DITE (Dis pater)
Antica divinità latina del mondo sotterraneo, e dei tesori che la terra cela, corrispondente al greco Plutone (v. plutone; ade), passata direttamente o indirettamente per il tramite dell'etrusco dalla mitologia greca a quella latina, o italica in genere, insieme con la sua compagna Proserpina (v.). Il nome, come quello di Plutone, che esso traduce, sembra alludere appuntn a quei tesori. Nella mitologia romana, fu fatto figlio di Saturno e di Opi, fratello di Giove, di Nettuno e di Conso, coi quali s'era diviso il regno del mondo. Il suo culto in Roma e nel Lazio risale a notevole antichità, come sembra indicare il suffisso pater, caratteristico delle divinità indigeti del Lazio (cfr. Iuppiter, Marspiter).
Una leggenda (riferita da Valerio Massimo, II, 4, 5) raccontava come il culto di Dite e di Proserpina fosse stato istituito, durante una pestilenza, da un tal Valerio in un luogo chiamato Tarentum, presso il Campo di Marte: la relazione storica più attendibile cui possiamo risalire c'informa d'altra parte che questo culto (sotto forma di giuochi e di sacrifici, per tre notti consecutive), col nome di ludi Tarentini, fu istituito nell'anno 249 a. C. dietro suggerimento dei libri sibillini, per essere poi ripetuto di cento in cento anni (ludi saeculares). Il Tarentum della tradizione e l'appellativo di Tarentini dei giuochi sembrano designare chiaramente la città greca di Taranto come luogo di provenienza delle due divinità o almeno delle forme greche del loro culto, quali furono determinate nell'anno 249. Per opera di Augusto i ludi saeculares furono trasformati, e andò perduta ogni loro concatenazione con Dite e Proserpina. Nella poesia latina e anche in numerose locuzioni dell'uso popolare, il dio romano dell'oltretomba si trova chiamato Orco. All'infuori dei ludi Tarentini, Dispater non ebbe parte alcuna né nel culto privato né in quello pubblico; di rado si trova il suo nome nelle iscrizioni votive. Ricorre anche la menzione di un sacerdos Ditis patris.
Dante chiama città di Dite (cioè di Lucifero) i cerchi VI-IX del suo Inferno, in cui son punite l'eresia, la "matta bestialità" e la "malizia".
Bibl.: G. Wissowa, Religion und Kultus der Römer, 2ª ed., Monaco 1912, p. 309 segg.; L. Cesano, art. Dispater, in De Ruggiero, Diz. epig., II, pp. 1912-1919; R. Peter, art. Dispater, in Roscher, Lexikon d. fr. u. röm. Mythol., I, col. 1179 segg.; C. Pascal, Le credenze d'oltretomba, 2ª ed., I. Torino 1923.