DISARTRIA (dal gr. δυς "male" e ἄρϑρον "articolazione")
Questa parola, usata per la prima volta da A. Kussmaul, indica in senso stretto un disturbo articolatorio della parola, dovuto a una incoordinazione dei movimenti dei muscoli degli organi della fonazione, la cui innervazione non avviene più euritmicamente e non più nell'ordine voluto. L'emissione della parola è esitante, le sillabe perdono la loro nettezza e vengono abburattate, sillabe e lettere vengono elise, contratte, raddoppiate, trasposte e invertite. La difficoltà che il paziente incontra nella pronuncia delle parole fa spesso comparire movimenti associati nel volto. La parola è spesso lenta, nasale, monotona, egofonica. I disturbi disartrici possono essere ricercati, anche in malati che non li presentano evidenti nel discorso, facendo ripetere loro speciali parole o frasi di prova. In ogni lingua l'uso medico ha codificato alcune di queste parole e frasi; in Italia s'usa far ripetere ai malati, procedendo dalle più brevi alle più lunghe, le parole "territorio, extraterritorialità, coscritto, circoscritto," e le frasi "Santa Eulalia ausiliatrice, trentatreesimo reggimento d'artiglieria" che da un paralitico verranno pronunciate, per es. "estratretriialità, tetaresimoreggimento d'artalleria", ecc. Le sillabe elise o male pronunciate sono in rapporto con le paresi o paralisi dei rispettivi muscoli che prendono parte alla loro formazione. Così sono alterate le labiali nelle paralisi dei muscoli labiali, le gutturali nelle paralisi del palato, le linguali nella paralisi della lingua. Questa alterazione della parola si trova quasi esclusivamente nelle lesioni del ponte e del midollo allungato e prende perciò nome di favella bulbare.
La disartria è, dal punto di vista prognostico, un segno di cattivo augurio. Essa è patognomica della demenza paralitica, per quanto possa incontrarsi transitoriamente anche negli stati deliranti tossiinfettivi, nel delirium tremens, negli stati confusionali epilettici. La falsa disartria dei nevrastenici si distingue da quella vera dei paralitici, per il fatto che mentre nei primi, facendo ripetere le parole di prova, la pronuncia migliora, nei secondi peggiora. Quando la paralisi dei muscoli adibiti all'articolazione della parola è completa, si ha un balbettio incomprensibile (anartria).