disporre [dispuose, III singol. pass. rem.]
È voce frequentemente usata, soprattutto nella forma del participio passato (anche con valore attributivo: Cv II XIII 5 inducere perfezione ne le disposte cose; Pd X 144), nel senso di " collocare o atteggiare secondo un certo ordine in vista di una finalità "; o meglio, con preciso riferimento al pensiero aristotelico-scolastico, " preparare una materia a ricevere il suggello di una forma, a passare dalla potenza all'atto ", come in Cv II IX 7 l'atto de l'agente si prende nel disposto paziente, e in II I 10 in ciascuna cosa, naturale ed artificiale, è impossibile procedere a la forma, sanza prima essere disposto lo subietto sopra che la forma dee stare; sì come impossibile la forma de l'oro è venire, se la materia, cioè lo suo subietto, non è digesta e apparecchiata; e la forma de l'arca venire, se la materia, cioè lo legno, non è prima disposta e apparecchiata. Così, qui, la litterale sentenza è subietto e materia dell'allegoria (§ 11); altrove, la Sapienza divina era disponente tutte le cose all'atto della creazione (III XV 16, con dichiarato riferimento a Prov. 8, 30 " cuncta componens "); la terra è disposta a primavera a ricevere in sé la informazione de l'erbe e de li fiori (IV II 7; poco più oltre, nello stesso paragrafo, il verbo ritorna un'altra volta con lo stesso significato); il corpo è disposto a seguitare la circulazione del cielo (II 7) e la perfetta complessione fisica dispone la persona a una perfezione anche intellettuale (XXI 4); il mondo era ottimamente disposto all'avvento di Cristo dalla giustizia attuata dall'Impero romano (V 8). A quest'accezione specificamente filosofica, applicata sia all'ambito della natura (con la sua componente metafisica), sia alla complessione fisica e psicologica dell'uomo (e tale significato va avvertito anche, data la concezione dantesca dell'amore, in espressioni come si credea... che disposto fosse a quello amore, Cv II XII 8), sia alla storia umana vista in una dimensione provvidenzialistica, vanno ricondotte anche le seguenti occorrenze: a) Cv II IV 1, XIII 5, III VIII 13, IV II 6, XX 7 (due volte), Rime LXXXIII 101, Pg III 32, Pd II 120, VIII 104, XIII 80, XXX 54; b) Vn XXVII 2, Cv I I 3 e 12, III I 1, VIII 17 (due volte), IV XV 1, XX 7 (due volte) e 9, XXV 11 e 12, Pg XV 33, XXV 47; c) Cv IV IV 11, Pg XXIV 81, Pd XXII 39, XXX 138. Ad essa possono essere ricondotti anche gli usi del vocabolo nei sensi semanticamente ridotti di " stabilire ", " destinare a ", in Pd XXI 111 un ermo, / che suole esser disposto a sola latria; " indurre ", " porre in una certa condizione di spirito ", come in If II 136 Tu m'hai con disiderio il cor disposto / sì al venir, e anche Cv II XII 8 (con senso attributivo: uditori... bene disposti), IV II 8 (due volte), If X 21, XX 4, Pg XXXIII 21, Pd X 144, XXII 6, XXVI 111; ma i passi di Pg XXXIII 145 puro e disposto a salire a le stelle, e Pd XXXII 87 (la visione di Maria che sola può disporre a veder Cristo) riconducono al più complesso significato primario. Nel significato di " prescrivere a ", disposto è variante di risposto, in Pg XX 100, accettata dagli antichi editori e ai tempi nostri ripristinata dal Porena; cfr. Petrocchi, ad l.
Meno diffuso è il significato di " esporre ", " spiegare ", " commentare un testo ", che si ritrova in testi coevi e risale al latino classico. Anch'esso è, però, legato alla prima accezione, in quanto allude al fatto di situare, ordinare le parole di un testo in modo da prepararle potenzialmente all'atto dell'apprendere da parte del lettore. Cfr. Cv I VII 11 Questo signore, cioè queste canzoni, a le quali questo comento è per servo ordinato, comandano e vogliono essere disposte [così l'ediz. del '21; esposte in Busnelli-Vandelli e Simonelli] a tutti coloro a li quali puote venire sì lo loro intelletto, che quando parlano elle siano intese. In senso parallelo il vocabolo è applicato alle figure istoriate nella roccia, nel girone dei superbi: Pg X 54 vedea / ... un'altra storia ne la roccia imposta; / per ch'io varcai Virgilio, e fe'mi presso, / acciò che fosse a li occhi miei disposta, cioè " esposta sì da poterla vedere bene " (Casini-Barbi), e quindi, sì da percepirla pienamente e intenderne il significato.
Infine, per " deporre ", attestato anch'esso nell'italiano antico, in Cv IV XXVIII 8 Bene questi nobili calaro le vele de le mondane operazioni, che ne la loro lunga etade a religione si rendero, ogni mondano diletto e opera disponendo.
Per le prime due accezioni cfr. anche DISPOSIZIONE.