discretivo
Il termine è recepito dalla bassa latinità: discretivus (da discretus, participio passato di discernere) che traduceva il greco διαχριτιχός, con riferimento al potere ‛ risolutivo ' della mente. Significa " che ha la capacità di far discernere, distinguere ": " Giudizio discretivo potrebbe chiamarsi quello che afferma la distinzione tra due oggetti e l'atto stesso in cui la mente discerne " (Tommaseo). Nel significato di atto della mente che induce discernimento come possibilità di operare una scelta, è usato da D. in Cv I XI 6 De l'abito di questa luce discretiva massimamente le popolari persone sono orbate. Qui luce d. vale lume de la discrezione, secondo l'espressione del § 4, per indicare la parte razionale dell'anima che ha suo occhio, con lo quale apprende la differenza de le cose in quanto sono ad alcuno fine ordinate: e questa è discrezione (§ 3). Qui per D. la capacità di discernere ' non riguarda tanto l'atto meramente conoscitivo, quanto piuttosto la distinzione delle cose in base alla loro destinazione morale. Cfr. il Buti: " La ragione àe due parti; cioè la inferiore e pratica che àe traffico co le cose mondane, e la superiore o teorica che traffica co le cose celesti, e àe queste potenzie: discursiva, cooperativa, discretiva e indicativa ". Il termine d. è usato anche dall'Ottimo: " Minos immantanente, per la virtù discretiva ch'è in lui, conobbe la condizione e il movimento di Dante, e al modo di nocitori mostra un pericolo per farlo cadere in un altro maggiore ".