dell'occupazione del luogo sono offerte dalle monete, raccolte in gran quantità (specialmente all'interno delle terme) e che vanno da Adriano fino a Giustiniano. Il periodo più intenso di attività della stazione termale si pone durante il III e il IV secolo. Il passaggio dei Vandali è attestato dal deposito di molte monete trovate nel riempimento che ricopriva la grande piazza. Durante gli anni di tumulti, che segnarono gli inizî del VI sec., la stazione termale sembra sia stata parzialmente abbandonata, per conoscere poi una ripresa di vita in epoca bizantina.
L'assenza di indizî archeologici e il silenzio totale della letteratura araba a questo riguardo autorizzano a pensare che lo stabilimento termale, e per conseguenza la città stessa, siano stati definitivamente abbandonati all'inizio dell'èra islamica.
Bibl.: V. Guerin, Voyage archéologique dans la régence de Tunis, II, Parigi 1862, p. 286; H. Freiherr Von Maltzen, Reise in den Regentschaften Tunis und Tripolis, II, Lipsia 1870, p. 34; M. Toutain, A propos d'une borne milliaire, in Mélanges de l'École Française de Rome, 1893, pp. 419-425; P. Gauckler, Hydraulique d'une cité romaine au Djebel Oust, in Enquête sur les installations hydrauliques romaines en Tunisie, Tunisi 1897, II, pp. 77-81; Dr. Carton, Comunicazione, in Bulletin de la Société Archéologique de Sousse, 1907, pp. 22-23; id., Une excursion de l'Institut de Carthage à Oudna et au Djebel Oust, in Revue Tunisienne, 1914, p. 248, l'articolo menziona, in nota la pubblicazione d'una serie di fotografie nei Comptes rendus de l'Association française pour l'avancement des sciences, Congrès de Clermont-Ferrand, 1908; L. Berthon, Note sur les terrains et les sources thermales du Djebel Oust, in Revue Tunisienne, 1914, pp. 255-263; sulla formazione tettonica e geologica di Djebel Oust: M. Solignac, in Etude géologique de la Tunisie Septentrionale, Tunisi 1927, pp. 22 ss.; 588 ss.; M. Fendri, Evolution chronologique et stylistique d'un ensemble de mosaïques dans une station thermal à Djebel Oust, in La Mosaïque gréco-romaine, Colloques internationaux du C.N.R.S., Parigi 29 agosto-3 settembre 1963.