disgravare (disgrevare)
L'alternanza fra le due forme dell'aggettivo ‛ grave '-‛ greve ' (e ‛ grieve ') si ritrova nel verbo che da esso deriva: ‛ disgravare ', che compare due volte in D., e ‛ disgrevare ' (una sola occorrenza). Tutte e tre le occorrenze del verbo sono in rima.
Originariamente, opposto di ‛ gravare ', ‛ aggravare '; perciò " liberare ", " risollevare " qualcuno da un peso (materiale o morale), da un'oppressione, da un affanno. Il verbo è usato sempre come transitivo; in Pd XVIII 6 pensa ch'i' sono / presso a colui ch'ogne torto disgrava, l'espressione di riferisce a Dio, che " ogni torto disgrava e dirizza con la sua giustizia " (Buti), ossia " libera le anime dal peso di ogni colpa ". A proposito del passo di If XXX 144 però d'ogne trestizia ti disgrava, viene citato Ecli. 30, 24 " tristitiam longe repelle a te ".
In Pg XI 37 d. è usato senz'altro complemento che l'oggetto della persona: se giustizia e pietà vi disgrievi / tosto, sì che possiate muover l'ala; dal punto di vista semantico siamo qui forse di fronte al valore più pregnante fra i tre casi in cui il termine appare: l'augurio di D. è infatti rivolto alle infelici anime dei superbi, oppresse dall'esorbitante peso dei massi; maggior efficacia è fornita all'espressione (e quindi al verbo stesso) dall'echeggiare della rima precedente (mondi e lievi) e seguente (secondo il disio vostro vi lievi).