Discorso sull'origine e i fondamenti della disuguaglianza fra gli uomini
(Discours sur l’origine et les fondements de l’inégalité parmi les hommes) Scritto (1754) di J.-J. Rousseau in cui si descrive, in opposizione al giusnaturalismo precedente, il costituirsi della società civile a partire da un ipotetico stato di natura («uno stato che non esiste più, che forse non è mai esistito, che probabilmente non esisterà mai»). Mediante quel che si può «ricavare dalla natura dell’uomo coi soli lumi della ragione», Rousseau ricostruisce il passaggio dal primitivo stato di felicità, libertà e indistinzione della proprietà, alla moderna situazione di disuguaglianza e ingiustizia, sancita e giustificata da istituzioni politiche che, di fatto, stabiliscono la legge del più forte e il dispotismo. L’invenzione dell’agricoltura e della metallurgia hanno provocato, con l’appropriazione della terra e dei prodotti del lavoro, il sorgere della proprietà privata; il progresso delle conoscenze e delle tecniche, allontanando l’uomo dall’originario stato di felicità (che, secondo Rousseau, ancora vigeva fra i selvaggi), ha accentuato e fissato le disuguaglianze culturali ed economiche.