dittatore
In Vn XXV 7 Onde, con ciò sia cosa che a li poete sia conceduta maggiore licenza di parlare che a li prosaici dittatori..., il termine (deverbale da dictare) appare usato nel senso di " scrittore ", secondo un uso comune alla lingua antica, di cui troviamo attestazione ad es. già in Guittone Comune perta 25 " Tu sonatore e cantator gradivo, / sentitor bono e parlador piacente, / dittator chiaro e avenente ". Per comprendere però l'ambito strettamente tecnico della frase dantesca (prosaici dittatori, " prosatori "), bisogna ricordare che la medievale ars scribendi, ossia il dictamen, era suddiviso dai maestri in dictamen metricum, rithmicum, prosaicum, come leggiamo ad es. nel titolo stesso della Poetria magistri Joannis anglici [Giovanni di Garlandia] de arte prosayca metrica et rithmica (ediz. G. Mari, in " Romanischen Forschungen " XII [1902]).
In Pg XXIV 59 Io veggio ben come le vostre penne / di retro al dittator sen vanno strette, nelle famose parole di Bonagiunta a D., visto come rappresentante di una nuova corrente poetica, il d. è Amore che ‛ detta ' al poeta fatto suo scriba, secondo un'immagine che porta all'archetipo di Mn III IV 11 Nam quanquam scribae divini eloquii multi sint, unicus tamen dictator est Deus, qui beneplacitum suum nobis per multorum calamos explicare dignatus est, e alla biblica matrice di Ps. 44, 2 " Eructavit cor meum verbum bonum / ... lingua mea calamus scribae velociter scribentis ". V. anche ARS DICTAMINIS; Stil nuovo.
Bibl. - A. Roncaglia, Ritorno e rettifiche alla tesi vossleriana sui fondamenti filosofici del dolce stil novo, in " Beiträge zur Romanischen Philologie " IV 2 (1965) 122.