bipolare, disturbo
Disturbo psichico, precedentemente chiamato psicosi maniaco-depressiva, caratterizzato da alterazioni cicliche dell’umore, talora intervallate da periodi asintomatici.
Nelle forme più tipiche del disturbo b., fasi depressive si alternano a periodi connotati da esaltazione dell’umore (mania). Gli episodi di opposta polarità (da cui il termine) possono essere o meno intervallati da periodi di eutimia (o umore in asse). Il disturbo b. è ugualmente comune negli uomini e nelle donne. Se le fasi depressive si alternano alla mania si parla di disturbo b. di tipo I. Se invece le fasi depressive si alternano all’ipomania si parla di disturbo b. di tipo II; è sufficiente un solo periodo di ipomania o mania per la diagnosi. La prevalenza nella popolazione generale è alta (tra il 3 e il 5%). Le cause ipotizzate per il disturbo b. comprendono fattori biologici, genetici e ambientali i quali interagiscono determinando uno squilibrio dei neurotrasmettitori a favore della trasmissione eccitatoria (episodi a carattere ipomaniacale o maniacale) o inibitoria (episodi a carattere depressivo). Una volta che il disturbo si è instaurato, gli episodi di entrambe le polarità tendono a presentare ricorrenze, sia spontanee, sia in relazione a vari stress psicologici e ai ritmi biologici.
Nelle linee guida internazionali, il farmaco di prima scelta è rappresentato dai sali di litio e, in generale, dai farmaci stabilizzatori dell’umore (per es., il valproato di sodio), che riducono l’intensità e la frequenza delle crisi sia maniacali sia depressive. Il litio è anche efficace nel ridurre il rischio di suicidio che è molto alto nei pazienti con disturbo bipolare. Nelle fasi maniacali e depressive accompagnate da sintomi psicotici si associano farmaci antipsicotici, sia neurolettici (aloperidolo) che atipici (per es., olanzapina). La mania con grave agitazione è un’emergenza psichiatrica e richiede l’ospedalizzazione. Il trattamento dell’episodio depressivo in corso di disturbo b. è delicato, in quanto qualsiasi farmaco antidepressivo può portare il paziente a virare verso la fase maniacale. È necessario quindi, per minimizzare tale rischio, che il trattamento antidepressivo sia effettuato al dosaggio minimo efficace e solo nei casi più gravi, e che sia mantenuta la terapia stabilizzante ed eventualmente antipsicotica.
L’elettroshock, ancora molto discusso, è efficace in alcune fasi depressive e miste resistenti alla terapia farmacologica. Inoltre, in associazione ai farmaci, possono giovare le terapie cognitivo-comportamentali e di gruppo. I problemi psicosociali causati dai sintomi della malattia stessa (problemi lavorativi, scarsa produttività, difficoltà relazionali, problemi legali), infatti, influenzano l’andamento del disturbo favorendo nuove ricadute e contribuendo alla cronicizzazione della patologia; la psicoterapia ha l’importante compito di guidare il paziente nell’adattamento e nell’accettazione della malattia.