divino
L'aggettivo, usato in senso proprio, è abbastanza frequente in espressioni che indicano Dio stesso, come la divina essenza (Cv III XII 13, 2 volte), o aspetti e attributi della divinità.
Ricorre infatti unito ad intelletto, in Vn XIX 7 15, Cv II IV 14 e If XI 100; a mente, in Cv III VI 5 e 6, IV XXX 6 e Pd XXVII 110; a pensiero, in Cv III XV 15; a sapienza, in Cv III VIII 1; a virtù, in Cv III Amor che ne la mente 37 (ripreso in V 2, VII 2, XIV 2), VII 7, VIII 1, XIV 6 e 9, IV XXI 2 e 9, If V 36 e Pd I 22; ad amore, in Cv III XI 13, XIV 6, IV V 12 e If I 39; a bontà, in Cv III II 4 e 8, VI 9, VII 2, IV V 3 e 17, XXI 8, XXII 4, XXIII 4, If XI 96, Pd VII 64 e 109; a caritate, in Cv IV XXI 11; a giustizia, in If III 125, XII 133, Pg XXI 65, Pd XIX 29; a grazia, in Cv IV XXII 5, Pd XIX 38, XX 71 e XXV 69; a voler, in If XXI 82; a voglia, in Pd III 80; a volontate, in XX 96; a Maestà, in Cv II V 7; a imperio, in Cv II XII 5; a provedimento, in Cv III V 21, IV V 4; a provedenza, in Cv IV IV 11, V 1 e 17, XXV 13; a proveder, in Pd VIII 135 e XXXII 37; a natura, in Cv III II 5 (2 volte), 6 e 14, IV V 14, XXI 9 e Pd XIII 26; a condizion, in Pd XXIV 142; a luce, in Cv III II 9 e 14, VII 8, XIV 4, Pd XXI 83, XXXI 22; a raggio, in Cv IV XX 8 e Pd XXXI 99. Con significato affine torna in Rime CIV 73, Cv III VIII 22, XII 8, XIII 1, IV IV 12, V 6, 10, 13, 14 e 15, XV 8, XIX 7, XX 3, 5, 6 (2 volte) e 7 (2 volte), XXI 9, XXIII 3, XXVII 9, XXIX 3; If XI 90, XX 30, XXI 16, Pg XXX 112, Pd II 112, XIII 141, XXIII 73, XXVII 95, XXVIII 104. In Pd XXX 142 il Papato è detto metaforicamente foro divino, cioè corte dove si esercita la giustizia di Cristo in terra.
Con riferimento a ciò che procede da Dio l'aggettivo s'incontra in Cv IV XXI 1, dove D. considera l'origine della nobiltà, ed esamina come discende nell'uomo da Dio, prima per modo naturale, e poi per modo teologico, cioè divino e spirituale.
In particolare l'aggettivo d. compare in locuzioni relative alle persone della divina Trinitade (Cv II V 9), come in If III 5 divina podestate, il Padre, e in Pd XXIII 73 verbo divino, il Cristo; è anche riferito a ciò che ha relazione con la divinità (come la scienza divina, cioè la teologia, in Cv II XIII 8, XIV 19; e così in Pg XXXIII 88; la divina filosofia, in Cv III XII 13, le divine cose, in IV XIII 8), o da essa procede per ispirazione (cfr. la verace Scrittura divina, in Cv IV XII 8, e così in XX 3, Pd XXIX 90; la divina favella, in Pd XXIV 99), e per atto di creazione, come la divina foresta spessa e viva di Pg XXVIII 2 (cfr. Gen. 2, 8), la divina basterna, cioè il carro della Chiesa tirato dal grifone, in Pg XXX 16, e l'imagine divina, l'aquila ‛ dipinta ' da Dio (cfr. Pd XVIII 109) nel cielo di Giove, in Pd XX 139.
Per estensione il termine d. è attribuito agli angeli celesti, come in Cv III II 17 divine sustanze, in Pg II 38 uccel divino, in XVII 55 divino spirito e Pd VIII 25 lumi divini (per ipallage è riferito a ciò che con gli angeli ha connessione, in Pd XXXII 97, dove divina cantilena è detto il canto dell'arcangelo Gabriele alla Vergine, e in Cv II V 5 dove principati santi o vero divini sono le gerarchie angeliche); oppure è legato all'uomo, divino animale (Cv III II 14), o ai cieli più vicini a Dio, più accesi del suo amore e quindi più veloci, poiché il moto è proporzionale all'amore (come in Pd XXVIII 50 volte... divine), o più appagati della sua presenza, come in Cv II III 9 dove l'Empireo è definito divinissimo ciel quieto.
In Pd III 59 è detto che nelle anime che compaiono nel cielo della Luna risplende non so che divino, una luce soprannaturale che trasfigura, come negli occhi di Beatrice, pieni / di faville d'amor così divini (IV 140).
Per iperbole l'aggettivo d., talvolta contrapposto a ‛ umano ', ‛ bestiale ', è usato nel senso di " nobile ", " eccelso ", riferito a chi risulta superiore alla media per animo forte, per acutezza d'ingegno e di pensiero, per le sue facoltà eccezionali, tanto da attingere quasi la divinità, come in Cv III VII 7 questi cotali [alcuno tanto nobile e di sì alta condizione che quasi non sia altro che angelo] chiama Aristotile, nel settimo de l'Etica, divini; così in IV V 12 noi troveremo lei [Roma] essaltata non con umani cittadini, ma con divini, e 17, IV XX 4, Rime dubbie XXVI 7; ugualmente è detto de lo 'ngegno [singulare] e quasi divino (Cv IV VI 15) e della divina sentenza (IV XVII 3) di Aristotele, della vita contemplativa, la quale è più eccellente e più divina perché è più amata da Dio (in II IV 10 e IV 12 [2 volte]) e della nobilitade... angelica in sua unitade... più divina (IV XIX 6). Con espressione mutuata da Stazio (Theb. XII 816 " vive, precor; nec tu divinam Aeneida tempta, / sed longe sequere ") in Pg XXI 95 è indicata l'Eneide, divina fiamma / onde sono allumati più di mille.
Nel senso di " profetico ", " indovino ", l'aggettivo è usato in Pg IX 18 la mente... / a le sue visÏon quasi è divina, dove D. allude alla credenza che i sogni del mattino siano profetici (cfr. If XXVI 7 e Cv II VIII 13; e vedi DIVINAZIONE), ed è variante in If XX 122 (divine, in luogo di 'ndivine; cfr. Petrocchi, ad l.).
Nel Fiore ricorre sei volte l'espressione ‛ mastro d. ': in un unico caso (CCXXVIII 8) per designare Dio, negli altri (CV 6, CXII 5, CXXVI 6, CXXXI 7, CXXXII 5) con il valore di " teologo ", " maestro di teologia ". Sostantivato, il termine è contrapposto a ‛ umano ', in Pg XXV 81 ne porta seco e l'umano e 'l divino, e in Pd XXXI 37 ïo, che al divino da l'umano, / a l'etterno dal tempo era venuto.