diversità genetica
Caratteristica che si riferisce agli individui di una popolazione e indica il fatto che questi individui presentano alleli diversi (forme diverse dello stesso gene) per determinati geni. Più in generale, riferendosi a un ecosistema, la diversità genetica è a volte usata per indicare la diversità degli organismi che occupano un certo ambiente, includendo anche specie diverse, ciò che è più propriamente definita come biodiversità. La diversità genetica di una popolazione è alla base della diversità fenotipica, cioè delle differenze osservabili tra gli individui. La diversità genetica (o variabilità genetica) deriva dal fatto che nel corredo genetico delle specie si generano differenze, dovute a modificazioni delle sequenze del DNA, tra un individuo e l’altro. Queste differenze sono ereditate e si accumulano con quelle che si erano prodotte nelle generazioni precedenti creando appunto la diversità genetica di una popolazione o di una specie. L’accumulo della diversità genetica è limitato dalla selezione naturale che tende a eliminare le varianti (gli alleli) meno adatte a quel particolare ambiente e dalla deriva genetica che anche elimina gli alleli, questa volta in ragione di eventi casuali. La generazione della diversità genetica e la sua riduzione costituiscono le basi dell’evoluzione. Ci sono diversi modi per misurare la diversità genetica di una popolazione ma da alcuni anni quasi tutti si basano sull’analisi delle sequenze di DNA: misurando le differenze tra le sequenze corrispondenti di individui diversi si ottengono i cosiddetti indici di diversità; le sequenze con più di un allele vengono dette polimorfiche. Quando le diversità vengono analizzate a livello di sequenze di DNA si parla anche di diversità nucleotidica. Nella specie umana si calcola che la diversità genetica, riferita alla media dei geni studiati, sia di un nucleotide ogni 1000, il che significa che i genomi di due individui sono identici al 99,9% o, viceversa, che tra due individui scelti a caso le differenze siano di alcuni milioni di nucleotidi. Nei microrganismi, e in particolare nei batteri, la diversità genetica è molto elevata in quanto, oltre al cromosoma possono essere presenti altre molecole di DNA, come i plasmidi e i batteriofagi, che rendono il genoma batterico particolarmente plastico e suscettibile di adattamento alle diverse condizioni ambientali. È comunemente accettato che la diversità genetica sia un carattere positivo per una specie o per un ecosistema in quanto garantirebbe agli organismi la possibilità di adattarsi ai mutamenti delle condizioni ambientali; viceversa, la perdita di diversità viene considerata un evento negativo e viene spesso associata ai mutamenti ambientali, in particolare quelli causati dalla attività umana.