FLUVIALI, divinità
Tanto in Grecia quanto in Italia le divinità fluviali occupano il primo posto tra le personificazioni delle forze della natura e tra gli dèi locali; sebbene legato alla località, il loro culto aveva grande importanza e alcune singole divinità fluviali, quali l'Acheloo e l'Alfeo, venivano onorate in tutta la Grecia. Il culto di Acheloo veniva prescritto dall'oracolo di Dodona (Macr., Saf., v, xviii, 7). Dal nome di alcuni fiumi si deduce che il culto delle divinità fluviali risale, in alcuni luoghi, ad età pregreca. Gli stessi Greci facevano discendere i fiumi da Oceano (Il., xxi, 196 ss.), oppure li immaginarono caduti dal cielo.
Avendo i fiumi figli da donne mortali, assumevano una parte importante anche nelle genealogie. Essi non si elevarono mai a pure divinità, raramente perciò venivano loro dedicati templi, ma semplici altari. Lo Scamandro aveva un sacerdote (Il., v, 77 ss.); già in Omero (Il., xxi, 131 ss. e xi, 727) si ha tesùmonianza di sacrifici di tori e di cavalli ai fiumi. Achille sacrificò la chioma allo Spercheio (Il., xxiii, 141 ss.); in seguito furono fatti sacrifici di armi; al Clitunno vennero offerti bianchi giovenchi. Nella stessa Roma il pater Tiberinus godeva di onori divini (Verg., Aen., viii, 72).
La raffigurazione delle divinità fluviali e la loro rappresentazione artistica sono descritte da Eliano (Var. hist., ii, 33); le sue descrizioni vengono completate e in parte emendate dai monumenti conservati. Agli inizî, oltre alla figura umana, confermata da Omero, la tradizione parla di figure taurine; l'Iliade (xxi, 237) vi accenna; probabilmente questa era raramente esente da caratteri umani (Schol. Pind., Pyth., i, 185; monete di Selino e di Sagalasso); la rappresentazione più comune, specie nelle arti figurative, è una figura tra umana e taurina. Nestore portava come emblema sulla sua nave Alfeo con corpo umano su piedi taurini (Eurip., Ifig. Aul., 273 ss.); sulle monete troviamo la parte anteriore di un toro in corsa o a nuoto con viso umano (Gela, prima metà del V sec.); monete di Laos in Lucania presentano un uomo-toro con la testa rivolta all'indietro; si hanno anche figure umane con corna e orecchie taurine. Il corpo taurino con viso umano è particolarmente diffuso sulle monete dell'Italia meridionale o della Sicilia; è anche la rappresentazione prediletta per l'Acheloo. Altri tipi sono più rari: Acheloo in lotta con Eracle sotto forma di un drago marino munito di corna compare una volta sola su di un vaso; monete di Segesta, Erice, Motye e Panormo presentano una figura canina; nella città frigia di Laodicea assume la forma di cinghiale e di lupo. Accanto a queste rappresentazioni si ritrova sempre la pura forma umana. Particolarmente noti i frontoni del tempio di Zeus ad Olimpia e del Partenone: in Olimpia sono l'Alfeo e il Cladeo, stesi negli angoli del frontone che partecipano agli avvenimenti; nel Partenone il Cefiso con l'Eridano e l'Ilisso. Il pigro atteggiamento di giacente sul suolo, già qui riscontrato, diventa poi la caratteristica più diffusa nelle rappresentazioni delle divinità fluviali. In questa posizione compaiono i fiumi già sulle monete di Metaponto e di Segesta, frequentemente su tarde monete imperiali dell'Asia Minore, in epoca più tarda soprattutto nelle opere plastiche, ma anche in pittura. Spesso queste figure si riducono a pure personificazioni di località che stanno ad indicare il posto ove si svolge un'azione, così su sarcofagi con Fetonte, Prometeo, Endimione, Marsia, il ratto di Persefone o il giudizio di Paride. Generalmente i fiumi sono rappresentati come esseri barbuti, ma si trova anche il tipo imberbe; non va considerata come una regola la rappresentazione dei grandi fiumi con barba e dei piccoli senza. Spesso vengon dati loro come attributi l'urna, i giunchi, la cornucopia, il remo o la prua di una nave. Sulla Colonna Traiana il Danubio sorge dalle onde, il Tevere, nel rilievo della battaglia al Ponte Milvio sull'Arco di Costantino giace nel fiume (già nel periodo ellenistico il dio veniva rappresentato mentre nuotava nel fiume); l'Oronte appare sotto i piedi di Tyche seduta. Tra le numerose rappresentazioni a tutto tondo, più tarde, di un dio fluviale pigramente disteso, le più note sono il Nilo del Vaticano e il suo contrapposto, il Tevere del Louvre; anche nella Villa Adriana presso Tivoli sono state trovate raffigurazioni di entrambi i fiumi. Noto il cosiddetto Marforio sul Campidoglio. Da Efeso proviene la statua giacente del Meandro, ora al museo di Smirne. Nelle miniature dell'Iliade Ambrosiana (fine V, inizi VI sec. d. C.) si hanno due diverse rappresentazioni dello Scamandro. Una delle più tarde raffigurazioni si ha nel mosaico giustinianeo di Qasr el-Lebia (Cirenaica), dove con l'iconografia antica sono raffigurati i quattro fiumi del Paradiso terrestre.
Monumenti considerati. - Monete: in Revue Belge de Numismatique, ic, 1953, pp. 5 ss. Vaso con Acheloo: E.A.A., i, p. 15, f. 26. Frontone di Olimpia: W. Hege-G. Rodenwaldt, Olympia, Berlino 1936, figg. 38, 39. Partenone: W. H ege-G. Rodenwaldt, Die Akropolis, Berlino 1930, fig. 31. Pittura: S. Reinach, Rép. Peint., p. 46, i (Pompei). Sarcofagi: C. Robert, Die antiken Sarkophag-Reliefs, Berlino 1919, iii, 3, tav. 120, n. 363 a. Colonna Traiana: K. Lehmann-Hartleben, Die Trajans-Säule, Berlino-Lipsia 1926, tav. 6; Alinari, 27090. Arco di Costantino: H. P. L'Orange, Der spätantike Bildschmuck des Konstantinsbogens, Berlino 1935, p. 153, ss., tavv. 36, 37. Tyche: G. Lippold, Die Skulpturen des Vaticanischen Museum, Berlino 1956, iii, 2, tav. 143. Nilo del Vaticano: Alinari, 6626; Tivoli: Gabinetto Fot. Naz., E 37683. Tevere del Louvre: Alinari, 22732; Tivoli: Gab. Fot. Naz., E 34891. Marforzo: Anderson, 1750. Mosaico di Qasr el-Lebia: R. Goodchild, in Illustr. London News, dic. 1957.
Bibl.: Lehnardt, in Roscher, I, 2, cc. 1487 ss., s. v. Flussgötter; Waser, in Pauly-Wissowa, VI, c. 2774 ss., s. v. Flussgötter; G. Giannelli, Riv. It. di Numismatica, 1920, p. 105 ss.; O. Kern, Die Religion der Griechen, I, p. 90 ss.; M. de Marmier, Annales de l'Univ. de Paris, 1939, p. 270; T. Gerasimow, Bull. de l'Inst. Archéol. Bulgare, XVII, 1950, p. 312 ss.; L. Lacroix, Revue Belge de Numismatique, IC, 1953, p. 5 ss.; F. Lopez Cuevillas, in Zephyrus, VI, 1955, p. 233 ss.