DIVERTICOLO (dal lat. deverticŭlum)
I diverticoli sono estroflessioni terminanti a fondo cieco, d'origine ora congenita, ora acquisita, che si possono ritrovare in varî tratti del canale digerente e nella vescica urinaria.
L'esofago è sede frequente di diverticoli, soprattutto nel suo tratto iniziale (diverticolo faringo-esofageo). Se in taluni casi essi possono essere interpretati come diverticoli da trazione (F. A. Zenker), per aderenze infiammatorie di ganglî linfatici o d'altre formazioni con la parete esofagea, e successiva retrazione cicatriziale, per lo più essi sono dovuti a un meccanismo di pulsione in casi di difetti congeniti della parete muscolare. Col tempo essi ingrandiscono e per il ristagno dei materiali che vi penetrano si producono fenomeni infiammatorî e sintomi disfagici che impongono un intervento. L'esofagoscopia e la radiografia permettono oggi di diagnosticare con sicurezza il diverticolo anche se non si manifesta, come per lo più avviene, con una tumefazione riducibile a un lato del collo. L'operazione di scelta è la resezione del diverticolo, seguita da sutura a due piani della parete dell'esofago.
Nell'intestino il diverticolo congenito più frequente è quello di Meckel (1812), il quale rappresenta la porzione prossimale non involuta del dotto onfalo-mesenterico, che già dovrebbe essere scomparso negli embrioni di 5-7 mm. Nell'adulto esso si trova circa un metro al disopra della valvola ileo-cecale, diretto in senso orale, di lunghezza e dimensioni varie, con o senza un suo proprio mesenteriolo, ad apice libero o fissato all'ombelico, sia direttamente, sia per mezzo d'un cordone. Qualora il diverticolo sbocchi nell'ombelico, ne risulta una fistola ombelicale che può essere completa, comunicante cioè coll'intestino, oppure incompleta, per obliterazione del tratto più profondo; queste fistole del dotto vitellino vanno curate con l'escissione e, quando conducano all'intestino con successiva chiusura del lume intestinale. Nel caso che il dotto vitellino s'obliteri all'estremità e non nella parte intetmedia, può svilupparsi un tumore cistico, cui si dà il nome di enterocistoma. Il diverticolo di Meckel può essere causa o divenire sede di processi patologici. In molte guise esso può, per esempio, causare occlusione intestinale, sia perché s'avvolge attorno a una o più anse e le strozza sia perché aderendo alla parete addominale o al mesenterio o all'ombelico, forma un cordone o un anello che possono causare inflessioni, compressioni e strozzamento di anse; sia perché s'invagina nel lume intestinale. Si può anche osservare la torsione del diverticolo, o il suo strozzamento in un sacco erniario. Frequenti; infine, e importanti sono le diverticoliti, che decorrono con i varî tipi anatomo-patologici e i quadri clinici dell'appendicite, e che analogamente vanno curati.
Vi sono poi molti altri diverticoli intestinali, interpretabili per lo più come acquisiti. Così nel duodeno, come del resto può avvenire anche nello stomaco in conseguenza d'ulcere, si possono formare diverticoli ora per pressione, ora per trazione, sulla cui frequenza la radiologia ha consentito nozioni importanti. Nel duodeno è anche comune un diverticolo congenito, posto all'altezza della papilla di Vater, che facilmente determina una stenosi duodenale soprastante; esso non ha a che fare, naturalmente, con le ectasie diverticolari del bulbo che si producono accanto a ulcere o cicatrici d'ulcere e con le nicchie che si formano, a guisa di diverticolo, su perdite di sostanza di natura ulcerosa. Falsi diverticoli s'osservano anche nell'appendice vermiforme; essi espongono facilmente sia a recidive dell'appendicite, che ne è la causa frequente, sia a perforazioni. Nel colon sono assai frequenti i diverticoli multipli, corrispondenza sia di lacune perivenose, sia del punto d'impianto delle appendici epiploiche. Se sono voluminosi, è facile in essi la formazione di calcoli fecali e lo svilupparsi di processi infiammatorî ora acuti, ora cronici. In questo caso, specialmente nell'S iliaca, l'infiammazione è spesso a tipo proliferante, con formazione di masse simili a tumori producenti stenosi. Alle perforazioni di codesti diverticoli succedono peritoniti generalizzate o circoscritte. Più rari sono i carcinomi e altri tumori dei diverticoli.
La diagnosi dei diverticoli è resa possibile, per lo più, dall'indagine radiologica. Un trattamento non è di regola indicato nella diverticolosi e nei diverticoli semplici; è necessario quando si sviluppino processi infiammatori o oncoplastici e consisterà volta a volta nella medicazione diretta per via interna, nell'asportazione del diverticolo, nel drenaggio dei focolai peritonitici, ecc.
Anche nella vescica urinaria si possono avere diverticoli veri o estroflessioni in toto della parete vescicale, e diverticoli falsi, o protrusioni della mucosa attraverso i fasci muscolari. I diverticoli veri, più frequenti nel maschio, generalmente sono congeniti; ma vi sono diverticoli acquisiti, spesso multipli, in casi d'ipertrofia della prostata o di restringimenti uretrali, più di rado in seguito a trauma. I diverticoli congeniti, ora unici, ora simmetrici, si trovano preferibilmente nel bassofondo della vescica, dietro al legamento interureterico o presso il punto di passaggio degli ureteri e dell'uraco, per debolezza congenita del muscolo vescicale in codesti punti. I diverticoli possono divenire sedi d'infiammazioni e di calcoli, in seguito alla stasi urinaria e all'infezione. L'affezione può durare a lungo senza sintomi clinici; ma quando il diverticolo assuma un certo volume o s'infiammi, provoca disturbi varî della minzione, piuria, ematuria, e talora complicazioni per pericistite, per perforazione del diverticolo, per idro- o pionefrosi da compressione dell'uretere, ecc.
Facili da diagnosticare mercé la cistoscopia e la cistoradiografia diretta oppure discendente (con uroselectan), i diverticoli vescicali possono esigere diversi metodi di trattamento: semplici medicazioni per mezzo del cateterismo; operazioni palliative, quali la cistotomia, soprapubica o perineale, e il drenaggio vescicale del diverticolo per mezzo di dilatazione o incisione della sua apertura vescicale; infine operazioni radicali, consistenti nell'estirpazione del diverticolo per via per lo più soprapubica, extra- o intraperitoneale, senza o con apertura della vescica.
In archeologia si chiamano diverticoli le vie secondarie, che si distaccano dalle vie di grande comunicazione e servono sia per collegar queste fra loro, sia per accedere a fondi privati (v. via).