disordinanza
Ricorre solo in Cv IV VI 17 l'autoritade del filosofo... non repugna a la imperiale autoritade; ma quella sanza questa è pericolosa, e questa sanza quella è quasi debile, non per sé, ma per la disordinanza de la gente. Avendo esposto nei capitoli precedenti i fondamenti delle due autorità filosofica e imperiale, D. s'accinge qui a provare che entrambe devono trovarsi riunite nella stessa persona dell'imperatore. Infatti, così egli ragiona, l'autorità imperiale, non informata e regolata nella sua azione da criteri filosofici, è pericolosa. E, al contrario, la filosofia da sola, non potendo far praticare ciò che insegna, sarebbe inefficace. Tale difetto, tuttavia, aggiunge D., non dipende dalla filosofia, bensì è dovuto al disordine morale o d. della gente (v. anche Mn III XVI 10, Pg XVI 85-96). Per i sostantivi in -anza, cfr. in Appendice la trattazione sulle strutture grammaticali del volgare di Dante.