DIVIZO
Le origini di questo cardinale sono ignote: era probabilmente italiano, come indicano sia il suo nome sia l'abitudine del pontefice Pasquale II di scegliere i propri consiglieri quasi esclusivamente tra le persone provenienti da Roma o dall'Italia meridionale. D. compare per la prima volta come cardinale dei Ss. Martino e Silvestro in una bolla del 3 luglio 1103, peraltro riconosciuta come falsa. L'elenco dei firmatari del documento potrebbe però derivare da un altro atto che forse risale al 1103, ma più probabilmente al 1114-15. Sicura è invece la presenza di D. a Carpi, l'11 ott. 1106, quando accompagnò Pasquale II al concilio di Guastalla, che avrebbe dovuto risolvere la questione dello scisma e regolare nuovamente i problemi della Chiesa sia al proprio interno sia nei rapporti con l'Impero.
D. seguì poi il papa in Francia (LioneCluny-La Charité-Tours-Chartres), presenziando alla stipula dell'accordo di Saint-Denis col re di Francia (fine aprile-inizio maggio 1107) e agli incontri con una delegazione tedesca, avvenuti a Chálons-sur-Marne. Fu tra i consiglieri di Pasquale II al concilio di Troyes (23 maggio 1107), che riesaminò la questione delle investiture e altri aspetti della riforma ecclesiastica. Sebbene non vi siano prove dirette della presenza di D., le firme da lui apposte in calce ai privilegi papali di Bèze (18 febbr. 1107), Langres (24 febbraio), Le Puy (14 luglio), Valence (luglio) la confermano indirettamente.
Nel settembre del 1107 fece ritorno in Italia insieme con il papa (sottoscrizione del 1° sett. 1107, Modena). L'anno successivo si recò come legato pontificio in Germania, ma non abbiamo notizie d'incontri con Enrico V o con suoi seguaci o avversari in merito alla tanto dibattuta questione dell'investitura da parte dei laici. Si sa solo di un'assemblea ecclesiastica nel monastero di Reichenau, sul lago di Costanza, e di un diploma per i monaci, in cui egli confermava disposizioni penali contro malfattori.
Non sappiamo se D. abbia preso parte alle trattative con Enrico V che condussero alla radicale soluzione della controversia sulle investiture, mediante gli accordi di Sutri e di S. Maria di Turri (febbraio 1111). Il 12 febbraio, durante la cerimonia per l'incoronazione imperiale di Enrico V, interrotta da tumulti, il pontefice e parecchi cardinali, tra cui D., vennero fatti prigionieri dai Tedeschi e condotti in diversi castelli nei dintorni di Roma. L'accordo di Ponte Mammolo - il cosidetto "pravilegio" che assicurava al re la corona imperiale e l'investitura di vescovi e abati con l'anello e il bastone - fu confermato l'11 apr. 1111, come voleva l'imperatore, dai sedici cardinali presenti tra i quali ci fu anche Divizo.
Alla promessa estorta al papa, però, si opposero i più noti esponenti del Collegio cardinalizio, come Leone da Ostia e Giovanni da Tuscolo, e a loro si unì un numero crescente di cardinali: il pontefice allora, non poté far altro che recedere dal "pravilegio". In questa grave crisi della riforma ecclesiastica i cardinali si dimostrarono i veri paladini della libertas ecelesiae, perfino contro il papa. Il concilio lateranense del marzo 1112 si svolse tutto sotto il segno dell'opposizione all'accordo. Pasquale II, su cui incombevano la deposizione per eresia o l'abdicazione volontaria, dovette piegarsi ai cardinali e ai vescovi convenuti nell'assemblea ecclesiastica. La condanna del "pravilegio" si trasformò in una critica al governo autocratico del pontefice. Questi ammise che il controverso patto era da dichiararsi nullo perché i cardinali erano stati esclusi dalla consultazione e costretti a dare il proprio consenso. Solo con una professione di fede Pasquale II poté liberarsi dall'accusa di eresia. Quasi tutti i cardinali che avevano giurato il patto di Ponte Mammolo, tra i quali D., sottoscrissero anche la damnatio pravilegii emessa dal concilio. Nello stes so periodo D., con altri due cardinali, era impegnato a comporre la controversia apertasi tra l'abate di Sassovivo e il vescovo di Spoleto in merito alla pieve di S. Pietro foris portam, come si evince da un atto del 25 marzo 1112.
Insieme con il vescovo Gerardo di Angouléme, uno dei più attivi ma moderati riformatori della Chiesa francese, D. fu inviato presso Enrico V per comunicargli le deliberazioni del concilio. Probabilmente, i legati pontifici incontrarono l'imperatore e la corte tedesca a Múnster, nella Pasqua del 1112. Parecchi principi e vescovi che l'anno precedente erano stati coinvolti negli eventi romani si trovavano ora presso l'imperatore. I due inviati avevano cercato di preparare il terreno per questa missione facendo visita all'arcivescovo Federico di Colonia, ma quando essi chiesero a Enrico V di rinunciare alla pretesa d'investitura, nacque una violenta reazione contro di loro. Nonostante ciò, Gerardo ricevette dall'imperatore ricchi doni.
Già l'11 maggio D. era di ritorno a Roma. Negli anni successivi lo si ritrova tra i firmatari dei privilegi papali del 19 giugno 1112 (Laterano), del 5 nov. 1114 (Anagni), del 27 nov. 1115 (Laterano), del 24 marzo i 116 (Laterano). Quest'ultima data indica che egli prese parte anche a quel sinodo lateranense in cui Pasquale II riottenne il sopravvento sull'opposizione cardinalizia. Il 23 nov. 1116 sottoscrisse un privilegio a Trastevere. Il 24 genn. 1118 partecipò all'elezione di Gelasio II, ma non lo accompagnò nei suoi viaggi nell'Italia settentrionale e meridionale e in Francia. Si trattenne invece a Roma e di lì, nel marzo 1119, approvò, con altri nove cardinali, l'elezione di Callisto II, avvenuta a Cluny.
Durante il pontificato di Callisto II le notizie su D. si limitano quasi solo alla firma di privilegi papali. Il 3.5 7 e 14 gennaio e il 4 marzo 1121 firmò in Laterano degli atti, l'ultimo dei quali come cardinale di Tuscolo. A partire dal luglio 1121 accompagnò Callisto II nel suo viaggio in Italia meridionale, sottoscrivendo alcune bolle papali: il 15 giugno 1121 a Paliano (presso Fiuggi), il 10 novembre a Taranto e nel gennaio 1122 a Crotone. Nel sinodo che si svolse in quest'ultima località affrontò con altri prelati la questione dei confini della diocesi di Tres Tabernae. Il 22 febbraio a Benevento fu, insieme con altri cardinali, giudice nella controversia tra le badesse Agnese di S. Pietro e Betlemme di S. Maria di Porta Somma, riguardante l'autonomia di questo secondo convento.
Il 16 maggio 1122, nel Laterano, sottoscrisse per l'ultima volta un privilegio emanato da Callisto II. Dopo questa data non si hanno più sue notizie. In base alle poche testimonianze disponibili, non è possibile stabilire con sufficiente chiarezza il ruolo svolto da D. in seno alla Curia pontificia.
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