diritti televisivi e sport
– La tematica relativa ai diritti di trasmissione audiovisivi degli eventi sportivi all'inizio del nuovo millennio ha subito, da una parte, una decisa implementazione di quanto già manifestatosi negli ultimi anni del 20° secolo, dall'altra ha evidenziato le criticità tipicamente dovute a una crescita rapida e non sempre ordinata di uno specifico settore. Si consideri per es. che le risorse economiche del CIO (Comitato internazionale olimpico) derivano, sponsorizzazioni a parte, proprio dalla cessione dei diritti televisivi per i Giochi olimpici, e che il network americano NBC ha acquistato in esclusiva quelli relativi al periodo 2014-2020 per 4,38 miliardi di dollari: il contratto per i diritti tv Usa è la maggiore voce singola di reddito per il CIO. Ricordiamo brevemente i meccanismi d'azione più rilevanti nel rapporto sport-televisione. Con la possibilità di irradiare avvenimenti in diretta lo sport si è trasformato in un formidabile veicolo pubblicitario e l'obiettivo delle emittenti diventa acquistare, in via esclusiva o più vicina possibile a tale condizione, il diritto di trasmissione; l'aumento delle entrate delle società sportive a causa di tali diritti influenza il mercato degli atleti professionisti, in quanto il loro talento può essere meglio retribuito, e la TV a sua volta migliora qualità e quantità dell'offerta sul mercato per fidelizzare lo spettatore-consumatore. Quest'ultimo, influenzato dal messaggio televisivo, diventa acquirente di beni e servizi, quindi l'efficacia di tecniche pubblicitarie e sponsorizzazioni si ripercuote sui risultati di vendita delle imprese. Nella definizione di tale contesto si inseriscono tra l'altro le differenze tra i modelli di sport vigenti in Europa e negli Stati Uniti: negli USA lo sport è tradizionalmente legato in maniera fisiologica al mondo degli affari, esiste un professionismo nelle strutture e nelle specifiche organizzazioni che si collega al business. In Europa invece una delle caratteristiche dello sport è la sua origine dalla società civile: il suo sviluppo parte dai club che organizzano le attività a livello locale e non è tradizionalmente collegato al mondo degli affari (originariamente in Europa lo sport è stato gestito principalmente da non professionisti e volontari non retribuiti). L'organizzazione tradizionale europea si avvale di un sistema di federazioni nazionali e solo quelle principali, solitamente una per Paese, sono consociate in federazioni europee e internazionali. Fondamentalmente la struttura è di tipo piramidale e gerarchico e implica interdipendenza tra i livelli non solo organizzativa, ma anche agonistica (promozioni, retrocessioni, ecc.). Altra differenza dello sport europeo rispetto a quello statunitense è l'esistenza delle squadre nazionali; secondo la tradizione europea i diversi paesi si affrontano tra loro in competizioni internazionali. In Europa è stato il progresso tecnologico l'elemento che ha portato a un inasprimento della concorrenza: il passaggio dalla televisione analogica a quella digitale ha determinato la nascita di una quantità di nuove emittenti, e si è accentuato l'interesse per i grandi eventi sportivi (sempre meglio 'confezionati'). Al canone televisivo pagato all'emittente di Stato si è affiancato l'abbonamento a tema nel caso delle pay-TV, o una determinata tariffa per ogni singola rappresentazione nel caso della pay-per-view. Di fronte alle pressioni del mercato ‒ la grande domanda di avvenimenti sportivi da parte dei telespettatori, accompagnata dall'ingente massa di denaro offerta dalle catene televisive ‒ si è accentuato il potere di condizionamento del settore televisivo sulle federazioni sportive, al punto da portare a cambiamenti nei momenti di svolgimento degli eventi o addirittura alla modifica dei regolamenti tecnici. Gli sport hanno progressivamente accettato le esigenze della televisione, per l'importanza delle risorse economiche conseguentemente generate. Si pensi, a puro titolo esemplificativo, all'introduzione, a partire dal 2000, del rally-point system nella pallavolo (in sostanza ogni battuta porta un punto, indipendentemente da chi la effettua). Oppure ai brevi tempi tecnici di riposo in diverse discipline, sfruttati di fatto per la messa in onda di spot pubblicitari. O al fatto che in diverse edizioni dei Giochi olimpici alcune finali sono state disputate di mattina per esigenze televisive, in contrasto con quelle tipiche degli atleti che solitamente, per motivi fisiologici, realizzano i loro migliori risultati nel pomeriggio. La NBC in particolare, in occasione dei Giochi olimpici di Pechino 2008, è riuscita a imporre le finali di nuoto al mattino per permettere ai telespettatori di vedere in un orario favorevole le gare dei nuotatori statunitensi. In Italia, un esempio di tale influenza si trova nella programmazione delle partite del campionato di calcio di serie A e B ormai in quasi tutti i giorni della settimana e in quasi tutte le ore. Per quel che concerne l'Europa, si devono considerare i progressivi effetti della cosiddetta sentenza Bosman, con cui nel 1995 la Corte di giustizia europea ha riconosciuto agli sportivi professionisti il diritto ai benefici del mercato unico, e in particolare alla libera circolazione, che hanno determinato l'apertura dei campionati nazionali a giocatori provenienti da tutta Europa. Sono state notevoli le ripercussioni finanziarie per lo sport: abolite o ridotte le indennità di trasferimento, che in precedenza nel calcio, ma anche in altre discipline, costituivano la maggior parte delle risorse, i compensi degli atleti sono aumentati esponenzialmente e i club sono stati chiamati a effettuare investimenti fortissimi. Il sistema di finanziamento dello sport in Europa è così mutato radicalmente e attualmente esso dipende in misura crescente dagli introiti delle sponsorizzazioni, da altre forme di comunicazione commerciale e dai diritti televisivi. Considerando che non tutti gli sport sono adatti alla trasmissione televisiva, è concreto il rischio che sopravvivano soltanto quelli più attraenti commercialmente e che altri, cosiddetti minori, risultino fortemente penalizzati; e che si approfondisca il solco tra sportivi professionisti e dilettanti, e tra base e vertice dello sport europeo. Un punto importante è legato alle modalità con cui le entrate sono divise fra i club e le federazioni, ossia la titolarità (o la contitolarità) dei diritti. In Italia in modo particolare, e soprattutto in ambito calcistico, sono in discussione: il rapporto ponderale tra la lega delle società e singoli club; i criteri per individuare possibili forme di quantificazione della titolarità dei diritti stessi (tra chi organizza l'evento, chi ne è protagonista, chi è deuteragonista, in termini di seguito calcistico e appeal televisivo, ma indispensabile allo svolgimento dell'evento stesso); la creazione di un sistema di solidarietà della distribuzione delle entrate per mantenere un equilibrio concorrenziale e finanziario tra i club e promuovere l'attività generale. Il riferimento giuridico è la l. 106/2007, che conferisce al governo la delega per la revisione della disciplina. Nella materia si inseriscono anche le problematiche relative alle garanzie sul diritto di cronaca e quindi alla sua formalizzazione nell'ambito dei cosiddetti pacchetti in chiaro, ossia i prodotti che consentono un sufficiente grado di diffusione dell'evento e di informazione sullo stesso da parte del pubblico, senza però agire sulla totalità dell'evento stesso e senza richiedere pagamenti specifici e modalità di trasmissione criptata.