DISURIA (dal gr. δυσ- "male" e οὖρον "urina")
È la difficoltà e irregolarità con cui un soggetto svuota la vescica urinaria. Essa può essere solo iniziale, e allora la minzione è ritardata; oppure può durare per tutta la minzione che diventa lenta e prolungata; o presentarsi solo in certi momenti (minzione interrotta); e infine essere solo e prevalentemente terminale. Il quadro clinico presentato dalla disuria varia naturalmente a seconda delle cause d'essa e della gravità del caso; ma in genere l'ammalato fa sforzi penosi e prende posizioni diverse tentando d'emettere l'urina, che finisce per uscire con getto sottile, senza parabola, o suddivisa in fini spruzzi. Quando persista o si ripeta a ogni momento una contrazione vescicale violenta, spasmodica, dolorosa, che tende a espellere dalla vescica l'urina residua (o anche un corpo estraneo: tumore, calcolo, o altro accidentalmente pervenutovi) si parla di tenesmo. La disuria può dipendere da due grandi gruppi di cause: 1. insufficienza dei mezzi d'espulsione dell'urina, per alterazioni anatomiche del muscolo detrusore stesso (sclerosi senile, tubercolosi vescicale, ecc.), o per alterazioni anatomiche o funzionali del sistema nervoso centrale determinanti paresi o paralisi del detrusore (tabe, compressioni midollari, isterismo, nevrastenia, alcoolismo, tossiemie varie), oppure determinanti stati spastici dello sfintere membranoso o dei muscoli perineali, provenienti da infiammazioni della vescica o dell'uretra (cistite primitiva o da corpi estranei, uretriti, ecc.); 2. ostacoli lungo le vie d'eliminazione dell'urina per alterazioni anatomiche dell'apparecchio urinario (atresia del meato, ipertrofia prostatica, restringimenti uretrali, calcoli o tumori vescicali o uretrali, ecc.).