distorcere
Il verbo non s'incontra in D. fuori dell'uso poetico. Indica l'atto del mutarsi di qualcosa dalla sua consueta forma o positura, e in alcuni esempi comporta un senso di deformazione grottesca, come nella smorfia di irrisione di Reginaldo (o altri che sia) degli Scrovegni (Qui distorse la bocca e di fuor trasse / la lingua, If XVII 74), e nella figura della femmina balba e " sciancata ", ne li occhi guercia, e sovra i piè distorta (Pg XIX 8), dove il participio ha valore attributivo. Questi costrutti ricalcano i latini ora, labra distorquere; distorta crura. A riscontro del primo esempio il Tommaseo, seguito dal Moore, dà un passo di Isaia: " Super quem lusistis? super quem dilatastis os et eiecistis linguam? " (57, 4); altri interpreti citano alcuni versi, assai meno plausibili, di Persio (I 58-60). Non è improbabile peraltro la presenza di un ricordo, non segnalato, di un passo di Cicerone (De Orat. II LXVI 266 " Gallum... distortum, eiecta lingua, buccis fluentibus "), in parte ripreso da Livio VII X 5 " linguam etiam ab inrisu exserentem " e da Plinio Nat. hist. XXXV 8 " inficetissime linguam exserentem ". Il riferimento del particolare grottesco, comune ai tre autori, può essersi facilmente fermato nella memoria del poeta; e si direbbe anche che D. abbia tratteggiato qualcuna di queste sue figure secondo l'idea del citato passo ciceroniano: " Valde autem ridentur etiam imagines, quae fere in deformitatem aut in aliquod vitium corporis ducuntur cum similitudine turpioris ".
Intransitivo pronominale col valore di " contorcersi ", in Quando mi vide, tutto si distorse (If XXIII 112). La ragione più ammissibile del contorcersi di Caifas sarebbe nel fatto che la vista del suo tormento e della sua dannazione è svelata alla testimonianza di un vivo e credente. Ma si pensi anche all'agitarsi di Niccolò III nella buca dei simoniaci e al commento di D., o ira o coscïenza che 'l mordesse (If XIX 119), da poter ripetere anche per Caifas. Meno persuasiva la spiegazione del Buti, spesso riportata nei commenti: " perché vedea Dante cristiano salvato per la passione di Cristo, per la quale egli era dannato ".
In Pg IX 133 E quando fuor ne' cardini distorti / li spigoli di quella regge sacra, il verbo esprime il girare duramente della porta del Purgatorio ‛ rugghiando ' sui cardini.
Il participio, in Rime dubbie IV 6 de lo colore suo tutta distorta, significa il mutarsi dal bianco al nero del colore della pietra sul sepolcro della donna amata. V. ATTORCERE; STORCERE; TORCERE.
Bibl. - Per If XVII 74, cfr. M. Barbi, in " Studi d. " X (1925) 73.