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dispiacenza

di Gioacchino Paparelli - Enciclopedia Dantesca (1970)
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dispiacenza

Gioacchino Paparelli

Usato una sola volta, in Cv III VIII 6, in correlazione a piacenza, il cui senso oscilla in quel punto tra un valore puramente oggettivo ed esterno di " bellezza " corporea, grazia femminile, e un altro più interiore e complesso di " gaudio ", diletto conseguente alla visione, in quanto riflesso di quel contentarsi che è proprio dei piaceri di Paradiso, i quali appariscono nell'aspetto (e più propriamente negli occhi e nel riso, che sono come i balconi dell'anima) della donna in modo che, guardando costei, la gente si contenta (§§ 5 e 7, III XV 2) Con dispiacenza D. ha, dunque, voluto indicare propriamente la qualità di ciò che non piace allo sguardo, implicando una condizione interiore - da intendersi in senso soggettivo e oggettivo insieme - opposta a piacenza.

Il vocabolo era già per es. in Guittone Tanto sovente 2 " dett'aggio altra fiada / de dispiacenza e de falso piacere ".

Vocabolario
dispiacènza
dispiacenza dispiacènza s. f. [der. di dispiacere2], ant. – Sentimento di dispiacere.
dispiacènte
dispiacente dispiacènte agg. [part. pres. di dispiacere]. – 1. non com. Che dispiace, spiacevole: è davvero una cosa d.; non è una ragazza dispiacente. 2. Che prova dispiacere, dolente: sono molto d. dell’accaduto; era d. che non fossi...
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