DISSIMULAZIONE
. Repressione volontaria d'ogni detto, atto o espressione mimica, che possa tradire pensieri, sentimenti, intenzioni. La dissimulazione della pazzia si riscontra in ammalati lucidi e tranquilli o per lo meno capaci di dominare i loro impulsi, di celare sotto forme cortesi le loro antipatie e i loro odî. Perché la dissimulazione sia completa, occorre che il malato abbia conoscenza delle proprie tendenze e manifestazioni morbose. Con la dissimulazione, questi alienati mirano a evitare il manicomio, a uscirne ove e vi siano incappati, a poter compiere gli atti violenti che si propongono contro sé stessi o contro gli altri, a evitare l'interdizione l'inabilitazione o il licenziamento dall'ufficio che coprono il collocamento a riposo. Si tratta per lo più di paranoici, di querelanti rivendicatori, d'alcoolisti con delirio di gelosia, di melancolici. È difficile che la dissimulazione sia completa e duratura. Spesso il malato non dissimula che una parte dei suoi delirî, perché ritiene che un'altra parte possa essere giustificata con moventi plausibili; oppure dissimula a parole, mentre si tradisce negli scritti. Il dissimulatore può tradirsi in uno stato emozionale spontaneo o provocato ad arte con discussioni e contraddizioni protratte, o in un momento di stanchezza, o, più spesso, palesemente, quando crede d'aver raggiunto il suo fine: ora commettendo gli atti suggeritigli dal delirio, ora abbandonandosi a querele, accuse infondate, invettive deliranti. Svelare la dissimulazione può essere talvolta compito difficilissimo per l'alienista, e un difetto di sagacia o di prudenza può condurre a conseguenze gravissime.