DISARMO (XIII, p. 1; App. I, p. 518; II, 1, p. 788; III, 1, p. 494)
Il disarmo convenzionale. - Il Comitato dei dieci (cinque rappresentanti dei paesi occidentali e altrettanti del blocco orientale), istituito dall'ONU nell'ottobre 1959 allo scopo di rilanciare il negoziato sul d., aprì i suoi lavori a Ginevra il 15 marzo 1960. Le discussioni sui due piani presentati al Comitato (un piano occidentale ad opera dell'inglese Osrmby-Gore e uno orientale che riprendeva il progetto di d. generale e completo in quattro anni, già illustrato all'ONU nel settembre 1959 da Chruščëv) confermarono la vecchia difficoltà di conciliare le tesi opposte. Gli occidentali, infatti, pretendevano che fossero elaborate preliminarmente le misure di controllo del d., mentre nella prospettiva sovietica occorreva in primo luogo fissare i tempi del d. e avviare subito riduzioni di effettivi e di armamenti.
La serie di proposte e controproposte, al cui avvicinamento si dedicò lo sforzo mediatore della delegazione britannica, non servì a rimuovere la sostanziale divergenza dei punti di vista. Risultò evidente che il negoziato si avvantaggiava ora, rispetto agli anni precedenti, dell'attenuazione del puntiglio di "guerra fredda": i toni della polemica erano più moderati e si manifestava un certo impegno a tener conto delle ragioni dell'interlocutore; ma altrettanto evidente appariva la persistenza della reciproca diffidenza, il timore di poter fare il giuoco dell'altra parte, che rimaneva un antagonista minaccioso. Non migliori risultati si raggiunsero, dopo che era stato interrotto bruscamente (27 giugno 1960) il lavoro del Comitato dei dieci, in una breve sessione della Commissione dell'ONU sul disarmo (16-18 agosto) e nel corso del dibattito alla XV Assemblea dell'ONU, durante il quale fu soprattutto il delegato indiano Menon a tentare, invano, d'indicare un terreno di avvicinamento delle tesi.
Una nuova favorevole prospettiva sembrò aprirsi nel 1961 con l'incontro Kennedy-Chruščëv a Vienna (3-4 giugno) e con la consegna da parte di quest'ultimo di un memorandum sul disarmo. Gli scambi di note e gl'incontri ad alto livello che ne seguirono si concretarono nella presentazione alla XVI Assemblea dell'ONU di una dichiarazione comune sovietico-statunitense (20 settembre) sui princìpi che avrebbero dovuto regolare i futuri negoziati sul disarmo; nella presentazione da parte di Kennedy (25 settembre) di un "Programma per un disarmo generale e completo in un mondo pacifico"; e nella presentazione da parte del ministro degli Esteri sovietico Gromyko d'un memorandum in sette punti, che proponeva una serie di misure più urgenti in preparazione d'un d. generale (il 5° riguardava il ritiro di tutte le truppe straniere da tutti i territori e in particolare dall'Europa). Si giunse così alla creazione (13 dicembre) d'un Comitato dei diciotto (i dieci del vecchio comitato omonimo, che aveva cessato di esistere il 27 giugno 1960, più otto rappresentanti di paesi non-allineati: Birmania, Brasile, Etiopia, India, Messico, Nigeria, RAU e Svezia). Ma ancora una volta, non appena il nuovo Comitato - la Francia si rifiutò di parteciparvi - iniziò i lavori il 14 marzo 1962 a Ginevra, alla presenza dei ministri degli Esteri, si dovette constatare quanto fosse difficile passare dagli accordi sui princìpi agli accordi su misure pratiche di disarmo. Ai primi progetti avanzati dalla delegazione sovietica il 15 marzo e da quella statunitense il 18 aprile, ne seguirono numerosi altri senza che la rigidità delle posizioni si sbloccasse verso quel sostanziale compromesso cui tentavano di spingere i rappresentanti dei paesi non-allineati.
In merito ai tre problemi di maggiore divergenza, vale a dire l'ordine di successione delle operazioni di d. (i sovietici volevano inserire nella prima fase di d. lo smantellamento di tutte le basi militari all'estero), le modalità di controllo del d. e la creazione d'una "forza di pace delle Nazioni Unite", le parti contrapposte rimasero ferme al punto di partenza o quasi. Sia nelle 46 sedute plenarie del 1962 che durante le diverse sessioni, alternantisi a lunghi aggiornamenti e sospensioni, degli anni successivi, i lavori s'irretirono in aspetti marginali del disarmo o nella riaffermazione di enunciazioni generiche. La situazione di stallo non sembrò mutare anche dopo che nel marzo 1975 cinque nuovi paesi (Repubblica federale tedesca, Repubblica democratica tedesca, Iran, Perù e Zaire) entrarono nel Comitato, si che il segretario generale dell'ONU Waldheim realisticamente suggerì di spostare il tiro del negoziato dalla "riduzione" alla "non proliferazione".
Nello stesso periodo anche una riunione, dopo cinque anni d'inattività, della Commissione dell'ONU sul d. (21 aprile-16 giugno 1965) si concluse con risultati di nessuna rilevanza, con una semplice risoluzione che raccomandava di convocare una conferenza mondiale sul disarmo. L'idea di conferenza mondiale fu ripresa il 30 marzo 1971 da Brežnev nel suo rapporto al XXIV congresso del PCUS. Nello stesso rapporto egli avanzò inoltre il progetto, più volte espresso sia dal gruppo atlantico che da quello del patto di Varsavia, d'una riduzione delle forze in Europa. Si avviarono da allora i contatti che condussero all'apertura nell'autunno 1973 a Vienna d'una conferenza per la "Mutua Bilanciata Riduzione delle Forze" (MBFR) nell'Europa centrale. Ma anche questa conferenza, cui partecipavano 19 paesi, si arenò, nelle sessioni di lavoro del 1973, del 1974 e del gennaio-aprile 1975, su tre punti di contrasto:1) riduzione di pari entità numerica per le due parti (tesi orientale), oppure tenendo conto della sproporzione tra le due forze in presenza (tesi occidentale); 2) riduzione, in una prima fase, delle sole forze statunitensi e sovietiche, o di tutti i paesi dell'area; 3) riduzione delle sole forze di terra, o anche di quelle aeree. Sembrò per un momento, nell'ultima sessione di lavori del 1975, che la conferenza potesse avvantaggiarsi dell'atmosfera conciliativa creata dalla firma a Helsinki (1° agosto) del trattato per la sicurezza e la cooperazione in Europa; in realtà né le nuove proposte statunitensi del dicembre né quelle sovietiche del gennaio 1976 riuscirono a sbloccare il negoziato.
Bibl.: D. Coland, Le désarmement, Parigi 1972; Disarmament negotiations and treties 1946-1971, New York 1972.