DISINTERMEDIAZIONE
Disintermediazione bancaria. − Con il termine d. bancaria si fa riferimento alla riduzione del peso quantitativo degli intermediari bancari nel sistema finanziario.
In generale può affermarsi che il grado d'intermediazione bancaria in un'economia è influenzato da numerosi fattori (per es. la preferenza per la liquidità presente nel paese, il tasso d'inflazione, la propensione al risparmio, le modalità di finanziamento del debito pubblico, la regolamentazione finanziaria, le strutture finanziarie, le caratteristiche strutturali del rapporto banca-industria, ecc.), che possono divergere notevolmente nei vari paesi, spiegando così le differenze nel grado d'intermediazione bancaria in essi esistente.
Le caratteristiche assunte da questi fattori in Italia, mentre hanno determinato nel corso degli anni Sessanta e Settanta una notevole crescita dell'intermediazione bancaria, hanno stimolato nel nostro paese un cambiamento di tendenza tra la fine degli anni Settanta e i primi anni Ottanta, dando inizio al processo di d. bancaria tuttora presente nel mercato finanziario italiano.
Notevole è stato il dibattito suscitato dal verificarsi di tale fenomeno, con riferimento in particolare sia ai criteri da adottare nella misurazione della d., sia alle cause che direttamente o indirettamente l'hanno determinata. A questo proposito, generalmente si pone l'accento sull'impostazione restrittiva della politica monetaria seguita alla fine degli anni Settanta, sulla crescente dimensione del disavanzo pubblico e sull'elevato differenziale tra il rendimento dei titoli pubblici e quello dei depositi bancari. Questi fattori, si afferma, hanno determinato una sostituzione dei titoli pubblici ai depositi bancari nel portafoglio dei risparmiatori.
Per misurare il processo di d. bancaria si fa ricorso generalmente a indicatori quali il rapporto tra depositi bancari e prodotto interno lordo (PIL), o a quello tra depositi bancari e totale delle attività finanziarie. Il primo dei rapporti indicati misura il grado d'intermediazione bancaria con riferimento all'economia reale. Il secondo misura il grado d'intermediazione bancaria con riferimento al complesso dei finanziamenti concessi dalla totalità degli intermediari e dei mercati finanziari. I valori assunti da questi rapporti dal 1979 in poi nel nostro paese evidenziano il processo di d. ricordato e consentono di distinguere in esso due fasi: la prima (1979-81), nella quale sia i depositi bancari sia i rapporti depositi/PIL registrano una notevole contrazione, risulta caratterizzata da un processo di d. ''reale''; la seconda, iniziata nel 1982, nella quale oltre a una modesta riduzione del rapporto depositi/PIL si è verificata una notevole flessione del rapporto depositi/attività finanziarie e che risulta, perciò, caratterizzata da un processo di d. ''finanziaria''.
Raffronti internazionali mostrano la peculiarità della d. bancaria in Italia. Da essi, infatti, risulta evidente che l'Italia è l'unico paese nel quale la d. reale ha assunto portata rilevante, ed è il paese nel quale più marcata è stata la ricomposizione delle attività finanziarie a scapito dei depositi, con un'elevata sostituzione dei titoli pubblici (e, a differenza di altri paesi, una ridotta sostituzione dei titoli privati) ai depositi bancari nel portafoglio dei risparmiatori.
Bibl.: F. Bruni, La disintermediazione delle aziende di credito: una analisi macroeconomica di alcune sue cause, in Bancaria, 3 (1982), pp. 273-85; F. Cesarini, Disintermediazione e comportamento delle aziende di credito, in Economia Italiana, 2 (1982), pp. 221-30; A. Marzano, Disintermediazione e risparmio delle famiglie, ibid., 2 (1982), pp. 273-81; M. Sarcinelli, Gli strumenti della politica monetaria come fattori di disintermediazione bancaria: quali prospettive per il futuro?, ibid., 2 (1982), pp. 191-220; F. Vicarelli, Disintermediazione bancaria e struttura del sistema finanziario, ibid., 2 (1982), pp. 231-45; S. Preda, Disintermediazione e strategia bancaria, Milano 1983; C. Imbriani, Disintermediazione e sistema bancario, in AA.VV., I fondi comuni di investimento, Napoli 1985, pp. 91-100; Tendenze monetarie (Banca Commerciale Italiana), 57, giugno 1988.