DIPLOPIA (dal gr. διπλοῦς "duplice" e radice ὀπ- "vedere")
Fenomeno subiettivo, per il quale si vedono doppî gli oggetti. Il vedere unico coi due occhi è un effetto dell'educazione, mentre di ogni oggetto abbiamo due immagini: una per occhio. Quando guardiamo un oggetto facciamo in modo che la sua immagine si formi sul punto diametralmente opposto a quello per il quale la luce penetra nell'occhio. Il punto dove si forma questa immagine è sulla retina caratterizzato da una maggiore sensibilità; lo si adopera quindi sia per questa sensibilità, sia anche perché otticamente è il più opportuno. Anzi, data la ragione ottica primitiva e fondamentale, non è improbabile che la maggior sensibilità di questo punto (detto fovea), si sia costituita secondariamente per effetto dell'uso. Su fatti di questo genere G. Ovio ha fondato una teoria ottica della retina (v.). Le due immagini d'un oggetto che si formano su questi punti, vengono fuse dalla nostra coscienza in un'immagine unica. Sappiamo per educazione che queste due immagini spettano a un oggetto solo, e noi vediamo semplice quest'oggetto, precisamente come quando solleviamo un corpo colle due mani sappiamo che si tratta d'un corpo solo. I raggi che provengono dagli oggetti posti dinnanzi ai nostri occhi s'incrociano in un punto (v. fig.) e poiché fissiamo ciò che vogliamo guardare, sempre con lo stesso punto F, gli altri oggetti che stanno dinnanzi a noi, se sono posti a destra, dànno imagini su punti della metà sinistra della retina di ciascun occhio (parte tratteggiata della figura), se sono posti a sinistra, dànno immagini su punti della metà destra di ciascun occhio; se posti in alto, dànno immagini in basso; se in basso, immagini in alto, ecc. A ciò i nostri occhi s'educano in modo esatto, tanto che noi giudichiamo della posizione reciproca degli oggetti precisamente dal punto in cui si forma l'immagine sulla retina.
Supponiamo un oggetto A a grande distanza; un occhio os che lo guardi riceve dunque la sua immagine sulla fovea F, e nello stesso tempo oggetti situati a destra, come per esempio B, dànno immagine su punti S della retina sinistra; oggetti situati a sinistra, come per esempio C, dànno immagine su punti D della retina destra. Ciò, ben inteso, tanto in un occhio quanto nell'altro. Essendo molto distante, l'oggetto invia agli occhi raggi pressoché paralleli, e per questo la loro direzione nella figura è indicata dai due raggi A F e A S. Per ciascuna posizione d'un oggetto nello spazio abbiamo così un punto determinato dove si forma l'immagine su ciascuna retina; questi punti delle due retine legati fra loro funzionalmente in questo modo si chiamano punti corrispondenti. Se, quando guardiamo, uno dei due occhi non si mette in giusta posizione, ma rimane deviato, allora le immagini non si formano più su punti corrispondenti e vediamo doppio: si ha cioè diplopia. Lo constatiamo subito se noi deviamo un occhio, premendolo un po' col dito. Supponiamo per esempio che l'occhio O D sia deviato all'interno; vediamo subito che mentre l'occhio O S fissa un punto A e riceve la sua immagine nel punto F, l'occhio O D la riceve invece in un punto S. Questo punto S è ora sulla metà sinistra della retina, e la metà sinistra, abituata a ricevere le immagini degli oggetti situati a destra, riferisce a destra, come abbiamo visto in O S per un punto B; dunque l'occhio O D riferirà ora l'oggetto A a destra. Qui essendo l'occhio deviato verso l'interno, abbiamo che i due occhi sono convergenti, ed essendo deviato l'O D, la falsa immagine si forma a destra; se fosse deviato egualmente l'O S, l'immagine si formerebbe a sinistra. Accade dunque che nella deviazione interna, la falsa immagine è dallo stesso lato dell'occhio deviato. Ciò costituisce la diplopia omonima. Se un occhio fosse deviato verso l'esterno, cioè se si avesse divergenza dei due occhi, la falsa immagine apparirebbe verso l'interno, e s'incrocerebbe con l'immagine dell'altro occhio. Ciò costituirebbe la diplopia incrociata. Di qui la regola mnemonica: assi oculari incrociati, immagini non incrociate; assi non incrociati, immagini incrociate.
Si ha ordinariamente diplopia nelle paralisi dei muscoli motori dell'occhio. Paralizzato uno di questi muscoli, l'occhio corrispondente devia perché attirato dal muscolo antagonista, e per questa deviazione si ha la diplopia. Questo sintoma, molestissimo, si manifesta anche per deviazioni di minimo grado, e per questo è un sintoma diagnostico di grande importanza. La deviazione minima può sfuggire alla nostra indagine, ma viene sempre accusata dall'ammalato per questa diplopia. La funzione muscolare è precisa, la diplopia che si manifesta pei minimi disturbi di essa, avendo per substrato la funzione della retina, è pure precisa. L'esame della diplopia permette dunque la diagnosi esatta della paralisi oculare.
Poiché d'altra parte le paralisi oculari dipendono il più delle volte da lesioni cerebrali, di sede ben precisata, l'esame in parola conduce anche alla diagnosi di sede di queste lesioni. Per fare questa diagnosi occorre: fissare la diplopia; riconoscere l'immagine vera e l'immagine falsa; riconoscere a che occhio appartiene l'immagine falsa; determinare la posizione e la direzione di quest'ultima. Quest'ultima determinazione è la più difficile, ma è anche la più importante. Abbiamo immagini semplicemente spostate a destra, a sinistra, in alto, in basso; ne abbiamo di spostate e nello stesso tempo inclinate in uno o in altro senso, e questo spostamento, e questa inclinazione possono variare nelle varie posizioni degli occhi. Solo sulla base di questi dati, si arriva alla diagnosi esatta.