dipolo
dipòlo [Comp. di di- e polo "con due poli"] [LSF] Sinon., poco usato come tale, di bipolo. ◆ [ALG] [EMG] Sorgente vettoriale puntiforme di un campo vettoriale, caratterizzata da una grandezza vettoriale detta momento dipolare, il cui punto d'applicazione ne identifica la posizione. Il campo vettoriale generato da una sorgente siffatta (campo dipolare) è di grande importanza, spec. nel-l'elettromagnetismo (sono campi dipolari, per es., tutti i campi di induzione magnetica); si tratta di un campo identicamente solenoidale: v. campi, teoria classsica dei: I 471 c. Ove risulti conveniente o addirittura sia tale la sua natura, un d. può essere pensato come l'insieme di due sorgenti scalari (donde la denomin., nel passato, di doppietta) puntiformi e di valore uguale e opposto, a distanza fra loro sufficientemente piccola rispetto a ogni altra lunghezza che compaia nel problema in esame, per modo che a tale insieme possa essere sempre attribuita l'essenziale proprietà della puntiformità. In questo schema a struttura discreta è possibile parlare di momento di d. (altrimenti, è meglio parlare di momento dipolare) e dare un'espressione diretta per esso: p=sδ, essendo s il comune valore assoluto delle due sorgenti scalari costituenti e δ la distanza orientata infinitesima dalla sorgente negativa a quella positiva. Un tale momento è da attribuirsi anche a una generica distribuzione di n sorgenti scalari si(con i=1,...,n), e precis. la quantità vettoriale p=Σsiri, con ri vettore di posizione della generica sorgente si in un dato sistema di riferimento; se è Σsi=0, il momento dipolare p è invariante rispetto al riferimento, diventando una grandezza caratteristica della distribuzione di sorgenti ed è questo il caso, per es., del momento dipolare elettrico di molecole; sempre nel caso elettrico, se p dipende dal tempo, si ha un d. elettromagnetico, che emette energia elettromagnetica con la potenza (in unità di Gauss) P=(3c3)-1|p✄✄|2, con c velocità della luce nel vuoto. Per i d. elettrici (da intendersi dunque, in generale, non come veri e propri d., ma come enti dotati di momento dipolare), in qualche caso lo schema discreto è veramente aderente alla realtà ma in altri casi non lo è e al massimo può essere visto come un modello; per es., la molecola NaCl è un vero d. elettrico, in quanto è costituita dallo ione positivo monovalente Na+ e dallo ione monovalente negativo Cl-, separati da una distanza media 〈d〉 che è infinitesima sull'ordinaria scala macroscopica, e per essa si può scrivere: p=e〈d〉, con e carica elementare e orientamento da Cl- a Na+, mentre lo stesso non si può dire per la molecola dell'acqua, anch'essa dotata di momento dipolare elettrico (molecola polare) ma non riconoscibile direttamente come un d. elettrico. Per i d. magnetici la situazione è più semplice, in quanto, non conoscendosi l'esistenza di doppiette di sorgenti scalari magnetiche, gli oggetti dotati di momento magnetico dipolare (per es., una spiretta circolare piana percorsa da corrente elettrica, un elettrone legato in moto sulla sua orbita atomica, molte particelle libere) non hanno struttura di dipolo. ◆ [CHF] Denomin. delle molecole polari, cioè delle molecole dotate di momento dipolare elettrico in quanto il baricentro delle cariche negative non coincide con quello delle cariche positive, come, per es., la molecola dell'acqua. ◆ [EMG] D. elettrico: l'insieme, puntiforme, di una carica elettrica positiva e una negativa di ugual valore assoluto: v. sopra e v. elettrostatica nel vuoto: II 388 d. ◆ [EMG] D. elettrico oscillante: lo stesso che oscillatore di Hertz: v. elettrodinamica classica: II 288 c. ◆ [ELT] D. elettrico radio: radiatore elementare di onde radio considerato in radiotecnica per modelli di antenne; è costituito da un conduttore lineare percorso da corrente alternata e di lunghezza piccola rispetto sia alla distanza dei punti considerati, sia alla lunghezza d'onda associata alla corrente: v. antenna: I 166 d. ◆ [STF] [ELT] D. hertziano: conduttore lineare caricato alle estremità con la capacità di due sfere metalliche e alimentato al centro, realizzante un circuito oscillante aperto con una lunghezza d'onda di risonanza pari a poco più della lunghezza geometrica complessiva (d. a onda intera) o a poco più del doppio di tale lunghezza (d. a mezz'onda), utilizzato, in varie forme, da H. Hertz nelle sue esperienze sulle onde elettromagnetiche artificiali (1882-85): → Hertz, Heinrich. ◆ [STF] [EMG] D. magnetico: v. magnetismo: III 524 f. ◆ [ELT] D. magnetico radio: radiatore elementare di onde radio considerato in radiotecnica per modelli di antenne, costituito da una spira metallica circolare piana percorsa da corrente alternata e di lunghezza piccola rispetto sia alla distanza di punti considerati, sia alla lunghezza d'onda associata alla corrente: v. antenna: I 166 e. ◆ [ELT] Antenna a d., o direttamente dipolo: antenna lineare risonante, lunga metà lunghezza d'onda (d. a mezz'onda: v. antenna: I 167 e) o un multiplo intero di tale lunghezza. ◆ [ELT] Campo associato al d. elettrico: v. antenna: I 166 e. ◆ [FSD] Emissione di d.: v. sincrotone, luce di: V 233 d. ◆ [EMG] Fattore di diffusione di d.: v. ottica dei raggi X: IV 361 c. ◆ [FML] Forze, o interazioni, di d.-d. e d.-d. indotto: v. cristalli molecolari: II 35 b. ◆ [EMG] Termine di d.: il termine del secondo ordine dello sviluppo in serie nella distanza r dall'origine del riferimento (cioè il termine in r-2) del potenziale all'esterno di una distribuzione di sorgenti scalari (poli), in quanto rappresentativo del potenziale dovuto a un momento dipolare situato nell'origine del riferimento: per es., v. elettrostatica nel vuoto: II 388 d. ◆ [MCQ] Transizione di d.: la transizione, in genere radiativa, tra due livelli energetici En, Em per i quali sia diverso da zero l'elemento di matrice 〈ψm|M|ψn〉, dove M è l'operatore momento di d. e ψn, ψm sono le funzioni d'onda relative, rispettiv., ai livelli En, Em: v. atomo: I 313 c.