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distribuzione commerciale

di Alberto Heimler - Dizionario di Economia e Finanza (2012)
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distribuzione commerciale

Alberto Heimler

Insieme delle attività che consentono il passaggio dei prodotti finiti dal produttore al consumatore.

La normativa fino al 1998

In Italia il settore della d. c. era caratterizzato da una estesa regolazione, basata sulla l. 426/1971, che vincolava, spesso in maniera ingiustificata, le scelte imprenditoriali. Per l’apertura di un esercizio commerciale al dettaglio erano richiesti, oltre al rispetto delle normative urbanistiche in materia di igiene e sanità, l’iscrizione a un apposito registro degli esercenti al commercio, e l’ottenimento di un’autorizzazione amministrativa rilasciata con riferimento a predeterminate tabelle merceologiche, nel rispetto di dettagliati piani commerciali. Questi ultimi, redatti periodicamente a livello comunale, stabilivano, sulla base di una programmazione strutturale dell’offerta, il limite massimo di superficie della rete di vendita distinto per settore merceologico, superato il quale non venivano concesse ulteriori autorizzazioni all’apertura di negozi. Altri vincoli delle strategie delle imprese nel settore della d. al dettaglio derivavano dalla normativa in materia di orari di vendita, che imponeva la chiusura degli esercizi in determinate ore e giornate della settimana. Questa politica regolatoria così restrittiva, soprattutto con riferimento allo sviluppo della grande d., aveva condotto a una struttura dell’offerta dei mercati della d. al dettaglio molto più frammentata di quella degli altri principali Paesi europei (nel 1988 17,1 esercizi per 1000 abitanti contro 7,1 della Francia, 5,9 della Gran Bretagna e 5,4 della Germania). Inoltre, il territorio italiano era caratterizzato da una minore disponibilità di supermercati (➔ supermercato) e ipermercati (➔ ipermercato): nel 1992 45,1 m2 di supermercati per 1000 abitanti contro 116,4 della Francia e 108,4 della Germania. Come risultato, la d. c. in Italia era inefficiente e costosa, sia in termini di prezzo sia di tempo necessario per gli acquisti.

La liberalizzazione

Il d. legisl. 114/1998, contenente una riforma organica del settore della d. c., ha introdotto sostanziali elementi di liberalizzazione (➔ p). Innanzitutto le tabelle merceologiche, che precedentemente erano molto dettagliate, sono state accorpate in due soli settori, alimentare e non alimentare. Inoltre sono stati eliminati gli obblighi di possedere specificati requisiti di professionalità per la d. di prodotti non alimentari, ed è stato soppresso il Registro degli esercenti il commercio. Come conseguenza l’apertura, l’ampliamento e il trasferimento degli esercizi commerciali di minori dimensioni sono stati completamente liberalizzati. Anche gli orari di apertura sono stati resi più flessibili, consentendo piena libertà di apertura tra le ore 7 e le 22, e demandando ai Comuni la regolazione delle aperture nei giorni festivi. Tuttavia il d. legisl. ha mantenuto un regime di autorizzazione per gli esercizi commerciali di media e di grande dimensione, e ha affidato alle Regioni la funzione regolatoria in materia di d. c., individuando alcuni interessi generali che esse sono chiamate a soddisfare (per es., arredo urbano, traffico, trasporti ed equilibrio tra diverse tipologie di forme distributive). Soprattutto quest’ultimo obiettivo è stato utilizzato da molte Regioni per frenare, a svantaggio dei consumatori, lo sviluppo della grande distribuzione.

La grande distribuzione

Dopo il 1998, anche se i limiti quantitativi allo sviluppo della grande d. sono stati eliminati, i piani regolatori e urbanistici regionali sono stati frequentemente utilizzati per imporre, spesso, ingiustificate barriere di ingresso alle grandi strutture di d. al dettaglio. Inoltre, la proliferazione degli statuti e delle normative regionali in tema di d. c. ha prodotto assetti regolatori che differiscono più nel modo in cui sono scritti che nei principi e regole che affermano, ma che contribuiscono ad aumentare i costi per le aziende (e per i consumatori), talvolta anche in misura significativa, specie per quelle operanti a livello multiregionale o nazionale.

La media distribuzione

Analogamente, l’obbligo di autorizzazione per l’apertura di esercizi commerciali di dimensione media, giustificato per ragioni di interesse generale (per es., permettere una migliore pianificazione sia in termini di equilibrio tra le diverse funzioni urbane, sia in termini di efficiente fornitura e utilizzo di infrastrutture), è stato spesso utilizzato per proteggere gli operatori esistenti a svantaggio dei consumatori. Secondo un rapporto dell’OCSE (➔) sulla riforma regolamentare in Italia (Italy: better regulation to strengthen market dynamics, «Reviews of Regulatory Reform», 2009), la Lombardia e il Piemonte «richiedono che i negozi di media grandezza, al di sopra di un certo limite, presentino analisi d’impatto che specifichino dettagliatamente i loro effetti sulla rete di trasporto esistente, sull’ambiente e anche sul sistema dei negozi di operatori dominanti. I primi due requisiti sono in linea con un approccio economico, ma l’ultimo, che è caratteristica comune delle norme in tutte le Regioni, in particolare per l’autorizzazione dei grandi magazzini, reintroduce una misura di pianificazione dell’offerta. […] Questo è evidente nel caso del Veneto che, avendo imposto limiti quantitativi, richiede altresì ai Comuni di tenere conto del supporto dei piccoli negozianti al dettaglio al momento di fissare le regole da seguire per l’autorizzazione di nuovi negozi».

Vedi anche
prodotto Tutto ciò che la terra produce o che costituisce il risultato di un’attività umana. diritto La categoria dei prodotto alimentari, che tende a sostituire quella dei prodotto agricoli, intesi come frutti naturali, ha assunto rilievo giuridico crescente con lo sviluppo dei mercati e l’esigenza sempre ... prezzo L’equivalente in unità monetarie di una unità di bene o servizio; più in generale, valore di scambio di un bene in termini di qualsiasi altro bene. ● Secondo la definizione recepita dal diritto privato, il prezzo è il corrispettivo, generalmente in denaro, per l’acquisto di un bene o per il godimento ... produzione L’insieme delle operazioni, semplici o complesse, attraverso le quali si produce un bene trasformando altri beni. Costo di p. Le spese sopportate per produrre, cioè il complesso dei beni e servizi che viene consumato per produrre altri beni o servizi (➔ costo). Fattore, mezzo o agente di p. Ogni bene ... supermercato Grande organizzazione di vendita, fondata su una concezione analoga a quella dei grandi magazzini, ma limitata a generi alimentari e a prodotti per uso casalingo o anche personale (saponi, detersivi, articoli igienici e cosmetici, piccoli oggetti per cucina ecc.), e caratterizzata dal sistema self-service, ...
Indice
  • 1 La normativa fino al 1998
  • 2 La liberalizzazione
  • 3 La grande distribuzione
  • 4 La media distribuzione
Tag
  • GRAN BRETAGNA
  • LOMBARDIA
  • GERMANIA
  • PIEMONTE
  • FRANCIA
Altri risultati per distribuzione commerciale
  • DISTRIBUZIONE COMMERCIALE
    Enciclopedia Italiana - IX Appendice (2015)
    Interventi di liberalizzazione. Linee di sviluppo della distribuzione. Bibliografia La consistenza dei punti vendita del commercio fisso al dettaglio dal 2000 al giugno 2014 ha subito notevoli variazioni in Italia (fig. 1). Nel 2007 si è verificato il massimo storico di 779.000 unità, che si sono ridotte ...
  • DISTRIBUZIONE COMMERCIALE
    Enciclopedia Italiana - VII Appendice (2006)
    Il censimento condotto dall'ISTAT nel 2001 ha registrato in Italia 1.205.506 imprese commerciali; poiché il totale delle imprese attive in tutti i settori era pari a 4.084.966 unità, poco meno di una su tre svolgeva attività commerciali. Nello stesso anno, esse contribuivano in modo consistente sia ...
Vocabolario
distribuzióne
distribuzione distribuzióne s. f. [dal lat. distributio -onis]. – 1. a. L’atto di distribuire, cioè di dividere, ripartire, dispensare o assegnare fra più persone o in più luoghi: d. di viveri, di pacchi dono; la d. della posta; la d. del...
commerciale
commerciale agg. [dal lat. tardo commercialis, attrav. il fr. commercial]. – 1. Attinente al commercio in senso lato: attività c.; il settore c.; impresa, azienda, società c.; imprenditore c., espressione che nel linguaggio giur. attuale...
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